Parole in storia: GOLPE
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Origine del termine
Il termine golpe è arrivato a indicare oggi ogni atto di sovvertimento del potere costituito – mediante l’uso della violenza e in maniera del tutto illegale – da parte di soggetti popolari, di élite, o di organismi istituzionali come le forze armate, con il fine di modificare radicalmente l’assetto istituzionale di un Paese. Inizialmente, l’espressione utilizzata per indicare l’azione appena descritta era colpo di Stato. Tale locuzione indicava la conquista del potere e la sostituzione della leadership politica, senza però alterare nell’immediato la struttura politica, sociale ed economica. E in questo differisce dalla rivoluzione, che invece genera un cambiamento repentino e fondamentale dell’intero sistema politico-sociale[1], ed è attuata prevalentemente dalle classi sociali subordinate che insorgono a fronte di condizioni di malcontento.
Già dall’epoca napoleonica si parla di coup d’état, indicando la presa del potere di Bonaparte il 18 brumaio, mettendo di fronte a una non scelta il Parlamento, che viene posto davanti all’alternativa di assecondare e legittimare il colpo di Stato, o di venire sciolto per lasciare spazio a una nuova entità che accolga con beneplacito il fatto compiuto[2].
A partire dai primi del Novecento, si assiste all’afflusso di “prestiti”, termini provenienti da altre lingue per definire un colpo di stato, usualmente facendo uso di termini propri del Paese in cui l’azione ha preso corpo. Da qui l’uso del termine tedesco putsch, voce di origine dialettale svizzera, traducibile con «sommossa, colpo di mano di un gruppo politico per impadronirsi del potere»[3]. Il putsch di Kapp indica il tentativo di rovesciare la Repubblica di Weimar[4], nel marzo 1920, a opera di militanti di estrema destra che non accettavano le clausole del Trattato di Versailles[5] imposte alla Germania[6]. Il putsch più noto è probabilmente quello di Monaco, atto con cui Adolf Hitler, nel novembre 1923, tentò un colpo di Stato – poi fallito – per la destituzione del triumvirato che governava la Baviera, costringendolo ad assecondare i suoi piani per la presa del potere nazista.
Con la fine della Seconda guerra mondiale, in Europa si vennero a creare nuovi assetti istituzionali e nuove alleanze nel quadro della Guerra fredda. Ma non solo il Vecchio continente fu interessato da questi cambiamenti: anche l’America Latina, attraverso alcuni governi di chiara espressione conservatrice, voleva dare il proprio contributo alla definizione di un mondo occidentale e cristiano da contrapporre al modello sovietico. Fu così che le istituzioni latinoamericane si videro messe sotto forte pressione sia dal mondo occidentale (dagli Stati Uniti nello specifico) che dai propri organismi statali, come le forze armate, che lottavano per un’adesione piena e partecipata alla lotta anticomunista e alla sovversione. Lo spazio dato alle forze conservatrici aveva come obiettivo quello di difendere il proprio Paese da attacchi esterni e da movimenti interni che avrebbero potuto danneggiare la loro credibilità istituzionale.
Dapprima nel 1948 in Venezuela, poi nel 1954 in Guatemala e Paraguay, infine negli anni Sessanta e Settanta nel resto del subcontinente americano, si consumarono numerosi colpi di Stato che portarono al potere giunte militari che avevano come obiettivo il ripristino dell’ordine, e l’istituzionalizzazione di processi di riorganizzazione dell’assetto istituzionale, sociale, politico ed economico[7]. Il nuovo ordine delle dittature latinoamericane degli anni Sessanta e Settanta si basava sulla dottrina della sicurezza nazionale, quale giustificazione per la deposizione dei precedenti governi costituzionali e, allo stesso tempo, come strumento per la legittimazione dei regimi dittatoriali. Prendiamo ad esempio il Brasile e l’Argentina: entrambi questi Paesi, sotto regimi dittatoriali, eliminarono politiche sociali volte a un’estensione della partecipazione politica all’intera popolazione, e limitarono i diritti della classe operaia concessi dai precedenti governi. Per il Brasile, il concetto di ordine si coniugava con uno sviluppo economico prodotto dell’alleanza fra capitale privato e statale, senza perdere di vista la lotta contro il “nemico interno”, in modo da guardare ad un futuro prospero degno del passato glorioso del paese. Per l’Argentina, l’ordine trovava il suo fondamento nella “lotta antisovversiva”, in memoria delle grandi conquiste e lotte dell’età dell’oro della Organización Nacional (1852-1880), in riforme economiche neoliberiste a beneficio di attività speculative e contro il processo di industrializzazione. In sintesi, l’intento fu quello di imporre un cambiamento per riportare l’ “ordine” in società in cui prospettive di sviluppo si univano alla mobilitazione per la conquista di diritti. In Brasile si determinò una “democrazia” ristretta e controllata attraverso il cambiamento delle condizioni di un sistema politico in crisi, mediante una “rivoluzione”, mentre in Argentina il cambiamento venne definitivo come un «processo di riorganizzazione nazionale»[8].
