ISSN: 2038-0925

Introduzione n. 20 – dicembre 2014

di Maria MALATESTA

Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 20, 4|2014

"Justitia" by fotofreund on Flickr (CC BY-NC-ND 2.0)

“Justitia” by fotofreund on Flickr (CC BY-NC-ND 2.0)

Il diritto militante
Avvocati e magistrati
nel XX e XXI secolo

Il filo rosso che lega i saggi contenuti in questo dossier è il diritto militante. Il corso di Storia delle istituzioni politiche e sociali della Laurea magistrale in Scienze storiche tenuta nell’anno accademico 2013-2014 da Francesca Sofia ha affrontato questa tematica all’interno del più vasto tema del processo politico partendo dalle suggestioni contenute nel volume seminale di Liora Israel (Le armi del diritto, Milano, Giuffrè 2012) e percorrendo nuove piste di ricerca. I saggi, i cui autori sono tutti studenti di quel corso, hanno messo in luce aspetti poco conosciuti o trascurati del diritto militante fornendo nel complesso un quadro storiografico non privo di caratteri innovativi.

È stata avvertita innanzi tutto l’esigenza di dotare il tema di coordinate teoriche in grado di fornire una migliore comprensione di alcuni casi storici presi in esame. A svolgere questo compito è William Mazzaferro, che nel suo saggio fa una lucida ricostruzione della concezione del diritto nella teoria marxista. Nonostante le difficoltà dei padri fondatori del marxismo a rapportarsi con il diritto borghese e a mettere a punto un uso proletario del diritto, nella prima metà del Novecento furono i partiti comunisti europei a detenere un monopolio quasi totale della difesa militante e a usare i processi come arene in cui potevano essere valutate molteplici strategie politiche.

Si inserisce all’interno di questa problematica la sezione di saggi scritti da Gianluigi Briguglio, Nicola Caroli, Simeone Del Prete e Greta Fedele e incentrati sulla figura dell’avvocato militante italiano per antonomasia, il bolognese Leonida Casali. Grazie ad uno scavo approfondito attuato nell’archivio dell’avvocato (depositato presso l’Istituto Parri di Bologna), il saggio ricostruisce le dinamiche che legarono Casali al Partito comunista nella sua attività di difensore degli ex-partigiani nei processi in cui erano accusati di atti di violenza compiuti alla fine della seconda guerra mondiale soprattutto in Emilia Romagna. Casali riuscì a mantenere un’autonomia professionale di fronte al PCI soprattutto grazie alla posizione che si era guadagnato all’interno del partito; nonostante ciò, il suo profilo di avvocato militante fu condizionato in modo decisivo dalla militanza politica e dal rapporto con il partito.

Grazie ai saggi di Francesco Mantovani, Marina De Ghantuz Cubbe e Costanza Zanasi è possibile ricostruire, seppure a grandi linee, il percorso durante il quale il PCI perse il monopolio della difesa militante e prese piede dai primissimi anni Settanta un nuovo concetto di diritto militante, non più coincidente con la difesa dei comunisti colpiti dalla repressione delle classi dominanti, ma aperto a nuove realtà e soggetti sociali. Nel corso degli anni Settanta la salute, il lavoro, l’ambiente sono emersi come grandi scenari nei quali avvocati e magistrati si sono incontrati in un comune progetto incentrato sulla difesa di nuovi diritti. Il saggio di Federico Mantovani ricostruisce l’impegno di Magistratura democratica profuso negli anni Settanta nella rivista «Quale giustizia» per il riconoscimento dei diritti dei malati psichiatrici e l’abbattimento dell’istituzione manicomiale. De Ghantuz Cubbe e Zanasi analizzano dal canto loro due processi che hanno segnato la storia del nostro paese, quello del Petrolchimico di Porto Marghera e quello sull’Eternit. Il saggio di De Ghantuz Cubbe ha il pregio di mettere per la prima volta a fuoco in una prospettiva storiografica il ruolo svolto dai periti e l’uso della scienza fatto da costoro in questa tipologia di processi i cui esiti dipendono dalla decisione dei magistrati di optare per l’una o l’altra delle perizie di parte sui danni commessi o meno da determinate sostanze sulla salute dei lavoratori e dei cittadini. La ricostruzione del lungo iter processuale sulla fabbrica piemontese dell’amianto compiuta da Costanza Zanasi fa emergere il profilo di Sergio Bonetto, il prototipo dell’avvocato militante del XXI secolo, che ha dedicato la sua vita professionale alla difesa dei lavoratori e dei cittadini vittime delle stragi compiute dal capitalismo.

Pochi giorni fa la Corte di Cassazione ha nei fatti annullato la sentenza d’appello del processo Eternit, nella quale era stato riconosciuto il danno che la fabbrica aveva arrecato alla salute dei lavoratori e dei cittadini. La notizia ha scosso profondamente l’opinione pubblica e ha mostrato con assoluta evidenza che oggi come ieri, il diritto militante che lotta in difesa dei deboli, degli oppressi, degli esclusi è un terreno nel quale si combattono battaglie all’ultimo sangue.

Maria Malatesta

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MALATESTA, Maria, «Introduzione n. 20 – dicembre 2014», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 20, 4|2014

URL: <http://www.studistorici.com/2014/12/29/introduzione-n-20-dicembre-2014/>

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