ControVersa: RAZZISMO / INTEGRAZIONE
di Luca Zuccolo
La razza nordica: un dibattito primo novecentesco
Negli ultimi anni le tematiche legate al razzismo si sono riproposte sotto diverse e nuove forme alla ribalta dell’opinione pubblica italiana e internazionale. I recenti eventi connessi alla guerra in Siria e alle forzose migrazioni di migliaia di siriani, ma anche i costanti sbarchi di migranti sulle nostre coste, hanno riaperto il dibattito, per altro in modo molto fazioso, sulla necessità di accoglienza e tolleranza verso popoli e persone costrette ad emigrare per lasciarsi alle spalle situazioni di guerra o di crisi che ne hanno interrotto bruscamente ogni legame, radice e memoria.
Le migrazioni e gli spostamenti di massa di interi popoli, agevolati dalle nuove tecnologie dei trasporti o costretti da esigenze economiche dei paesi industrializzati, erano una delle problematiche che nella seconda metà del XIX secolo accanto alle necessità di catalogare e controllare i nuovi cittadini degli Stati Nazionali nonché le nuove terre colonizzate diede vita a quello che sarà poi riconosciuto e ricordato come razzismo scientifico. Una teoria emersa prepotentemente durante la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo grazie alle opere e alle teorie di Arthur de Gobineau presentate nel saggio Essay on the Inequality of the Human Races del 1855. Collegandosi in modo alquanto eccentrico alle teorie di Charles Darwin sull’evoluzione della specie questa corrente di pensiero ammantata di scientificità trovò ampio seguito in tutte le società tardo Ottocentesche e della Belle Époque, “spaventate” nella loro normalità borghese e industriale da poveri e criminali all’interno e dai popoli colonizzati all’esterno. In entrambi i casi queste paure, motivate da uno spirito di civilizzazione delle classi e dei popoli incolti, diedero vita e svilupparono le teorie eugenetiche che avranno drammatiche conseguenze sotto la spinta ideologica nazi-fascista durante il secondo conflitto mondiale.
In questo ampio e articolato panorama teorico che individua un’evoluzione della specie umana a partire da una razza primigenia e che poi ne identifica una differenziazione su basi territoriali e culturali emerge la categoria antropologica dell’Arianesimo. Gli ariani saranno a lungo considerati da diversi teorici e da diversi politici in Europa e particolarmente nell’area Germanica come i progenitori di una razza eletta destinata a dominare il mondo.
Questa teoria, che individuava negli Ariani una razza superiore identificabile con gli Europei e all’origine di ogni progresso e sviluppo dell’umanità, trovava una sponda favorevole nelle teorie eugenetiche che ebbero molteplici sviluppi sia in Europa che negli USA e che malgrado gli eventi drammatici della prima metà del Novecento si stanno ancora oggi riproponendo.
Su questo sfondo teorico e sociale grazie all’antropologo francese nato in Russia Joseph Deniker viene coniato il temine “nordique” per indicare un preciso “gruppo etnico” con un set specifico e peculiare di caratteri fisici. Su queste basi i successivi teorici come l’economista Americano William Z Ripley svilupparono delle definizioni “scientifiche” della razza nordica, identificandola con i popoli teutonico-scandinavi e inserendola nel più ampio gruppo composto dalle razze Alpine e Mediterranea.
Il primo teorico vero e proprio che diede una completa e chiara definizione della razza Nordica, tuttavia, fu Madison Grant con il suo volume The Passing of the Great Race: or, The racial basis of European history, del 1916 [1]. L’autore, infatti, non solo definisce la razza nordica sulla base delle teorie eugenetiche, dell’evoluzione Darwiniana e dell’igiene razziale, ma per primo la propone come razza superiore. Una superiorità che aveva un preciso scopo pratico e politico quello di distinguere, negli Stati Uniti della Belle Époque costretti a confrontarsi con la questione delle migrazioni di massa, le categorie di immigrati “buoni” da quelli “cattivi”. Grant, recuperando le linee politiche di parte della società americana che si riconosceva come prosecutrice dei primi fondatori degli USA anglo-teutonici/nordici, indicava i membri e i discendenti di questo “gruppo etnico” come razza superiore minacciata dalle migrazioni cospicue di popoli di razze inferiori che avevano il demerito secondo l’autore di creare delle sotto-comunità all’interno del Paese debilitandolo sia dal punto di vista sociale che politico.
Questo volume che riprendeva in toto la visione di Arthur de Gobineau, anche per i suoi risvolti politici, ebbe una larga diffusione negli Stati Uniti, dove influenzò sia l’antropologia sia alcuni scrittori come F. Scott Fitzgerald che ne citò le tesi nel suo libro Il Grande Gatsby.
Pari successo, nel XX secolo, ebbe la teorizzazione di Ripley sulla tripartizione delle razze europee – Nordic/Alpine/Mediterranean – la quale fu unanimemente accettata come testimoniano le poco dissimili tesi di Hans F. K. Günther proposte nel suo Rassenkunde des deutschen Volkes (La scienza Raziale dei popoli Germanici), del 1922 [2] e quelle di Carleton Coon che nel 1939 nel suo volume The Race of Europe [3], suddivise ulteriormente la razza Nordica in sottocategorie.
