ISSN: 2038-0925

Parole in storia: ESTADO NOVO

di Giulia STRIPPOLI

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Sim, isto é um Estado Novo
Pois é um estado de coisas
Que nunca antes se viu [1]

Un Nuovo Stato di cose

Fu chiamato Estado Novo il regime sancito dalla Costituzione portoghese del 1933 e durato fino al 25 aprile del 1974, le cui origini risalgono al maggio del 1926, quando un colpo di stato militare mise fine alla Repubblica instaurata nel 1911 e inaugurò la dittatura militare. La Costituzione del 1933 istituzionalizzò un nuovo regime, che da quel momento passò ad auto-definirsi appunto Stato Nuovo, una dittatura in continuità con il processo antiliberale e autoritario cominciato sette anni prima.. Un altro colpo di stato, seguito da una mobilitazione di massa, nell’aprile del 1974 provocó la fine della lunghissima stagione di sospensione della democrazia (48 anni, a contare dal 1926), inaugurando il periodo passato alla storia come la Rivoluzione dei garofani.
António de Oliveira Salazar, ministro delle finanze dal 1928 e primo ministro dal 1932, creò i presupposti per una unione delle destre che seppe durare nel tempo e per un sistema corporativo in grado di tenere insieme le componenti della destra liberale con il radicalismo fascista. Sono appurati i legami tra questo longevo sistema e il fascismo italiano, che se non inverano la qualifica di fascismo portoghese, di sicuro illustrano una articolazione e circolazione di pratiche antidemocratiche, repressive e totalitarie che hanno caratterizzato la cosiddetta epoca dei fascismi europei [2]. L’Estado Novo si contraddistinse per la presenza della censura e di un potente e capillare sistema repressivo, per la soppressione delle libertà sindacali e la messa fuori legge dei partiti politici sgraditi, per il ricorso alla prigionia e alla deportazione degli oppositori, per la conservazione dell’impero, di cui la lunga guerra coloniale (1961-1974) fu l’espressione più drammatica. Preservare le province ultramarine – il nome dato ai possedimenti coloniali a partire dalla revisione costituzionale del 1951 – fu un pilastro dell’Estado Novo, che mise in atto una articolata propaganda nazionalista basata sulla trilogia “Dio, Patria, Famiglia” e sulla costruzione di una identità tutta tesa al recupero e alla diffusione della cosiddetta “portoghesità” (portuguesidade), in una patria celebrata come spazio pluricontinentale.
Un’altra trilogia, “Fado, Calcio e Fatima” (Fado, Futebol e Fátima), fu invece emblematica della popolarizzazione dell’Estado Novo e della pervasività del sistema totalitario costruito da Salazar [3].

L’Estado Novo durante la presidenza di Marcelo Caetano

Nel 1968 la Presidenza del Consiglio dei ministri passò sotto la guida di Marcelo Caetano, il delfino prescelto per assicurare continuità all’Estado Novo, operazione che portò avanti fino al 25 aprile del 1974. In un primo momento, nel periodo chiamato “primavera marcelista”, alcuni cambiamenti sembrarono andare in direzione di una liberalizzazione del regime: l’ammorbidirsi della censura; il cambio – formale – della definizione della polizia, che da Polizia internazionale di difesa dello stato (Pide) passò a chiamarsi Direzione generale per la sicurezza (DGS); l’approvazione di una legislazione sindacale che rivedeva la legge sulla Previdenza del 1962 e il contratto individuale del lavoro del 1966; il permesso accordato ad alcuni oppositori mandati in esilio di rientrare in Portogallo, come il socialista Mário Soares e il vescovo di Porto António Ferreira Gomes, quest’ultimo allontanato da dieci anni dal Portogallo per aver criticato il regime.
Altri aspetti però mettevano in evidenza i limiti della facciata di apertura del regime di Caetano, primo tra tutti la continuazione della guerra in Angola, Guinea-Bissau e Capo Verde, Mozambico, pragmaticamente giustificata dalla neccessità di difendere gli interessi della popolazione bianca nelle colonie. Caetano cercò di rinforzare l’immagine riformista del regime, in discontinuità rispetto al salzarismo, convocando le elezioni legislative previste per il novembre 1969. Tuttavia, non fu permesso ai partiti politici di partecipare alle elezioni e le componenti dell’opposizione – incluse le forze socialiste, comuniste e cattoliche – poterono partecipare tramite la formazione di Commissioni elettorali, che dovettero però limitare lo svolgimento della campagna elettorale al mese precedente le elezioni [4]. Le illegalità e gli impedimenti alla piena partecipazione delle opposizioni compromisero i risultati, che assegnarono la vittoria all’Unione nazionale, confermando la presidenza di Caetano, mentre le opposizioni denunciarono brogli e il carattere di farsa che avevano finito per assumere le elezioni. In ogni caso, le opposizioni all’Estado Novo, alla fine degli anni Sessanta si erano moltiplicate, per effetto delle promesse di apertura del regime, per l’andamento della guerra coloniale e per influenza dei venti di contestazione globale che non risparmiarono nemmeno la dittatura portoghese.

