Numero 23 | Invio di contributi
«Un destino comune»?
Interazioni culturali
in un’ottica comparativa
a partire dalla seconda metà
dell’Ottocento
Le relazioni e le rappresentazioni reciproche tra l’Europa e la Turchia sono state molteplici fin dalla conquista ottomana di Costantinopoli (1453) affiancando agli aspetti politici e militari quelli economico-commerciali e culturali. Numerosi studi sono stati pubblicati sul tema delle relazioni culturali fra turchi ed Europa, sulle reciproche influenze in campi disparati quali il teatro, la letteratura e le arti, così come molto spazio è stato dedicato dagli storici allo studio della rappresentazione europea dei turchi e della loro cultura [1]. Un immaginario che vede una costante evoluzione a partire dalla seconda metà del XV secolo e che ancora oggi influenza le dinamiche politiche e culturali fra la Turchia e l’Europa. La politica del partito di ispirazione islamica AKP (Adalet ve Kalkınma Partisi) e la brutale repressione delle recentissime dimostrazioni di piazza avutesi in Turchia dopo i fatti di Gezi Park hanno, infatti, riportato alla ribalta il dibattito sull’adesione turca all’Unione Europea e sulla legittimità della partecipazione dei turchi alla cultura occidentale. In questo panorama, che si arricchisce costantemente di nuovi aspetti e di nuovi temi di studio, tuttavia, è spesso venuta meno l’altra faccia della medaglia, ovvero la rappresentazione che i turchi danno dell’Europa. Se le rappresentazioni europee dei turchi sono state molteplici, la visione dei turchi sull’Europa e sull’area mediterranea, seppur quantitativamente più esigua, non è meno rilevante; lo dimostra il crescente interesse registrato negli ultimi anni nei confronti dei vari testi prodotti in ambito turco-ottomano [2], che sembrano dimostrare che gli ottomani erano tutt’altro che disinteressati al mondo cristiano, come si era inizialmente pensato.
In tempi più recenti un sempre crescente numero di studiosi, nel condividere la convinzione di Fernand Braudel che «the Turkish Mediterranean lived and breathed with the same rhythms as the Christian, [e che] the whole sea shared a common destiny» [3], ha ristabilito l’importanza dell’area mediterranea come luogo privilegiato di incontri, mobilità, interazione e rinegoziazione identitaria tra i vari soggetti mediterranei [4]. In questa nuova visione dialogica, infatti, non può ormai essere ignorato il crescente numero di studi che esulano dalla tradizionale contrapposizione fra turchi e cristiani e hanno a che fare con l’immagine dei turchi sviluppatasi in contesti altri dall’Europa occidentale. Questo proficuo filone di ricerca che rimette radicalmente in discussione la nozione di una separazione netta tra Oriente e Occidente obbliga gli studiosi a ripensare la natura dei contatti culturali, politici e religiosi nel Mediterraneo in una luce completamente diversa.
A fronte dei molti studi emersi negli ultimi anni sull’età moderna con un focus mediterraneo, per quel che concerne la storia più recente sono note soprattutto le relazioni e gli scambi culturali avvenuti tra la Repubblica turca e i Paesi del nord Europa – tenendo in considerazione le migrazioni turche in realtà quali la Germania, la Francia o l’Olanda. Quasi del tutto inesplorate sono invece le relazioni fra Turchia e i Paesi dell’Europa mediterranea. Questi rapporti reciproci, sebbene ancora poco esplorati, infatti, si configurano come uno strumento in grado di fornire un nuovo punto d’osservazione per studiare il “sud” attraverso lo sguardo del “sud”. Uno strumento che consente di ristabilire quanto le interazioni in ambito linguistico, letterario, artistico – anche per quel che concerne la cultura popolare – abbiano contribuito allo sviluppo culturale e alle interconnessioni sociali dell’area mediterranea.
