Parole in storia: PAURA
di Antonio César Moreno Cantano
traduzione di Matteo Tomasoni

La paura ha avuto un ruolo costante nella storia dell’umanità. Così come qualsiasi altra emozione possiede un doppio significato: può essere considerata come il risultato di un prodotto culturale (abitudini, tradizioni, tabù, una forma di controllo politico, sociale, economico…), oppure come la risposta cerebrale (ormonale) causata da uno stimolo fisico esterno che è considerato pericoloso per la nostra tranquillità. Si tratta del polemico dibattito tra il costruttivismo sociale dell’antropologia e l’universalismo della psicologia cognitiva [1].
Uno dei primi esempi di storiografia centrata sul protagonismo della paura fa riferimento a Georges Lefebvre, il quale ne La Grande Peur de 1789 analizzava le proteste dei contadini francesi all’inizio della rivoluzione, indicando come la paura per la fame fu il motore del processo rivoluzionario nelle campagne [2]. Quattro decenni dopo Jean Delumeau rivendicava il ruolo della paura nella ricostruzione del passato. Nella sua opera La Peur en Occident (XIVe-XVIIIe siècles) affermava che «le comunità e le emozioni sono inserite in un dialogo permanente con la paura». Sin dagli albori dell’umanità, il Potere ha suscitato volontariamente la paura ed il terrore per conservare, dominare e controllare le masse [3]. Affinché ciò fosse possibile, si è fatto ricorso con frequenza alla “Propaganda delle Atrocità” che si incaricava di denunciare i crimini dell’avversario, creando la cornice legale e sociale in grado di giustificare l’uso della forza contro lo stesso [4]. Uno degli esempi più atroci in questo senso risale al Medioevo. Il 27 novembre del 1095, durante il Concilio di Clermont-Ferrand, davanti a migliaia di francesi e con l’obiettivo di riconquistare Gerusalemme, il papa Urbano II diede sfogo a una serie di accuse e recriminazioni contro «l’infedele»:
Distruggono gli altari, dopo averli contaminati con la loro sporcizia. Circoncidono i cristiani e il sangue di quella circoncisione viene sparsa sugli altari o le fonti battesimali. Adorano uccidere altri perforando l’addome, estraendo un’estremità dell’intestino che viene poi legato a un palo [5].
In epoca moderna lo Stato, attraverso differenti meccanismi (in forma passiva o violenta), può far sì che i cittadini temano una specifica minaccia (reale o immaginaria). Proprio su questa linea interpretativa si basa lo studio di Corey Robin, che, alludendo alla paura politica, fa riferimento al timore stimolato dai governanti a proprio beneficio [6]. La paura genera, in questo caso, una propensione naturale all’indottrinamento. Si costituisce con l’obiettivo di mantenere unita la comunità di fronte a un “male” o ad un “pericolo” che si presenta come esterno ad essa. Questa minaccia viene vista come qualcosa che cerca di compromettere il benessere della stessa popolazione [7]. È necessario, quindi, capire in che modo atteggiamenti di negazione, repressione o marginalizzazione sono stati giustificati o percepiti nella coscienza collettiva come una reazione alle minacce che interessi particolari e tendenze politiche hanno potuto ingigantire a loro beneficio [8].
Detto ciò, non ci deve sorprendere che nel XX secolo i regimi totalitari abbiano dimostrato un grande interesse nel riscrivere la storia attraverso la paura, manipolando la storiografia ufficiale per riproporre determinati fatti del passato e aggiungendovi una carica di odio e rancore contro determinati gruppi sociali o individui concreti [9]. Bisogna quindi fare ricorso al termine odio in quanto esso ci appare come l’inevitabile conseguenza dell’applicazione della paura sulla società. Lo psicologo Robert J. Sternberg è stato uno dei pionieri nello studio sull’essenza dell’odio, ma anche uno dei primi che ha provato a spiegare quale fu il ruolo svolto da questo tipo di sentimento durante i grandi genocidi e i passaggi più violenti della storia, con particolare riferimento allo scorso secolo. Uno dei fattori essenziali dell’odio è la passione, che si esprime come un’intensa ira in risposta ad una minaccia [10]. In conseguenza di questo stato d’animo è facile arrivare a una fase di socializzazione violenta, che sfrutta il terrore personale e l’indottrinamento usandoli come fattori imprescindibili nel suo sviluppo. Lo Stato è responsabile nel creare un’immagine diabolica dell’Altro, del Nemico; ma fa sì anche che gli individui siano pronti a rispondere con determinazione di fronte a un simile pericolo (nella maggior parte dei casi, oltretutto, irreale) [11]. Durante l’Olocausto, per esempio, i nazisti riuscirono ad impossessarsi del controllo del sistema educativo, grazie al quale ricostruirono la storia attraverso i loro propri interessi ideologici, dichiarando che gli ebrei erano gli eterni oppressori contro i quali si poteva reagire solo con l’odio [12]. Nel regime franchista i manuali educativi ricordavano l’immagine del terrore e dell’anarchia vissuta durante il periodo repubblicano. Per questo motivo il colpo di stato del 1936 fu presentato come «atto divino e salvezza del paese»:
Era Calvo Sotelo, l’interprete del sentimento nazionale […], il sangue di questo patriota si alzò verso il cielo chiedendo vendetta, così come fu per Abele. La vita sarebbe stata un vilipendio ed era meglio morire con gloria […], quattro giorni dopo l’Esercito spagnolo in Marocco dichiarava la ribellione […]. L’ordine contro l’anarchismo. La Spagna contro il male internazionale [13].
