ISSN: 2038-0925

Nota introduttiva n. 15 – ottobre 2013

di Alessandro CATTUNAR, Elisa GRANDI e Matteo TOMASONI

Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 15, 3|2013

"Senza titolo (Memorie dal sottosuolo - Memories from the underground)" by Roberto Pani on Flickr (CC BY-NC 2.0)

“Senza titolo (Memorie dal sottosuolo – Memories from the underground)” by Roberto Pani on Flickr (CC BY-NC 2.0)

In questa uscita Diacronie propone una miscellanea di 15 articoli che spaziano dalla storia economica alla storia culturale, passando per la digital history.

Apre il numero il dossier sui telegrafi sottomarini costruiti dalla Pirelli per collegare le isole alla Penisola. Grazie ad un’accurata raccolta dello straordinario materiale fotografico conservato all’Archivio Storico Pirelli e alla Biblioteca Sormani, Stefania Elena Carnemolla pubblica per la prima volta le tappe di una monumentale opera portata avanti dalla Pirelli tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento. A far da guida tra le 15 sale che compongono il dossier, un eccezionale documento di archivio: la relazione di Ernesto Del Grande, cavista della Pirelli. I suoi Ricordi, conservati presso l’Archivio Storico Pirelli e pazientemente editi dall’autrice, illustrano come meglio non si potrebbe l’avventura di questa industria italiana che “guardava al mare come al progresso”, ma anche l’intento modernizzatore della politica nazionale di costruzione delle infrastrutture e il suo rapporto con gli accadimenti politici e diplomatici. Del Grande ricorda infatti i numerosi telegrammi inneggianti alla “Ditta Pirelli promotrice di civiltà”, ma anche le operazioni nel Mediterraneo che accompagnavano la politica estera italiana nel primo Novecento). In questo secondo dossier pubblicato per Diacronie (il primo riguarda la storia del cantiere navale di Monfalcone), quindi, Carnemolla rende pubblico un materiale di grande interesse per la storia dell’industria, la storia della tecnica, fino alla storia politica e delle relazioni internazionali.

Sulla scia di quest’interazione tra storia dell’impresa e storia politica, l’articolo di Alessandro Iacopini ci racconta l’espansione della Banca Commerciale Italiana nell’Europa Orientale, durante il periodo fascista, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. L’articolo mostra le particolari interazioni tra il percorso di alcuni banchieri e “capitani di ventura” italiani e la politica estera nazionale. Si descrive come questo istituto finanziario abbia utilizzato la politica estera fascista nella propria strategia di espansione. Ma il quadro che emerge dalla sua analisi non è quello di un appiattimento delle logiche imprenditoriali alla politica fascista, quanto piuttosto la presenza di strategie autonome e spesso in contrapposizione. Con la fine del conflitto, terminarono però anche le operazioni della Banca nella regione, le sue filiali furono infatti nazionalizzate dai rispettivi stati.

Altri due articoli si concentrano sempre sullo stesso periodo storico, ma dalla prospettiva della storia delle idee e della storia culturale.

Il saggio di Marina Loffredo si presenta come un lavoro di confine, sia per l’argomento specifico che affronta – l’emigrazione italiana verso gli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso – sia per l’approccio, che mescola ricerca storica e critica dell’arte. L’articolo prende infatti avvio dall’analisi di un’opera del pittore Bartolomeo Boggio che raffigura Santa Barbara, protettrice dei minatori. È lo spunto iniziale per approfondire il tema della perdita/mantenimento dell’identità italiana negli emigranti: in questi processi sembra assumere un ruolo fondamentale la riscoperta della devozione cattolica che – sia attraverso l’opera dei missionari sia attraverso il potere simbolico dell’arte – consentiva di non perdere i legami con le origini identitarie italiane ma al contempo rappresentava un primo importante passo per diventare, a tutti gli effetti, americani.

Elisa Tizzoni si focalizza invece sul turismo di guerra offrendo un doppio sguardo incrociato. Da un lato, infatti, propone una comparazione tra le dinamiche che il turismo assunse in seguito alla Grande guerra e quelle che caratterizzarono il secondo dopoguerra, dall’altro mette a confronto il contesto italiano e quello europeo, con particolare attenzione alla Francia. Per quanto riguarda il primo conflitto mondiale, emerge un’interessante riflessione sulla percezione dei combattimenti e dei luoghi che ne furono i protagonisti da parte dei turisti, ma anche il tentativo di sfruttare il potente immaginario simbolico che si era creato. Processi completamente diversi, invece, sembrano mettersi in moto dopo il 1945: il turismo, infatti, non punta più alla riscoperta dei luoghi del martirio e della passione, ma inizia a costruire una “filosofia del viaggio” come strumento per promuovere la pace e costruire nuove forme di cooperazione internazionale.

