Panoramica – Germania 2015
WOLLER, Hans, Mussolini. Der erste Faschist. Eine Biographie [Mussolini. Il primo fascista. Una biografia], München, C.H. Beck Verlag, 2015, 397 pp.
a cura di Alessandro SALVADOR
La vita di Benito Mussolini, il fascismo e la Seconda guerra mondiale occupano una posizione ancora scomoda nella memoria storica italiana. È un po’ questo il pensiero dominante della biografia realizzata da Hans Woller. La stessa definizione di biografia, per questo volume, è decisamente riduttiva. Attraverso undici date e luoghi chiave della storia di Mussolini e del fascismo, Woller riesce in un’impresa non semplice: sintetizzare il più recente e completo stato della ricerca su quel periodo storico, esporlo in modo chiaro e con un linguaggio accattivante e, non ultimo, esprimere in modo non invadente alcune riflessioni personali, risultato di un lungo percorso di studi e ricerche sul tema.
Il percorso di Woller si snoda attraverso momenti chiave della vita del Duce, dalla sua formazione politica alla morte a Giulino di Mezzegra, scandendone momenti importanti come la fase socialista, la creazione del fascismo, la dittatura e l’impero e la controversa e tutt’altro che semplice alleanza con Hitler. La struttura dei capitoli sembra ricalcare, con le definizioni, la ben nota biografia in più tomi di Renzo de Felice. Ma le analogie si fermano qui. Woller dipinge un Mussolini cinico e opportunista.
Nel volume sono affrontate tematiche del fascismo che spesso passano in secondo piano o sono state affrontate dalla storiografia solo in tempi recenti. L’immagine del Duce viene riportata nel suo contesto storico, ridimensionando i miti, in negativo o in positivo, che l’hanno caratterizzata in passato. Ed è qui che il volume di Woller offre una prospettiva interessante, nel rimettere le figura di Mussolini, il suo sviluppo e le sue imprese, in un contesto storico. Nell’evidenziare la futilità e le brutalità delle imprese coloniali, la vanità della guerra parallela e l’incessante aspirazione a distruggere l’ordine europeo scaturito dai trattati successivi alla Grande Guerra.
L’ammirazione che in un primo momento Mussolini suscitò in ambienti liberali, la sua iniziale posizione anti-tedesca, la presunta umanità della condotta di guerra italiana rispetto a quella nazista vengono ricontestualizzati grazie all’uso di una vasta letteratura scientifica e a un buon uso delle fonti.
In sostanza, questo volume è un ottimo compendio delle conoscenze su Mussolini e il fascismo che può fornire spunti interessanti al lettore esperto ed una sintesi molto leggibile al semplice curioso.
SCHMIDT, Daniel, STURM, Michael, LIVI, Massimiliano (Hrsg.), Wegbereiter des Nationalsozialismus: Personen, Organisationen, Netzwerke der extremen Rechten zwischen 1918 und 1933 [I precursori del nazionalsocialismo: persone, organizzazioni e reti dell’estrema destra tra il 1918 e il 1933], Essen, Klartext, 2015, 290 pp.
a cura di Alessandro SALVADOR
Il volume offre una selezione di saggi sull’estrema destra tedesca nella Repubblica di Weimar. I contributi proposti si focalizzano sulle continuità e discontinuità tra il cosiddetto milieu nazionalista radicale e il nazionalsocialismo.
Il volume è suddiviso in quattro parti, ognuna delle quali presenta diversi contributi. Nella prima sezione, dedicata alle formazioni völkisch, emergono alcuni aspetti poco noti dei legami tra alcuni movimenti e il nazionalsocialismo. Interessante la prospettiva focalizzata su un singolo personaggio politico, con l’analisi della storia personale di Max Robert Gerstenhauer.
I saggi sulle formazioni paramilitari offrono prospettive molto interessanti rispetto alla tradizione storiografica precedente. Le analisi della provenienza sociale dei volontari dei Freikorps, i legami tra le associazioni studentesche e il nazionalsocialismo, nonché le prospettive internazionali e transnazionali esposte impongono un ripensamento dei rapporti tra paramilitari, ceti medi e conservatori e nazionalsocialismo.
Nella terza parte vengono analizzati casi regionali con una particolare attenzione alle reti di organizzazioni e di persone, offrendo nuovi orizzonti metodologici alla ricerca delle correlazioni tra gruppi di interesse e di pressione e il complesso panorama politico repubblicano.
Infine, la prospettiva di genere presentata dagli ultimi due saggi aggiunge un ulteriore elemento di novità e di distacco dalla storiografia precedente che, su queste tematiche, era ancora legata a cornici interpretative classiche.