L’emergere delle forze di opposizione e repressione

Dalla fine del 1968 furono soprattutto le università della capitale che iniziarono a scioperare dapprima contro il sistema di insegnamento, poi denunciando il regime e la guerra coloniale. A partire dal 1969 fu la lunga “crisi accademica” di Coimbra a mobilitare gli organismi di controllo e repressione come la Polícia de segurança pública (PSP) e la Guardia nazionale repubblicana (GNR), nonché la DGS contro l’attivismo studentesco. Una parte degli studenti di sinistra si unirono nella Sinistra democratica studentesca (EDE), iniziarono a formarsi nuovi gruppi di sinistra critici del regime ma anche la più forte opposizione clandestina organizzata dell Partito comunista portoghese. In questi anni, tra il 1968 e il 1969, fu creato anche il Movimento Democratico delle Donne (MDM) affiliato alla Federazione internazionale democratica delle donne. Gli scioperi di vari settori e l’intensificarsi delle manifestazioni crearono un clima di generale contestazione dell’Estado Novo, senza contare che la durata delle guerre coloniali, le perdite umane, lo straordinario contingente militare stanziato, creavano sempre più malcontento all’interno dell’esercito.
Di fronte a tale situazione, il regime di Caetano mise fine alle promesse di liberalizzazione e rafforzó la repressione su tutti i fronti. Gli ultimi anni dell’Estado Novo furono caratterizzati dal progressivo isolamento internazionale del Portogallo, dall’intensificarsi degli atti contro il regime e la guerra e dal venire meno del sostegno a Caetano. Nel 1970 il Papa ricevette a Roma i leader dei tre movimenti di liberazione, il Movimento per la liberazione dell’Angola (MPLA), il Fronte per la liberazione del Mozambico (FRELIMO) e il Partito per l’indipendenza della Guinea e di Capo Verde (PAIGC). Nacquero gruppi maoisti e marxisti-leninisti e iniziarono le azioni di lotta armata contro l’Estado Novo, che furono sopratutto missioni di sabotaggio dei material destinati alla guerra condotte dal gruppo Azione rivoluzionaria armata (ARA) creato con l’avallo del PCP e dalle Brigate rivoluzionarie (BR), guidate invece da militanti che avevano rotto con il partito comunista. I cattolici progressisti intensificarono gli atti dei denuncia e protesta contro la guerra, venendo puniti durante una veglia di preghiera la notte tra il 1973 e il 1975, quando la chiesa dove si trovavano riuniti fu invasa dalla polizia che interruppe la funzione religiosa.
Mentre alcuni esponenti dell’ala liberale del regime abbandonavano i propri seggi lasciando Caetano sempre più solo, si era formato il Movimento delle forze armate (MFA), un movimento che dapprima era stato corporativo e aveva attratto i gradi più bassi dell’esercito, per poi trasformarsi nel movimento decisamente politico che organizzò il colpo di Stato del 25 aprile del 1974. Anche in Portogallo, il 25 aprile da allora è un giorno di festa in cui si celebra la Rivoluzione dei garofani che rovesciò l’Estado Novo.