Sempre i temi del turismo e del viaggio sono al centro del saggio di Giulio Tatasciore, che analizza l’immagine del bandito di onore nell’immaginario di viaggio francese tra Ottocento e primo Novecento. Attraverso l’analisi delle guide turistiche dell’epoca e dei resoconti dei turisti francesi in Corsica, l’autore ricostruisce la percezione della figura del bandito d’onore e la sua idealizzazione tra viaggio e letteratura. I tratti che gli si attribuiscono sono fortemente connessi alla caratterizzazione dello spazio geografico: l’isola è rappresentata prima come un luogo libero e primitivo, sotto l’influsso del romanticismo, poi come luogo sporco e pericoloso, cui si accompagna l’immagine del bandito come di una piaga da sanare, infine come luogo arcaico, ricco di rappresentazioni utilizzate per promuoverne il turismo.

Dalla Francia ci spostiamo al Brasile per presentare un altro saggio incentrato sul rapporto tra spazio, rappresentazione e costruzione sociale. Anche in questo caso, i due autori Wlaumir Donisete de Souza e Igor José Siquieri Savenhago utilizzano l’analisi del linguaggio per trattare il tema dell’educazione in un penitenziario femminile nello Stato di San Paolo. Le lettere di detenute e ex-detenute scritte tra il 2004 e il 2007, inserite in un progetto di reinserimento sociale, sono utilizzate per mostrare come il processo educativo sia stato gestito e controllato dal penitenziario, ma, soprattutto, come esso sia stato percepito dalle detenute. Si mescolano percezione dello spazio carcerario e ricezione e rielaborazione di un modello sociale che viene imposto alle detenute e che esse ripropongono nelle lettere.

Questo numero offre al lettore anche uno spazio di approfondimento dedicato alla questione confessionale in Spagna e Argentina, sviluppando il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche che – seppur in tempi e modalità alquanto diverse tra loro – hanno contribuito a determinare importanti processi evolutivi interni, oltre a determinare i rapporti con le strutture organiche dello Stato. Nel primo caso, Romina De Carli, una vera e propria specialista del settore, ci introduce nella complicata situazione confessionale della Spagna tardofranchista, ragionando sui meccanismi che furono alla base dello sviluppo di una libertà religiosa che cercò di trovare uno spazio all’interno dell’imperante confessione cattolica oltre a prender parte ad un nuovo processo evolutivo della relazioni tra Stato e Chiesa. Percorso simile è quello seguito da Mariano Fabris, nella sua riflessione intorno al ruolo della Chiesa Argentina; essa si ritrovò infatti, dopo il periodo della dittatura militare e del governo di Raúl Afonsín, a dover riconsiderare il suo ruolo all’interno della società locale. L’obbiettivo fu non solo il bisogno di ricreare un ambiente favorevole al suo sviluppo, ma soprattutto quello di ‘ripulirsi’ come istituzione dalle accuse provenienti dai settori più critici con il suo passato vicino ai militari. Un processo che lo stesso pontefice Francesco, visse in prima persona e sul quale ancora poco è stato detto.

Tema completamente diverso è quello proposto invece da un vecchio collaboratore di Diacronie, Edoardo Grassia, che in questo numero ci presenta la seconda parte della sua biografia su Ramón Franco, il fratello minore del Caudillo. Dopo aver affrontato le vicende della sua vita, l’autore sviluppa ora un’analisi degli ultimi mesi di vita dell’aviatore spagnolo che coincidono con i turbolenti giorni della Guerra Civile Spagnola. Si osserverà il difficile rapporto tra Ramón Franco ed i nazionalisti, nei quali entrò a far parte dopo il golpe al quale partecipò suo fratello Francisco, ma anche – e qui si sottolinea la singolarità del personaggio – si analizzeranno anche i difficili contatti che lo spagnolo mantenne con gli italiani facenti parte dell’aviazione legionaria, inviati da Mussolini per la causa fascista.

A continuazione troviamo il testo di Maria Ángeles Hijano Pérez, sul ruolo della donna nel mondo dell’infermieristica. La sua analisi, che prende in considerazione soprattutto il caso iberico, fa luce sullo sviluppo della professione nel mondo femminile e cerca di strutturare quello che fu il tentativo di emancipazione e creazione di un corpo professionale in Spagna. Si analizzano qui le differenti fasi dell’evoluzione infermieristica attraverso gli studi di Concepción Arenal ed i suoi influssi nella società spagnola dell’epoca e l’involucrazione delle istituzioni, fino ad arrivare alla diretta partecipazione della regina Vittoria Eugenia di Battenberg come principale responsabile del settore durante i primi anni del XX secolo.