In sostanza, un volume ricco di spunti interessanti e nuove ricerche che non mancherà di stimolare nuovi studi sulla politica nel periodo interbellico.
DÜRING, Marten, Verdeckte soziale Netzwerke im Nationalsozialismus. Die Entstehung und Arbeitsweise von Berliner Hilfsnetzwerken für verfolgte Juden [Reti sociali clandestine nel nazionalsocialismo. La costituzione ed il funzionamento delle reti di aiuto per perseguitati ebrei a Berlino], Berlin, De Gruyter Oldenbourg, 2015, 215 pp.
a cura di Daniele TORO
L’analisi delle pratiche di sostegno in favore degli ebrei perseguitati durante il nazionalsocialismo è stata spesso caratterizzata dalla rappresentazione idealtipica del perseguitato come oggetto ricettore delle prestazioni di supporto fornitegli da una controparte pienamente attiva, non di rado a sua volta ritratta con tinte agiografiche.
La pubblicazione della tesi di dottorato di Marten Düring, incentrata sulla reinterpretazione in chiave relazionale di attori, pratiche e strutture implicate nel prestare soccorso ai perseguitati ebrei, offre un modello alternativo a tale univocità. Lo studio è condotto attraverso l’applicazione dell’analisi storica delle reti sociali al contesto dei network clandestini di supporto berlinesi, e rappresenta in tal senso il primo tentativo di farne un uso estensivo e sistematico all’interno del proprio campo di ricerca. Nell’introduzione l’autore descrive attraverso una metanarrazione il processo euristico condotto per applicare la teoria dell’analisi dei network al caso studio in analisi, fornendo in tal senso una stimolante riflessione metodologica.
Il rilevamento dei dati quantitativi necessari all’indagine è effettuato da Düring a partire da uno spettro variegato di fonti, consolidato da verifiche incrociate delle informazioni raccolte. La parte centrale della trattazione, strutturata sulla base di sei casi specifici, è dedicata alla ri- e alla decostruzione empirica delle reti di aiuto sul piano microanalitico, le cui linee di sviluppo comune vengono infine messe in evidenza nella terza ed ultima sezione. Qui Düring pone a confronto i risultati dei singoli casi studio delineandone le dinamiche generalizzabili e giungendo a stabilire che, nonostante il limitato spazio d’azione loro concesso dalle strutture repressive statali, i perseguitati disponessero di un’agency funzionale e necessaria alla costituzione ed allo sviluppo dei network di supporto.
GAMPER, Marcus, RESCHKE, Linda, DÜRING, Marten (Hrsg.), Knoten und Kanten III. Soziale Netzwerkanalyse in Geschichts- und Politikforschung [Vertici e lati III. L’analisi delle reti sociali nella ricerca storica e politica], Bielefeld, Transcript, 2015, 426 pp.
a cura di Daniele TORO
Dal principio del XXI secolo si è assistito ad un aumento esponenziale degli studi dedicati all’analisi delle reti sociali, la cui portata transdisciplinare ha coinvolto negli ultimi anni il panorama storiografico tedesco in modo particolarmente vivace.
Inserita in tale contesto, la pubblicazione del terzo titolo collettaneo appartenente alla serie “Knoten und Kanten”[1] rappresenta una conferma della progressiva affermazione ed istituzionalizzazione dell’analisi dei network in campo storiografico. Il volume raccoglie in tre diverse sezioni testi funzionali all’illustrazione delle potenzialità euristiche dell’analisi delle reti sociali applicata alle scienze storiche e politiche. In tal senso all’introduzione dei curatori segue un primo blocco di saggi a carattere teorico, dedicati alla definizione dell’analisi delle reti sociali sulla base di problematiche specifiche quali, ad esempio, il rapporto con l’ascendente paradigma relazionale o la sua possibile integrazione con un’indagine storico-sociale dei rapporti di potere. Alle possibili declinazioni empiriche di tali teorie sono invece dedicati – rispettivamente nella seconda e terza sezione – i casi studio delineati nei saggi a carattere storico e politico. I contributi storici, introdotti da una riflessione sulla dimensione temporale dei network, si dividono tra una panoramica delle sue applicazioni alla storia antica e tre studi in storia economica e sociale dell’età contemporanea.
Il volume si presta pertanto, anche in virtù della propria natura collettanea, ad essere recepito, su un doppio livello di lettura, tanto come introduzione scientifica quanto come raccolta di approfondimenti funzionali ad una riflessione più mirata ed innovativa riguardo a temi e problematicità irrisolti all’interno un campo di ricerca ancora in divenire.
