Parole in storia: GIOVANI TURCHI
di Luca Zuccolo

Il termine Giovani Turchi appare per la prima volta alla fine del XIX secolo identificando i movimenti di giovani ufficiali e universitari nella Macedonia Ottomana e a Salonicco, in lotta contro il sultano Abdülhamid II ritenuto non più in grado di salvare l’Impero dal suo declino. Il nome – Genç Türkler, in turco-ottomano – che identifica questo movimento prende spunto dalla precedente esperienza del movimento dei Giovani Ottomani (Yeni Osmanlılar) di metà XIX secolo, a sua volta ispirato ai gruppi mazziniani sorti in tutta Europa nella prima metà del secolo sulla spinta del politico italiano Giuseppe Mazzini. Accanto all’esperienza dei movimenti della Giovine Italia e della Giovine Europa, il movimento dei Giovani Turchi si ispira anche alla carboneria e, soprattutto, trae un’importante linfa vitale dai circoli massonici. Nati come un movimento di occidentalizzazione laica in contrasto con la politica maggiormente tradizionale del sultano ottomano, i Giovani Turchi ottennero il loro massimo successo nel 1908 riuscendo a destituire il sultano Abdülhamid II e ad instaurare poi un governo laico con il fine di salvare ciò che restava dell’Impero Ottomano.
Questa vittoria, all’epoca considerata straordinaria viste le considerazioni che si facevano in Europa sul regno di Abdülhamid II, fece assurgere il nome del movimento ottomano a simbolo della vittoria delle giovani generazioni sul passato oscurantista erroneamente percepito come impersonato dal sultano. L’interpretazione di Abdülhamid II come monarca retrogrado e comunemente accettata a cavallo tra XIX e XX secolo, a partire dagli anni Sessanta del XX secolo è stata completamente rovesciata e ora il sultano appare come un “figlio” del suo tempo, come un riformatore molto attento alle dinamiche espresse dalla modernità sia a livello socio-politico che culturale e scientifico. Durante il suo lungo regno (1876-1909), infatti, l’Impero Ottomano visse la sua più radicale fase di rinnovamento che vide la realizzazione di molte delle riforme proposte nei decenni centrali del XIX secolo dalle élites modernizzatrici. Questo periodo è anche stato teatro di importanti modificazioni sociali che hanno mutato la struttura cosmopolita dell’Impero rendendo la società ottomana più omogenea e più propensa, anche a livello culturale, ad accettare le nuove idee politiche del patriottismo e del nazionalismo. La visione eurocentrica, dominante nella Belle Époque, che tanto ha contribuito alla diffusione del simbolismo giovane turco, si fonda sull’errore degli Europei di confondere i Giovani Turchi con i rivoluzionari francesi di fine Settecento, ovvero di intenderli come sovvertitori del potere sultaniale. Sebbene alla fine della loro esperienza politica i Giovani Turchi rovesciarono Abdülhamid II, nondimeno non era loro intenzione rovesciare l’Impero in quanto tale, anzi nella loro visione politica l’Impero andava salvato e preservato sia contro i poteri europei sia da un sultano ormai troppo compromesso. Per queste ragioni, l’interpretazione data al movimento e il simbolismo legato al suo nome fece sì che durante il XX secolo il termine Giovani Turchi divenisse sinonimo, per antonomasia, di scontro generazionale e di reazione alle costrizioni di sistemi sociali o culturali ritenuti sorpassati.
Un concetto ripreso, per esempio, negli anni 1960 dai cineasti francesi della Nouvelle Vague che a partire dai film di François Truffaut, I quattrocento colpi, e di Marcel Camus, Orfeo negro, del 1959, accesero la critica cinematografica parigina con la rivista Cahiers du cinéma. I fautori di questa rivista e di un rinnovamento del mondo del cinema, proponendo un’innovazione sia in campo tecnico che nel montaggio, furono chiamati con l’appellativo di “Giovani turchi” per le loro idee rivoluzionarie e polemiche, contro un cinema commerciale e dagli alti costi.
Il termine Giovani Turchi verrà attribuito nel 1956, dalla giornalista Egle Monti, anche ad un gruppo altrettanto polemico di giovani politici italiani sardi che vinsero le elezioni per il direttivo provinciale sassarese della Democrazia Cristiana. I principali esponenti di questo rinnovamento, capeggiato da Francesco Cossiga, furono Antonio Giagu De Martini, Pietro Soddu, Paolo Dettori, Michele Corda, Pietro Pala, Angelo Solinas, Piero Are, Mario Dedola e Giuseppe Pisanu. Oltre al nome che rimandava direttamente al movimento ottomano anche la politica di questi “giovani” politici sardi si ispirava all’idea di riforma e modernizzazione che si aveva del movimento ottomano. Infatti, questo gruppo interno alla DC cercò e promosse un deciso progetto di modernizzazione e rinnovamento politico prima a livello regionale e poi a quello statale, scontrandosi con il gruppo dei “reduci” allora dominante nel partito.