La parola golpe può considerarsi un complesso sistema di pianificazione civile-militare volto a modificare formalmente e sostanzialmente la struttura sociale e politica di un Paese. Se ci soffermiamo a riflettere, anche l’uso della parola “rivoluzione” (come si è definita la dittatura brasiliana del 1964, e come si sono autoproclamate le dittature argentine del 1955 e del 1966) assume la connotazione di processo volto a ristabilire l’ordine interno che era stato “disarticolato” dal governo precedente. Quindi, in definitiva, si tratta più di una “contro-rivoluzione”, un movimento per annullare i diritti conquistati e tornare ad uno status quo ante ingiusto, ma certamente più ordinato e strutturato (ovviamente secondo i militari).
Una volta consumatosi l’avvento dei militari in America Latina, i giornali e le tv di diversi Paesi iniziarono a parlare non più di colpi di Stato, bensì di golpes (contrazione di golpes de Estado). Ecco che lo spagnolo prestava al mondo una sua parola per indicare, nel linguaggio politico, un colpo di stato eseguito da forze militari, con speciale attinenza agli Stati dell’America Latina[9]. A partire da questo uso ristretto, oggi la parola golpe ha assunto significato e uso più ampi. Di conseguenza, è opportuno domandarsi: i prestiti utilizzati – come quelli visti fino ad ora, putsch e golpe – sono da considerarsi dei meri trasferimenti nell’ambito dell’uso linguistico, oppure l’adozione di tale prestito comporta una valenza più profonda, ossia rimanda a dei processi storici e politici di cambiamento, di eversione, che riguardano un’intera società?
Il successo del termine golpe
Nel 1968 il politologo statunitense Samuel Phillips Huntignton pubblicò il saggio Political Order in Changing Societies [10], in cui già descriveva tre categorie di colpo di Stato: il «golpe-svolta», guidato da Forze armate che rovesciano un governo tradizionale creando una nuova élite burocratica, come ad esempio in Egitto nel 1962, in Turchia nel 1960, in Grecia nel 1967, in Libia nel 1969; il «golpe-guardiano», in cui l’obiettivo dichiarato è quello di garantire e migliorare l’ordine e l’efficienza, come in Pakistan nel 1977, in Turchia nel 1978 e nel 1980; il «golpe-veto», quando l’esercito vieta la partecipazione delle masse e la mobilitazione sociale per l’autogoverno, come il golpe cileno contro Salvador Allende nel 1973.
La parola acquisisce quindi una valenza applicata internazionalmente per riferirsi a tutti quei colpi di mano, militari o meno, che hanno portato un cambiamento socio-politico nelle regioni in cui sono avvenuti; o, per fare riferimento a tentativi di destabilizzazione che sono culminati in un fallimento, come il golpe Borghese in Italia, organizzato da Junio Valerio Borghese nel 1969 con l’obiettivo di porre fine al governo che, a sua detta, aveva «portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale»[11].
Il termine spagnolo, tuttavia, viene utilizzato – oltre che nei Paesi ispanofoni – prevalentemente in Italia[12], dove viene impiegato per riferirsi a interventi militari che avvengono nei vari Paesi del mondo, come nel caso del tentato colpo di Stato in Turchia, in cui alcuni settori militari si sarebbero sollevati contro il presidente Recep Tayyp Erdoğan, nel 2016[13], o in Venezuela nel 2019-2020, quando il presidente del parlamento venezuelano Juan Guaidó si autonominò presidente del Venezuela[14], o, ancora, in riferimento al recente intervento militare in Mali[15].
Inoltre, il termine golpe viene in alcuni casi utilizzato anche con un’estensione di significato che non fa più alcun riferimento a un’azione militare per destituire un governo e porne un altro al potere. Con un’accezione che lo svincola dall’etimologia originaria, il vocabolo golpe è stato recentemente utilizzato in riferimento a manifestazioni contro le norme che il Governo italiano ha preso e prende per la gestione dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19. Alcune misure governative legate alla dichiarazione dello stato di emergenza vengono considerate limitanti delle libertà individuali e quindi sono interpretate come segnali di un golpe (bianco)[16], di una dittatura pronta all’uso.