La prima parte del XX secolo vide un’ampia diffusione del Nordicismo negli Stati Uniti, come si è visto grazie all’opera di Grant, ma anche in Europa e maggiormente nell’area Tedesca. Qui dopo la sconfitta nella Grande Guerra e sulla spinta del Nazional-Socialismo le teorie della razza Nordica, in tutte le sue declinazioni, si svilupparono legandosi fortemente alla politica Hitleriana della razza Ariana e della razza eletta. Legame che produsse teorie eccentriche portate alle estreme conseguenze raziali (sic!).
Parallelamente al suo sviluppo la teoria della Razza Nordica ebbe anche numerosi detrattori a partire dallo stesso Carleton Coon che nel suo volume del 1939 pose anche le basi per la teoria della Depigmentazione che individuava i Nordici, come un gruppo parzialmente depigmentato della razza Mediterranea. Una tesi avvalorata da Earnest Albert Hooton, il mentore di Coon, il quale nel 1939 pubblicò Twilight of Man [4] volume in cui definì i Nordici come parte del gruppo Mediterraneo distinti in passato solo per il fatto di essere biondi. Teoria confermata dallo studio svolto negli anni 1990 da Ulrich Muller il quale individuò una carenza vitaminica (Vitamina D) nei popoli dell’area Baltica vissuti tra 30.000 e 10.000 anni fa.
Altrettanto contrario alla teoria della Razza Nordica fu l’antropologo Italiano Giuseppe Sergi il quale, negli anni 1930, contestava pesantemente il Nordicismo per la pretesa dei suoi teorici di far risalire le civiltà greco-romane ad una matrice germano-teutonica [5].
Nel campo dei detrattori si devono considerare anche contributori più recenti che oltre a criticare la teoria della Razza Nordica operano una critica più generale a tutte le tesi eugenetiche e del razzismo scientifico. Tra questi attori si ricordi in primis A. James Gregor che nel suo saggio «Nordicism Revisited» pubblicato nella rivista Phylon sviluppo una dura critica alla teoria della Razza Nordica contestando soprattutto la tesi di Günther. Così concludeva il suo articolo Gregor:
Finally, Nordicism is essentially a philosophy of despair. The very basis upon which the “system” rests precludes the possibility of serious social or political action. When Günther informs his followers that in a “Nordic nation” such as Germany but 6 to 8 percent of the population display the morphological traits of the “pure Nordic”, he condemns the “movement” to the fate of an exclusive sect outside of which remain over 90 percent of the population [6].
Altrettanto rilevante, soprattutto perché scritta nel 1931, ovvero nel pieno dello sviluppo teorico del Nordicismo, è la critica del sociologo e antropologo americano Frank Hamilton Hankins che, nel suo volume The Racial Basis of Civilization: A Critique of the Nordic Doctrine [7], propone una dura critica alla teoria della Razza Nordica andando a contestare sia le sue basi teoriche legate alle tesi di de Gobineau sia la sua diffusione nell’ambito anglo-americano, criticando in questo caso l’utilizzo fazioso fatto da alcuni gruppi sociali e politici per distinguersi rispetto alle masse e sviluppare una politica dell’esclusione.
Infine, un importante critica a tutte queste teorie primo novecentesche si trova nel saggio Intelligenza e pregiudizio di Stephen Jay Gould, il quale con un approccio eminentemente scientifico smonta pezzo dopo pezzo la falsa scientificità delle teorie raziali ed eugenetiche [8].
Questo confronto sul Nordicismo ha dimostrato come le teorie raziali, comunemente accettate e riconosciute tra Otto e Novecento, anche perché ammantate di un flebile velo di scientificità siano tutt’altro che scientifiche ed anzi abbiano svolto un ruolo maggiormente politico giustificando le paure di pochi verso i molti che costretti dalla fame e dalla guerra furono spinti a cercare fortuna altrove, o che, pur facendo parte della classe dominante, si videro impossibilitati a vivere una vita dignitose perché non facevano parte della “razza eletta”.
Paure e pregiudizi come ricorda Gould che ancor oggi nella politica europea (sic!) sono all’ordine del giorno quasi a tracciare una continuità con il nostro comune passato che molti politici e molti cittadini non si preoccupano più nemmeno di nascondere.
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NOTE
[1] URL: < https://en.wikipedia.org/wiki/The_Passing_of_the_Great_Race > [consultato il 4 ottobre 2015]. ↑
[2] URL: < https://en.wikipedia.org/wiki/Rassenkunde_des_deutschen_Volkes > [consultato il 4 ottobre 2015]. ↑
[3] URL: < https://en.wikipedia.org/wiki/The_Races_of_Europe_%28Coon%29 > [consultato il 4 ottobre 2015]. ↑
[4] URL: < https://en.wikipedia.org/wiki/Earnest_Hooton > [consultato il 4 ottobre 2015]. ↑
[5] URL: < https://en.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Sergi > [consultato il 4 ottobre 2015]. ↑
[6] GREGOR, James A., «Nordicism Revisited», in Phylon, 22/4, 1961, pp. 351-360. ↑
[7] HANKINS, Frank Hamilton, The Racial Basis of Civilization: A Critique of the Nordic Doctrine, 1931. Il volume è consultabile on-line al seguente URL: < http://www.hschamberlain.net/hankins/racialbasis01.html > [conultato il 4 ottobre 2015]. ↑
[8] GOULD Stephen Jay, Intelligenza e pregiudizio. Contro i fondamenti scientifici del razzismo, Milano, Il Saggiatore, 1998. ↑
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