[1] Per i titoli precedenti cfr. GAMPER, Marcus, RESCHKE, Linda (a cura di), Knoten und Kanten. Soziale Netzwerkanalyse in Wirtschafts- und Migrationsforschung, Bielefeld, Transcript, 2010; GAMPER, Marcus, RESCHKE, Linda, SCHÖNHUT, Michael (a cura di), Knoten und Kanten 2.0. Soziale Netzwerkanalyse in Medienforschung und Kulturanthropologie, Bielefeld, Transcript, 2012.↑
SCHMALE, Wolfgang (Hrsg.), Digital Humanities. Praktiken der Digitalisierung, der Dissemination und der Selbstreflexivität [Digital Humanities. Pratiche di digitalizzazione, disseminazione e autoriflessione], Stuttgart, Steiner, 2015, 183 pp.
a cura di Silvia MADOTTO
Wolfgang Schmale, professore di Storia contemporanea presso l’Università di Vienna, raccoglie, in questo volume collettaneo, contributi che affrontano complesse e dibattute tematiche nell’ampio ambito delle Digital Humanities. Ciò che connette e accomuna i distinti saggi è soprattutto una riflessione sul potenziale di novità che le DH possono portare concretamente nella ricerca, dunque i tangibili cambiamenti nella teoria e nella prassi delle scienze umane. Nella prima sezione del libro sono discusse, tra vantaggi e problematiche, le metodologie e le tecniche digitali di raccolta e utilizzo di dati e fonti digitali/digitalizzate, tra cui le fonti audio. Nella sezione centrale i contributi si concentrano sull’analisi della divulgazione dei dati scientifici attraverso il digitale e sulla discussione dei cambiamenti che questi nuovi formati digitali portano nella comunicazione scientifica. Al centro della discussione sono posti l’utilizzo dei big data nella ricerca, ma anche Wikipedia, i weblogs, le Smartphone-apps fino alla realtà virtuale dei giochi per computer. Riflessioni sull’utilizzo delle edizioni digitali, sul linguaggio e l’interpretazione del mondo digitale, la codinghistory e linguaggi di programmazione, chiudono il volume. Nei diversi contributi trovano spazio temi complessi e controversi che animano da anni il dibattito sulle DH: obiettivo del volume è stimolare tali dibattiti e riflessioni sul digitale nella ricerca scientifica umanistica. Come rimarca il curatore, il lavoro nelle DH ha davanti a sé ancora un lungo percorso.
STEINBACH, Peter, Nach Auschwitz. Die Konfrontation der Deutschen mit der Judenvernichtung [Dopo Auschwitz. Il confronto dei tedeschi con lo sterminio degli ebrei], Bonn, Dietz, 2015, 107 pp.
a cura di Silvia MADOTTO
Peter Steinbach, professore emerito e direttore del Centro di ricerca e commemorazione della resistenza tedesca di Berlino, elabora questo saggio muovendo da riflessioni sulla Giornata della Memoria per le vittime del nazionalsocialismo e lo sterminio degli ebrei. Il testo, dal carattere di riflessione soggettiva, è permeato da spunti di riflessione sul ruolo della commemorazione e della cultura storica per la formazione politica e civile contemporanea. L’autore, focalizzandosi sull’importanza della lotta per la verità storica, ripercorre le diverse fasi da Weimar al processo Eichmann in Israele. Arrivando alla Germania contemporanea, Steinbach si muove tra il mutare dei ricordi e la memoria del passato nazista, fino alle riflessioni sulla retorica e l’uso del linguaggio in discorsi politici contemporanei. Toccando con richiami la contemporaneità mondiale tra Africa, Medio Oriente, Balcani e concentrandosi sulla Germania di oggi, Steinbach riflette su come la cultura storica possa offrire oggi importanti basi di valori e riferimenti, discutendo poi la possibilità di rispettare la promessa del “mai più”. In un panorama mondiale costellato da continui casi di emarginazione ed esclusione e in cui il genocidio non è solo una realtà storica, ma tocca il presente e si compie davanti ai nostri occhi, oggi l’importanza del ricordare è più che mai viva. Obiettivo della Giornate della Memoria è dunque di avvicinare, coinvolgere, ma anche invitare a riflettere i cittadini sulle sfide della civiltà moderna e gli sviluppi politici. Contro il decorso della memoria Steinbach ribadisce quanto sia fondamentale la commemorazione, la discussione, la fatica del ricordare.