Qualche considerazione storica sull’uso del termine
In questi casi di utilizzo in cui si perde memoria dell’origine del termine stesso, bisogna ricordare che la parola è legata a un passato sanguinoso, ricco di vittime, soprattutto innocenti. È necessario far presente che i colpi di Stato in America Latina costituivano più la regola che l’eccezione. Bisogna ricordare anche che si trattava di un periodo, quella della Guerra fredda, in cui l’ideologia anti-sovversiva e anti-comunista veniva sostenuta con fermezza e con l’ausilio delle armi, perché si credeva che il comunismo e l’infiltrazione di ideologie comuniste nel proprio Paese potesse portare alla destabilizzazione. Questo era uno dei motivi che spingevano le forze armate a prendere il potere con l’uso della violenza e a mietere vittime civili per consolidare il loro potere e perpetuarlo senza temere contestazioni.
Ma come mai il termine golpe ha avuto una tale fortuna nel nostro Paese? L’Italia ha avuto una relazione molto stretta con l’America Latina sin dalla seconda metà dell’Ottocento, accentuatasi durante l’epoca fascista e il secondo dopoguerra attraverso l’intensità dei flussi di migranti che hanno lasciato l’Italia per cercare fortuna nel “nuovo mondo”. Riccamente documentati sono gli esempi di tali spostamenti, soprattutto in Argentina[17] e in Brasile[18]. Ed è proprio la massiccia presenza italiana in questi Paesi che ha fatto sì che si sentisse in maniera profonda, e che si condividesse empaticamente, la sofferenza subita sotto i regimi dittatoriali dalla fine degli anni Cinquanta fino alla metà degli anni Ottanta.
Se già la lingua italiana e quella spagnola sono sorelle, ancora di più si sentivano fratelli e sorelle gli italiani al di là e al di qua dell’oceano Atlantico. Ciò ha contribuito a creare un sentimento di contatto e di collegamento che ha reso molto più semplice il processo osmotico di passaggio di un termine così ampiamente usato nel linguaggio corrente spagnolo, tanto che abbiamo deciso di riprenderlo e farlo, a nostro modo, nostro.
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NOTE
[1] MALAPARTE, Curzio, Tecnica del colpo di Stato, Firenze, Coop. Al Ponte delle Grazie, 1998; D’ORSI, Angelo, «Rivoluzione, una parola ancora attuale?», in Historia Magistra, 18, 2015, pp. 35-56. ↑
[2] D’ORSI, Angelo, op. cit. ↑
[3] s.v. «Putsch», in Vocabolario Treccani, URL: < http://www.treccani.it/vocabolario/putsch/ > [consultato il 10 settembre 2020]. ↑
[4] Denominazione non ufficiale con cui viene indicato il Reich tedesco nel periodo tra il novembre 1918 e il 1933. Fu il primo tentativo di stabilire una democrazia liberale in Germania, ma fu un periodo di grande tensione e di crisi economica che sancì l’ascesa al potere di Hitler. ↑
[5] Uno dei trattati che pose ufficialmente fine alla Prima guerra mondiale. Stipulato nell’ambito della Conferenza di Parigi del 1919. ↑
[6] FRÖLICH, Paul, Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito Comunista al putsch di Kapp, Milano, Pantarei, 2001. ↑
[7] FUNES, Patricia, Historia mínima de las ideas políticas en América Latina, México, D.F., El Colegio de México, 2014. ↑
[8] LEDERMAN, Florencia, «Formas del cambio, legitimidad y nuevo orden en Brasil (1964) y en Argentina (1976)», in Revista Contemporânea – Dossiê 1964-2014: 50 anos depois, a cultura autoritária em questão, 4, 5/2014; FAVERO, Bettina, MOSIEWICKI, Francisco, «La revolución Argentina es cosa seria: el humor político en la coyuntura del golpe de estado de junio de 1966», in Diacronie. Studi di Storia Contemporanea: Le dittature militari: fisionomia ed eredità politica, 24, 4/2015 URL:< http://www.studistorici.com/2015/12/29/favero-mosiewicki_numero_24/ >; ESTEVEZ, Alejandra, TEIXEIRA, Marco Antônio, «Le conseguenze del golpe del 1964 sul movimento sindacale brasiliano», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea: Le dittature militari: fisionomia ed eredità politica, 29/12/2015, URL:< http://www.studistorici.com/2015/12/29/estevez-teixeira_numero_24/ > [consultato il 22 gennaio 2022]. ↑
[9] s.v. «Golpe», in Vocabolario Treccani, URL: < http://www.treccani.it/vocabolario/golpe/ > [consultato il 10 settembre 2020]. ↑
[10] HUNTINGTON, Samuel Phillips, Ordine politico e cambiamento sociale, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2012 [ed. or.: Political Order in Changing Societies, New Haven, Yale University Press, 1968]. ↑