La storiografia non è rimasta estranea al crescente interesse sorto negli ultimi anni intorno a questi concetti. L’Università di Valladolid, per esempio, alla fine del 2012 ha pubblicato gli atti di un ciclo di conferenze dal titolo El miedo en la Historia (La paura nella storia). Attraverso gli interventi di una serie di esperti, si sono analizzate le carestie e le sensazioni di disagio venutesi a produrre nelle campagne castigliane alla fine del Medioevo, la paura verso i processi rivoluzionari in Francia e Spagna alla fine del XIX secolo, ma anche casi come il panico del mercato azionario di Wall Street nel 1929 [14]. Grande importanza ha avuto anche il volume coordinato da Nancy Berthier e Vicente Sánchez Biosca, i quali hanno indirizzato la loro attenzione sulle immagini che esprimevano la paura durante la guerra civile spagnola attraverso l’analisi della propaganda visuale, la stampa illustrata, il cinema, ecc. [15]. Si tratta di un processo multidisciplinare esplorato in opere come quelle di Stuart Walton [16], Barbara H. Rosenwein [17], William M. Reddy [18] o Jan Plamper. Tra coloro che recentemente hanno lavorato sulla paura durante l’epoca contemporanea, ci sembra necessario citare anche l’opera Fear. A Cultural History di Joanna Bourke, che distingue tre importanti varianti nella sua analisi: la paura (fear), il discorso sulla paura (fear-speak) e le azioni relazionate con la paura (fear-act) [19].
Il ruolo della paura nella storia recente ha avuto come protagonisti la Guerra Fredda e il terrorismo internazionale (specialmente dopo l’11 settembre) – divenendo lo studio della propaganda orale e visuale il principale strumento di analisi [20] – o anche il rifiuto dell’immigrazione causato dall’ipotetico timore, nelle società capitaliste avanzate, di poter perdere il proprio lavoro [21]. Questo lavoro sulle emozioni nella storia è stato inoltre accompagnato da pubblicazioni monotematiche come Emotion Review o da gruppi di ricerca come il Centre for the History of the Emotions della Queen Mary University of London. Di quest’ultimo centro fanno parte studiosi come Elena Carrera o Juan Zaragoza, i quali hanno avuto un ruolo molto importante nel Congresso Emociones: ¿un giro en historia y humanidades?, svoltosi presso la Casa Velázquez di Madrid alla fine del 2013.
Qualsiasi studio storico attuale, insomma, specie se adotta un’ottica culturale, deve tenere in considerazione il ruolo delle emozioni nelle società del passato, particolarmente della paura e dell’odio, per il semplice fatto – purtroppo – che questi sentimenti fanno entrambi parte di un prodotto congenito dell’essere umano: la violenza.
