ISSN: 2038-0925

Lettera aperta all’On. Ministro Gelmini

Dove sono passati i partigiani resti una traccia di insegnamento politico indistruttibile; i villaggi ‘partigiani’, le zone libere, devono essere i modelli dello Stato italiano democratico; i loro uomini, le loro donne, i loro giovani devono saper testimoniare a ognuno che è possibile vivere liberi.

L. Longo, Un popolo alla macchia


135253290_71eb075513Riesce difficile, per chi ha intrapreso la scelta di dedicarsi allo studio della storia, comprendere le motivazioni che possano portare alla decisione – o alla semplice discussione della proposta – di eliminare ogni riferimento all’importanza del ruolo della Resistenza nella lotta di liberazione nazionale.

Non è solo una questione politica: è una faccenda che, in altri ambiti professionali, verrebbe definita deontologia professionale. Già, perché se si rinuncia a capire, a comprendere le ragioni e lo sviluppo dei fatti si viene meno al senso del lavoro che si svolge.

La cancellazione dei riferimenti alla Resistenza – pagina fondamentale nella lotta di liberazione nazionale – rievoca l’istituzione di una giornata per le vittime delle foibe: l’iniziativa – di per sé lodevole nel tentativo di gettar luce su eventi non sufficientemente al centro del dibattito storiografico – si è rivelata una sterile rilettura in chiave negativa e oppositiva del contributo offerto da quella parte della Resistenza facente capo al mondo socialista. Meglio sarebbe stato indagare le ragioni alla base delle rappresaglie anti-italiane (come le fucilazioni sommarie di civili sloveni durante l’occupazione fascista).

Proviamo a ribaltare i termini della questione: perché si dovrebbe parlare dell’esperienza resistenziale, oggi? Perché si dovrebbe insegnarla ai giovani, conservandone il nome?

Proprio nei giorni in cui il termine federalismo anima – eccessivamente e talvolta a sproposito – i discorsi politici, giova ricordare che le Repubbliche partigiane, frutto della volontà dei cittadini di costituirsi in «Nazione armata», anticiparono in chiave democratica e autonomistica il futuro ordinamento dello Stato repubblicano.

Montefiorino, Bobbio, Ossola – solo per citare alcune esperienze – non si caratterizzarono esclusivamente come centri di insediamento da cui lanciare un’offensiva partigiana, ma si costituirono come entità territoriali dotate della capacità di autogoverno: realizzarono dunque il principio delle autonomie di cui parlava Cattaneo.

L’autogestione sorgeva dalla riappropriazione delle libertà individuali e collettive.

Fu con la Resistenza – «Secondo Risorgimento» – che nacque una nuova identità nazionale, animata dalla volontà di realizzare un impianto costituzionale imperniato sulla cittadinanza democratica e sull’esercizio consapevole dei diritti e dei doveri.

L’eliminazione della Resistenza, unico vero riscatto nazionale, equivale alla cancellazione della memoria dell’Italia repubblicana alla sua nascita.

La cancellazione della stagione resistenziale finisce per alterare l’interpretazione delle vicende storiche: persino in un’ottica revisionista – pratica particolarmente in voga tra i giornalisti – la decisione di eliminare le vicende resistenziali risulta incomprensibile: la damnatio memoriae, l’indifferenza nella quale si vuole relegare la Resistenza è l’anticamera dell’indifferenza e dell’oblio.

Nulla è implicito, soprattutto per i più giovani, che affrontano lo studio della storia del loro paese, l’Italia liberata, democratica e repubblicana…

Marco ABRAM, Giampaolo AMODEI, Jacopo BASSI, Alessandro CATTUNAR, Davide CHIEREGATTI, Alice DE RENSIS, Barbara GALIMBERTI, Deborah PACI, Alessandro PETRALIA, Fausto PIETRANCOSTA, Martina SANNA, Matteo TOMASONI
Condividi

tag_red ,

One comment
Scrivi un commento »

  1. Bene, continuate. Plaudo alla vostra lettera aperta alla Gelmini. Per fortuna l’ANPI sta vedendo crescere la sua popolarità anche tra i giovani. E sta comprendendo, con un’inedita consapevolezza del suo ruolo di “fonte e testimonianza di memoria” proiettata verso il futuro, anche i legami profondi tra l’antifascismo e le lotte popolari dal Nord al Sud, nonché i legami tra l’antifascismo di oggi e l’antimafia. Non a caso il prossimo 1 maggio l’ANPI terrà a Portella della Ginestra il suo raduno nazionale. Mi sembra, questa, una buona notizia.
    Complimenti per la bella e incisiva rivista.

Scrivi un commento