Altri due saggi ricostruiscono i percorsi individuali di due attori politici e sociali offrendo interessanti spunti di riflessione sull’utilizzo delle memorie e delle fonti orali nell’analisi storica. Ancora per quanto riguarda l’America Latina, Camillo Robertini pubblica un’intervista al militante argentino Cacho Narzole, esule in Italia durante la dittatura di Videla. Molteplici gli spunti offerti: dall’organizzazione della militanza, all’esperienza dell’esilio, dalla percezione della dittatura, al confronto tra le diverse componenti rivoluzionarie in azione nel Paese, dal peronismo come organizzazione politica e ideologia, agli echi degli intellettuali della sinistra europea.

Con la seconda intervista, di Emanuela Locci, Diacronie affronta per la prima volta il tema della massoneria turca. Remzi Sanver, eletto Gran Maestro della Grande Loggia di Turchia nel 2009, infatti, racconta la storia delle logge massoniche in Turchia ma anche il funzionamento dell’intero “sistema” a livello europeo. Se da un lato appaiono sicuramente interessanti le annotazioni sugli aspetti rituali, sulle procedure di ammissione e sulle differenze tra le logge “tradizionali” e quelle “non tradizionali”, ancora più stimolanti sono le riflessioni sui legami – sia passati che presenti – della massoneria Turca con il Grande Oriente d’Italia e con la Grande Loggia Regolare d’Italia fondata nel 1993 dopo una scissione legata anche alla vicende della P2.

Il periodo dell’Italia Repubblicana è al centro delle analisi di Matteo Anastasi e Enrico Bullian. Il primo ci propone un’accurata riflessione sulla personalità e ruolo di un importante politico italiano, l’On. Amintore Fanfani, che fu fra i primi – specialmente nel suo IV governo – a dirigere un primo ‘aperturismo’ della Democrazia Cristiana verso la sinistra, un processo che fu definito di sviluppo del cristianesimo sociale. Fanfani fu di fatto un attento osservatore e mediatore dei rapporti tra le diverse tendenze politiche del paese, anche se il suo esecutivo non risultò indenne dall’attento sguardo, a volte avverso, di destre e sinistre politiche. Enrico Bullian ci presenta invece l’attuale tema dell’uso dell’amianto nei cantieri navali durante gli anni ’70. Torna la questione della politica industriale, questa volta legata a quello della storia del lavoro e delle malattie occupazionali. I tre casi indagati (cantieri triestini, cantiere di Monfalcone e cantieri nell’area veneziana) mettono in luce il rapporto tra politiche industriali, lotte sindacali per la sicurezza sul lavoro. Molto interessanti le considerazioni sul mancato utilizzo dei primi studi tecnici nazionali realizzati nel settore, che confermavano i dati forniti dalla comunità scientifica internazionale sulla correlazione tra l’esposizione all’amianto e incidenza del mesotelioma.

Chiudiamo questa presentazione con l’articolo di Federico Nanni, al confine fra più discipline: giornalismo, storia, informatica. Si analizzano infatti le potenzialità che il web offre per conservare e rendere fruibile al pubblico la grande massa di articoli, documenti e materiali multimediali che ogni giorno i quotidiani on-line pubblicano in rete. Si tratta di una questione delicata, che non riguarda solo l’attualità e le dinamiche di una comunicazione spesso troppo “veloce” e con poca “memoria”, ma si ricollega direttamente al lavoro dello storico – in particolare dello storico del futuro – che si troverà nella necessità di dover consultare tali materiali per le sue ricerche. L’articolo di Nanni, che si ricollega al numero monografico che Diacronie ha dedicato alla digital history, offre sicuramente interessanti spunti analitici ma si presenta anche come una proposta concreta e operativa per l’immediato futuro.

I curatori ringraziano tutti gli autori per i contributi presentati e l’interesse mostrato verso la rivista. Un ringraziamento particolare va anche a Cristina Celani, collaboratrice di Diacronie, per la serietà, l’impegno e l’entusiasmo con cui ha partecipato alla fasi di realizzazione del numero. Infine Jacopo Bassi e Gianluca Canè hanno curato il web editing del numero con la consueta, indispensabile, pazienza ed efficacia.

Buona lettura,

Alessandro Cattunar, Elisa Grandi e Matteo Tomasoni

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Per citare questo articolo


Cattunar, Alessandro, Grandi, Elisa, Tomasoni, Matteo, «Nota introduttiva n. 15 – ottobre 2013», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 15, 3|2013

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