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NOTE
[1] Un’interessante revisione di questo concetto si può trovare in PLAMPER, Jan, The History of Emotions. An Introduction, Oxford, Oxford University Press, 2015. ↑
[2] LEFEBVRE, Georges, La grande paura del 1789, Torino, Einaudi, 1973 [Ed. originale: La grande peur de 1789, Paris, Alcan, 1932]. ↑
[3] DELUMEAU, Jean, La paura in Occidente (secoli XIV-XVIII). La città assediata, Torino, SEI, 1978 [Ed. originale: La peur en Occident (XIVe-XVIIIe siècles). Une cité assiégée, Paris, Fayard, 1978]. ↑
[4] Per un maggior approfondimento si veda il saggio di MALEŠEVIĆ, Siniša, The sociology of war and violence, New York, Cambridge University Press, 2010, specialmente il quarto capitolo, pp. 118-145. ↑
[5] HEERS, Jacques, La Primera Cruzada, Barcelona, Editorial Andrés Bello, 1997 [Ed. originale Libérer Jérusalem. La première croisade 1095-1107, Paris, Perrin, 1995], pp. 77-85. ↑
[6] ROBIN, Corey, Fear. The History of a Political Idea, New York, Oxford University Press, 2004, pp. 1-25. ↑
[7] Ibidem, p. 45. ↑
[8] GONZALBO AIZPURU, Pilar, STAPLES, Anne, TORRES, Valentina (a cura di), Una historia de los usos del miedo, México, Universidad Iberoamericana / COLMEX, 2009, Introducción. ↑
[9] ARENDT, Hannah, Los orígenes del totalitarismo, Madrid, Alianza Editorial, 2013, [Ed. originale The origins of totalitarianism, New York, Harcourt, Brace and Co., 1951], pp. 464-465. ↑
[10] STERNBERG, Robert, STERNBERG, Karin, The Nature of Hate, Cambridge, Cambridge University Press, 2008, pp. 62-65. ↑
[11] ATHENS, Lonnie H., The creation of dangerous violent criminals, Urbana and Chicago, University of Illinois Press, 1992, pp. 46-49. ↑
[12] Ibidem, pp. 65-71. ↑
[13] Historia y geografía de España. Quinto curso de bachillerato (1945) [manuale scolastico], disponibile in VALLS MONTÉS, Rafael, Historia y memoria escolar. Segunda República, Guerra Civil y dictadura franquista en las aulas, Valencia, PUV, 2009, pp. 41-42. ↑
[14] BORRERO, Mercedes et al., El miedo en la Historia, Valladolid, Universidad de Valladolid, 2013. ↑
[15] BERTHIER, Nancy, SÁNCHEZ-BIOSCA, Vicente, Retóricas del miedo. Imágenes de la Guerra Civil española, Madrid, Collection de la Casa de Velázquez (129), 2012. ↑
[16] WALTON, Stuart, A Natural History of Human Emotions, New York, Grove Press, 2004. ↑
[17] ROSENWEIN, Barbara H., Emotional Communities in the Early Middle Ages, Ithaca, Cornell University Press, 2006. ↑
[18] REDDY, William M., The Navigation of Feeling. A Framework for the History of Emotions, Cambridge, Cambridge University Press, 2006. ↑
[19] BOURKE, Joanna, Paura. Una storia culturale, Roma-Bari, Laterza, 2007 [Ed. originale Fear. A Cultural History, London, Virago, 2005]. ↑
[20] SHELDON, Jeffrey, Paranoid Politics. A comparison of use of fear during the Cold War and the Global War on Terror using the Paranoid Style of American Politics, Thesis Submitted to the Graduate Faculty, University of Central Oklahoma, Edmond, 2008. Si veda anche lo studio di HELLER, Steven e BARSON, Michael, Red Scared! The Commie Menace in Propaganda and Popular Culture, San Francisco, Chronicle Books, 2001. ↑
[21] GROSE, Christian R., MALHOTRA, Neil, PARKS VAN HOUWELING, Robert, «Explaining Explanations: How Legislators Explain Their Positions and How Citizens React», in American Journal of Political Science, settembre 2014, Vol. 00, pp. 1-24. ↑
Bibliografia essenziale
- BERTHIER, Nancy, SÁNCHEZ-BIOSCA, Vicente, Retóricas del miedo. Imágenes de la Guerra Civil española, Madrid, Collection de la Casa de Velázquez (129), 2012.
- BORRERO, Mercedes et al., El miedo en la Historia, Valladolid, Universidad de Valladolid, 2013.
- BOURKE, Joanna, Paura. Una storia culturale, Roma-Bari, Laterza, 2007 [Ed. originale: Fear. A Cultural History, London, Virago, 2005].
- COREY, Robin, Paura. La politica del dominio, Milano, EGEA, 2005 [Ed. originale: Fear. The History of a Political Idea, New York, Oxford University Press, 2004].
- DELUMEAU, Jean, La paura in Occidente (secoli XIV-XVIII). La città assediata, Torino, SEI, 1978 [Ed. originale: La peur en Occident (XIVe-XVIIIe siècles). Une cité assiégée, Paris, Fayard, 1978].
- GONZALBO AIZPURU, Pilar, STAPLES, Anne, TORRES, Valentina (a cura di), Una historia de los usos del miedo, México, Universidad Iberoamericana / COLMEX, 2009.
- LEFEBVRE, Georges, La grande paura del 1789, Torino, Einaudi, 1973 [Ed. originale: La grande peur de 1789, Paris, Alcan, 1932].
- PLAMPER, Jan, The History of Emotions. An Introduction, Oxford, Oxford University Press, 2015.
- REDDY, William M., The Navigation of Feeling. A Framework for the History of Emotions, Cambridge, Cambridge University Press, 2006.
- WALTON, Stuart, A Natural History of Human Emotions, New York, Grove Press, 2004.
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Shoah-Documental completoDocumentario sulla Shoah, una chiara testimonianza dell’odio e della paura verso gli ebrei durante l’epoca nazista |
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