Attraverso un approccio interdisciplinare la rivista Diacronie propone, per questo numero, la raccolta e la comparazione delle reciproche rappresentazioni culturali, linguistiche ed etnico-religiose sviluppatesi in ambito turco-ottomano, in Europa e nell’area mediterranea, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Lo “sguardo” degli altri, quindi, viene presentato come grimaldello per scardinare quell’immagine, frequentemente riproposta, di realtà perennemente in conflitto; uno sguardo qui inteso come strumento di riconoscimento, recupero ed anche di scoperta dei tratti comuni senza, ovviamente, ignorare gli aspetti di contrapposizione.
Con una metodologia comparatistica in questo numero si approfondiranno i meccanismi di diffusione e circolazione della conoscenza e, tra le altre, tematiche di lingua turca e dei suoi sviluppi storici; di letteratura e traduzione; di geografia e cartografia; di genere; e tematiche relative alle differenti espressioni artistiche.
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NOTE
[1] Si citano qui solo alcune delle più recenti pubblicazioni a riguardo: WHEATCROFT, Andrew, The Ottomans Dissolving Images, London, Penguin, 1993; KURAN-BURÇOĞLU, Nedret (ed.), The Image of the Turk in Europe from the Declaration of the Republic in 1923 to the 1990s, Istanbul, ISIS, 2000; SOYKUT, Mustafa (ed.), Historical Image of the Turk in Europe: 15th Century to the Present, Political and Civilisational Aspects, Istanbul, ISIS, 2003; ID., Italian Perceptions of the Ottomans: Conflict and Politics through Pontifical and Venetian Sources, Bern & Frankfurt, Peter Lang, 2011; MATAR, Nabil, Turks, Moors and Englishmen in the Age of Discovery, New York, Columbia University Press, 1999; MESERVE, Margaret, Empires of Islam in Renaissance Historical Thought, Cambridge Mass and London, Harvard University Press, 2008; ÇIRAKMAN, Aslı, From the ‘Terror of the World’ to the ‘Sick Man of Europe’ – European Images of Ottoman Empire and Society from the Sixteenth Century to the Nineteenth, New York, Peter Lang, 2004; BISAHA, Nancy, Creating East and West: Renaissance Humanists and the Ottoman Turks, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 2004. ↑
[2] FIRGES, Pascal W., GRAF, Tobias P., ROTH, Christian, TULASOĞLU, Gülay, Well connected domains, Leiden, Brill, 2014; TEZCAN, Baki, The ‘Frank’ in the Ottoman Eye of 1583, in HARPER, James G. (ed.), The Turk and Islam in the Western Eye (1453-1750): Visual Imagery before Orientalism, Farnham, Burligton Ashgate, 2011. Si vedano inoltre: HAARMANN, Ulrich W., «Ideology and History, Identity and Alterity: the Arab Image of the Turk from The Abbasid to Modern Egypt», in Middle East Studies, 20 (1980), pp. 175-196; SCHIMMELPENNINCK VAN DER OYE, David, Russian Orientalism: Asia in the Russian Mind from Peter the Great to the Emigration, New Haven [CT]-London, Yale University Press, 2010. ↑
[3] Prefazione all’edizione inglese di BRAUDEL, Fernand, The Mediterranean and the Mediterranean World in the Age of Philip II, 2 vol., New York, Harper&Row, 1972, vol. I, p. 14. ↑
[4] Identity and Religion in the Medieval and Early Modern Mediterranean, special issue of Journal of Medieval and Early Modern Studies, MARTIN John J. (ed.), 41, 3 (2011); HAMILTON, Alastair, VAN DEN BOOGERT, Maurits H., WESTERWEEL, Bart (eds.), The Republic of Letters and the Levant, Leiden, Brill, 2005; ROTHMAN, Natalie E., Brokering Empire. Trans-Imperial Subjects between Venice and Istanbul, Ithaca, New York, Cornell University Press, 2012; KRSTIĆ, Tijan, Of translation and Empire. Sixteenth-century Ottoman Imperial Interpreters as Renaissance go-betweens, in WOODHEAD, Christine (ed.), The Ottoman World, London and New York, Routledge, 2012, pp. 130-142. ↑
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