Un Estado Novo al di là dell’Atlantico

Costretto ad abbandonare il suo incarico, Caetano andò a Rio de Janeiro, dove dieci anni prima era stata instaurata la dittatura militare. Anche in Brasile, un altro Estado Novo aveva governato il paese dal 1937 al 1945, sotto la guida del Presidente Getúlio Vargas. Vargas era entrato nella storia politica brasiliana nel 1930, quando aveva assunto il potere a titolo provvisorio dopo la cosiddetta ‘Rivoluzione del Trenta’ e quando una disputa tra le élites delle diverse regioni aveva portato alla destituzione del presidente Washington Luís. Nel 1934 venne promulgata la nuova Carta costituzionale brasiliana e nel luglio dello stesso anno Getúlio Vargas venne eletto presidente dal Congresso nazionale, con un mandato che sarebbe durato fino al 1938. Le opposizioni interne, intanto, crebbero sia a destra sia a sinistra, polarizzandosi intorno all’Azione integralista brasiliana (AIB) – di orientamento fascista sotto la leadership di Plínio Salgado – e alla Alleanza nazionale di liberazione (ANL) – influenzata dal Partito comunista, nato nel 1922. Il tentativo insurrezionale della ANL del 1935, passato alla storia come “tentativo comunista” (intentona comunista) fu duramente represso dal regime che, agitando lo spauracchio di un presunto piano comunista noto come Piano Cohen, in realtà venne ordito in funzione anticomunista e determinò la sospensione delle libertà costituzionali e a una fortissima repressione negli ambienti dell’opposizione.
A sette anni dalla presa del potere, il 10 novembre 1937 Getúlio Vargas stabilí l’Estado Novo in Brasile. Con l’estinzione dei partiti politici, la proibizione delle manifestazioni, l’appoggio dell’esercito e l’uso della forza contro le opposizioni, il nuovo governo si presentò da subito come un regime autoritario e repressivo. L’autoritarismo dell’Estado Novo si dotò anche di strumenti al passo con i tempi, quali l’elaborazione di una ideologia al servizio dello stato e l’ istituzione del Dipartimento di stampa e propaganda (DIP). Il DIP ebbe il compito di organizzare il consenso ed educare le masse intorno a idee chiave del regime, come l’importanza dello stato nazionale, il buon lavoratore al servizio dello stato, la necessità dell’ordine sociale, lo stato come garante della pace tra padronato e lavoratori. Lo stimolo allo sviluppo avvenne nel quadro di un nazionalismo economico che si basava essenzialmente sulla siderurgia e sul petrolio e che ebbe i suoi simboli nella costruzione del Parco siderurgio nazionale, grazie ai cosidetti accordi di Washington e all’alleanza con gli Stati Uniti che, in cambio del finanziamento dell’industria siderurgica, garantirono agli USA l’alleanza del Brasile nella seconda guerra mondiale e l’installazione di basi militari nel Nord del Paese. L’industria, cosí come il resto dei settori produttivi, erano organizzati in un sistema corporativo, sancito nel 1943 dalla legge chiamata Consolidamento delle Leggi del Lavoro, elaborata sul modello della Carta del Lavoro prodotta dal regime fascista italiano nel 1927.
La garanzia della pace sociale ebbe come conseguenza il rafforzamento del potere della polizia, soprattutto nello stato di Rio de Janeiro, all’epoca capitale del Brasile. L’introduzione di istituzioni in voga oltreoceano, come la creazione dell’associazione paramilitare della Gioventú Brasiliana, non ebbero un sucesso duraturo, eppure la loro costituzione e i loro statuti rivelano come l’ideologia dell’Estado Novo si sia ispirata a quella fascista.
Mentre perseguiva gli oppositori, legiferava per decreto, censurava la stampa e si preoccupava dell’educazione delle masse, il governo di Vargas si presentava anche come protettore dei lavoratori, caratteri che si accentuarono verso la fine dell’Estado Novo, quando le sorti della Seconda guerra mondiale crearono una inversione di tendenza. Nell’agosto del 1942 il Brasile entrò in guerra a fianco degli Alleati e, sul fronte interno, Vargas adottò una serie di misure per presentarsi come tutore dei poveri. La costruzione delle immagini di Vargas quale difensore dei lavoratori e dai poveri venne intensificata negli anni a venire, consacrando Vargas come leader populista alla ricerca del favore delle masse. In occasione delle elezioni del 1945, i sostenitori di Vargas crearono il movimento chiamato “queremismo” (dal verbo querer, volere, poiché lo slogan iniziale fu “Vogliamo Vargas”), che, tuttavia, non evitò la deposizione del presidente da parte dell’esercito e delle forze che nel 1937 lo avevano appoggiato. Fu cosí che nel 1945 l’Estado Novo brasiliano ebbe fine, mentre Getúlio Vargas sarebbe stato di nuovo presidente, dal 1950 fino al suo suicidio nel 1954.

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NOTE


[1] [Sí, questo è uno Stato Nuovo / Perché è uno stato di cose / Che non si è mai visto prima]
PESSOA, Fernando, «Sim, é o Estado Novo» Prima pubblicazione in Diário Popular, Lisboa, 30 maggio e 6 giugno 1974. Sebbene Pessoa non si possa considerare un oppositore della dittatura militare né, tantomeno, del salazarismo, come altri intellettuali portoghesi sviluppò una progressiva intolleranza nei confronti del regime, soprattutto per le sue caratteristiche censorie e gli ostacoli posti alla produzione artistica individuale. Del resto, le sue posizioni conservatrici, profondamente marcate dal nazionalismo anti-socialista, non lo portarono mai alla difesa del regime portoghese, né di Salazar. Per un approfondimento sulle interpretazioni del pensiero pessoano nei confronti del salazarismo e del fascismo italiano si veda: BARRETO, José, «O fascismo e o salazarismo vistos por Fernando Pessoa», in Estudos Italianos em Portugal, nova série, 8, 2013, pp. 99-123, .

[2] IVANI, Mario, «Il Portogallo di Salazar e l’Italia Fascista: Una Comparazione», in Studi Storici, 46, 2/2005, pp. 347-406.