Nel panorama politico italiano, il nome di giovani turchi riappare agli antipodi dell’arco costituzionale all’inizio del XXI secolo quando alcuni dirigenti del Partito Democratico, tra cui Stefano Fassina, recuperano questo termine per definire la loro volontà di cambiamento rispetto alla linea tenuta dal partito [1].
Dalle sue origini alla fine del XIX secolo, il termine “Giovani Turchi” ha avuto una lunga storia ed evoluzione mantenendo tuttavia un rimando all’idea di riforma, modernizzazione e rivolta contro la staticità dei vecchi sistemi politici o culturali. L’aspetto generazionale nel tempo si è perso a livello anagrafico anche se si è mantenuto il suo spirito e il suo simbolismo. Nondimeno, tale rimando è solo parzialmente corretto dato che, come abbiamo visto, l’ interpretazione che si dava allora in Europa ha falsato l’immagine di questo movimento condizionando anche i successivi utilizzi del nome.
In altre parole, il termine “giovani turchi” viene spesso usato in modo improprio sulla scia di una interpretazione esclusivamente eurocentrica dell’esperienza ottomana. L’astrazione novecentesca di scontro generazionale attribuita a questo nome ha poi eliminato anche il debito politico e culturale nei confronti della precedente esperienza mazziniana del movimento dei giovani ottomani, imprescindibili per comprendere l’operato dei Giovani Turchi di fine ’800 e inizio ’900. Sia nel caso della Nouvelle Vague che degli esempi italiani nella DC e nel PD, quindi, si ha una riproposizione decontestualizzata del nome di un movimento di cui si utilizzano solo le caratteristiche superficiali piegandole a scopi contingenti, sebbene si dichiari, come fanno i “Giovani Turchi” del PD, di ispirarsi tra gli altri al movimento ottomano.
La completa estromissione dei concetti socio-politici dal termine qui analizzato, infine, si trova in alcuni esempi di cultura pop, come la canzone di Rod Steward Young Turks [2], l’etichetta discografica londinese theyoungturks [3], che oltre allo spirito giovanile di rivalsa contro le majors discografiche e al logo rappresentato da un teschio con baffi e fez, nulla ha a che fare con il movimento ottomano; per finire con il collettivo di giovani cuochi che si definisce Young Turks per simboleggiare il loro nuovo approccio culinario [4].
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NOTE
[1] SAVIANO, Carmine, «PD, L’avanzata dei Giovani Turchi. La politica come azione collettiva», in La Repubblica, 2/1/2013, URL: < http://www.repubblica.it/politica/2013/01/02/news/giovani_turchi-49823186/ > [consultato il 25 marzo 2014]; GELONI, Chiara, «Giovani Turchi adesso c’è il manuale», in L’Huffington Post, 10/12/2012, URL: < http://www.huffingtonpost.it/chiara-geloni/giovani-turchi-adesso-ce-_b_2269994.html > [consultato il 25/3/2014]. ↑
[2] STEWART, Rod, Young Turks, URL: < http://www.youtube.com/watch?v=rgczlrYM4eI > [consultato il 25 marzo 2014]. ↑
[3] URL: < http://theyoungturks.co.uk/ > [consultato il 25 marzo 2014]. ↑
[4] URL: < http://youngturks.co/ > [consultato il 25 marzo 2014]. ↑
Bibliografia essenziale
- AKSIN, Sina, JönTürkler ve İttihat ve Terakki, Ankara, IMGE, 1998.
- FEROZ, Ahmad, The Young Turks, The Commitee of Union & Progress in Turkish Politics 1908-1914, Oxford, Clarendon Press, 1969.
- FEROZ, Ahmad, İttihatveTerakki (1908-1914), İstanbul, Sander Yayınevi, 1971.
- FEROZ, Ahmad, The Young Turks and the Ottoman Nationalities: Armenians, Greeks, Albanians, Jews, and Arabs, 1908-1918, Salt Lake City, University of Utah Press, 2014.
- KAYALI, Hasan, Arabs and Young Turks: Ottomanism, Arabism, and Islamism in the Ottoman Empire, 1908-1918, Berkeley, University of California Press, 1997 (URL: < http://ark.cdlib.org/ark:/13030/ft7n39p1dn/ > [consultato il 25 marzo 2014]).
- OBINU, Francesco, Li chiamavano i Giovani turchi, Villanova Monteleone, Soter, 1996.
- FLAMIGNI, Sergio, «1956: Cossiga segretario della DC sassarese, con i “giovani turchi” all’assalto del potere clientelare», in I fantasmi del passato, Milano, Kaos Edizioni, 2001.
- GILODI, Renzo, Nouvelle vague: il cinema, la vita, Torino, Effatà Editrice, 2007.
- DE BAECQUE, Antoine,La Nouvelle Vague. Portrait d’une jeunesse, Parigi, Flammarion, 1998.
- MANENTI, Luca G., «Massoneria italiana, ebraismo e movimento dei Giovani Turchi», in La rassegna mensile di Israel, Vol. LXXVIII, n°3 Settembre-Dicembre 2012, Firenze, UCEI, 2013.
Video
Gli armeni: “Basta coi giovani turchi”Irritazione per l’utilizzo dell’appellativo per i giovani riformatori del Pd. |
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