[11] TELESE, Luca, Cuori neri, Milano, Sperling & Kupfer Editori, 2006, pp. 151-152; TONIETTO, Nicola, «Un colpo di stato mancato? Il golpe Borghese e l’eversione nera in Italia», in Diacronie. Studi di Storia Contemporanea: Stato, costituzione e democrazia, 27, 3/2016, URL: < http://www.studistorici.com/2016/09/29/tonietto_numero_27/ > [consltato il 21 gennaio 2022].↑
[12] Secondo una breve ricerca da me condotta, digitando semplicemente la parola “golpe” su Google Trends (URL: < https://trends.google.it/trends/explore?q=golpe >), risulta che tale termine è ampiamente usato in America Latina e in Spagna, ovviamente, e il Paese che segue immediatamente dopo risulta essere l’Italia. Gli Stati Uniti si classificano in fondo alla lista, e la Gran Bretagna è completamente assente. Ciò vuol dire che nella lingua inglese, la più usata al mondo, il termine “golpe” non trova terreno fertile. La dimostrazione è data anche dal fatto che, consultando la maggior parte dei vocabolari in lingua inglese – Cambridge, Collins, Oxford – la parola “golpe” risulta assente. Soltanto il dizionario Collins sembra avere al suo interno tale parola ma con due significati particolari: il primo, come qualcosa che afferisce all’araldica; il secondo, come tipico schema ritmico del flamenco. ↑
[13] CUSTODERO, Roberto, «Turchia, fallito il colpo di Stato contro Erdogan. Ore di caos nel Paese: almeno 90 morti e 1563 golpisti arrestati», in la Repubblica, 16 luglio 2016, URL: < https://www.repubblica.it/esteri/2016/07/15/news/turchia_istanbul_spari-144191465/ > [consultato il 10 settembre 2020]. ↑
[14] «Venezuela: ‘Golpe sventato’. Guaidó nega», in la Repubblica, 27 giugno 2019, URL: < https://www.repubblica.it/esteri/2019/06/27/news/venezuela_golpe_sventato_guaido_nega-229741134/ > [consultato il 10 settembre 2020]. ↑
[15] DEL RE, Pietro, «Jihad, golpe e democrazie al limite: dal Niger al Mali l’Africa è una polveriera», in la Repubblica, 09 settembre 2020, URL: < https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/09/09/news/africa_polveriera_democrazie_limite-266685711/ > [consultato il 10 settembre 2020]. ↑
[16] «Colpo di stato che si svolge senza ricorso alla forza, da parte di un governo che esercita il potere legislativo in modo anticostituzionale». s.v. «Golpe bianco», in Il nuovo de Mauro, URL: < https://dizionario.internazionale.it/parola/golpe-bianco > [Consultato l’8 gennaio 2022]. ↑
[17] DEVOTO, Fernando J., Storia degli italiani in Argentina, Roma, Donzelli Editore, 2007. ↑
[18] Cfr. il numero di «Venetica» curato da Emilio Franzina: Venetica, rivista di storia contemporanea : I veneti in Brasile e la storia dell’emigrazione, 2/2019. ↑
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Bibliografia
- FUNES, Patricia, Historia mínima de las ideas políticas en América Latina, México, D.F., El Colegio de México, 2014.
- HUNTINGTON, Samuel Phillips, Ordine politico e cambiamento sociale, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2012.
- LEDERMAN, Florencia, «Formas del cambio, legitimidad y nuevo orden en Brasil (1964) y en Argentina (1976)», in Revista Contemporânea – Dossiê 1964-2014: 50 anos depois, a cultura autoritária em questão, 4, 5/2014.
- MALAPARTE, Curzio, Tecnica del colpo di Stato, Firenze, Coop. Al Ponte delle Grazie, 1998.
- TELESE, Luca, Cuori neri, Milano, Sperling & Kupfer Editori, 2006.
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Videografia
1. Il golpe cileno di Pinochet – OVOpediaIl golpe cileno di Pinochet. |
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2. Il golpe dei Colonnelli in Grecia – OVOpediaIl golpe dei Colonnelli in Grecia. |
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Galleria di immagini
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Credits
- Miniatura: Giuramento di Jorge Rafael Videla come presidente argentino (29 marzo 1976) by by Remitamine on Wikimedia Commons. [Public Domain].
- Video 1: Il golpe cileno di Pinochet by OVOpedia on Youtube.
- Video 2: Il golpe greco dei Colonnelli by OVOpedia on Youtube.
- Immagine 1: Giuramento di Jorge Rafael Videla come presidente argentino (29 marzo 1976) by Remitamine on Wikimedia Commons. [Public Domain]
- Immagine 2: Colpo di Stato dell’11 settembre 1973. Assalto al Palacio de La Moneda by Biblioteca del Congreso Nacional on Wikimedia Commons (CC BY 3.0 cl).
- Immagine 3: Proteste a sostegno di Recep Tayyp Erdoğan durante il fallito golpe del 2016, Piazza Kızılay, Ankara. by Pivox on Wikimedia Commons (CC BY-SA 4.0).
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