[3] Il progetto salazarista includeva la costruzione di un ‘uomo nuovo’, in tutti gli ambiti della vita quotidiana, dalla casa, ai luoghi di lavoro, agli spazi dedicati alla socialità, allo sport e alla religiosità. Sulla capacità del salazarismo di “saper durare nel tempo” e sull’articolazione del totalitarismo portoghese intorno alla violenza preventiva, al controllo e alla violenza repressiva, al supporto della Chiesta cattolica e alla creazione di un sistema corporativo, si veda: ROSAS, Fernando, Salazar e o poder. A arte de saber durar, Lisboa, Tinta da China, 2012. In anni recenti, le ricerche – anche in chiave comparativa e transnazionale – sul rapporto tra fascismo portoghese, sport e Chiesa cattolica hanno dato un significativo contributo agli studi sulle caratteristiche del regime portoghese. Si veda: SERAPIGLIA, Daniele. «Costruire l’uomo nuovo. Sport e educazione in Portogallo tra religione e fascismo (1918-1940)», in Storicamente, 47, 2020, URL: < https://storicamente.org/sport-educazione-religione-fascismo-portogallo-serapiglia > [consultato il 22 febbraio 2022].

[4] Le Commissioni Elettorali furono organizzazioni composte da liste di candidati. Poiché i partiti politici continuavano a essere proibiti, furono le commissioni ad aggregare le forze dell’opposizione. Per approfondire la storia delle commissioni nelle elezioni del 1969 si veda: FERREIRA, João Palma (ed.), As eleiçoes de Outubro de 1969: Documentação básica, Lisboa, Europa-América, 1970; RABY, David Lander-Dawn Linda, Fascism and Resistance in Portugal: Communists, Liberals and Military Dissidents in the Opposition to Salazar, 1941-1974, Manchester University Press, 1988.

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Bibliografia essenziale

Bibliografia essenziale

  • BARRETO, José, «O fascismo e o salazarismo vistos por Fernando Pessoa», in Estudos Italianos em Portugal, nova série, 8, 2013, pp. 99-123.
  • CARRAZZONI, André, Getúlio Vargas, Rio de Janeiro, Livraria José Olympio editora, Livraria José Olympio editora, 1939.
  • FERREIRA, João Palma (ed.), As eleiçoes de Outubro de 1969: Documentação básica, Lisboa, Europa-América, 1970.
  • GORI, Annarita, «Celebrate Nation, Commemorate History, Embody the Estado Novo: The Exhibition of the Portuguese World (1940)», in Cultural and Social History, 15, 5/2018, pp. 699-722.
  • GORI, Annarita, CARVALHO, Rita Almeida De, «Italian Fascism and the Portuguese Estado Novo: international claims and national resistance», in Intellectual History Review, 30, 2/2020, pp. 259-319.
  • MATTOSO, José, História de Portugal, Lisboa, Círculo de Leitores, 2006.
  • MEDINA, João, História Contemporânea de Portugal, Camarate, Multilar, 1988.
  • PAULO, Heloisa, Estado Novo e propaganda em Portugal e no Brasil. O SPN/SNI e o DIP, Coimbra, Minerva Historia, 1994.
  • RABY, David, LANDER-DAWN, Linda, Fascism and Resistance in Portugal: Communists, Liberals and Military Dissidents in the Opposition to Salazar, 1941-1974, Manchester, Manchester University Press, 1988.
  • ROSAS, Fernando, Portugal e o Estado Novo (1930-1960), Lisboa, Presença, 1992.
  • ROSAS, Fernando, Salazar e o poder. A arte de saber durar, Lisboa, Tinta da China, 2012.
  • SERAPIGLIA, Daniele. «Costruire l’uomo nuovo. Sport e educazione in Portogallo tra religione e fascismo (1918-1940)», in Storicamente, 47, 2020, URL: < https://storicamente.org/sport-educazione-religione-fascismo-portogallo-serapiglia >.
  • VARGAS, Getúlio, A nova política do Brasil, Rio de Janeiro, Livraria José Olympio editora, 1938.

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Video

Videografia

1. Portogallo: paese tranquillo (Terzo canale n.17)

Film inchiesta sul Portogallo dopo la scomparsa dalla scena politica del vecchio dittatore António de Oliveira Salazar realizzato nel 1969 dal regista Joaquìn Jordà.

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2. Cenas de História T1EP04 – Salazarismo e o Estado Novo

Puntata di Censa da História dedicata alla dittatura in Portogallo.

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Galleria di immagini

Galleria di immagini

Viva o 25 de abril graffiti in Portugal by Júlio Reis via Wikimedia Commons (CC BY-SA 2.5)

1. Un murale con la scritta “Viva o 25 de Abril” (“Viva il 25 aprile”) a Coruche, in Portogallo.

"Revolução de 1930 by Claro Jansson (1877-1954) via Wikimedia Commons (CC BY 4.0).

2. Getúlio Vargas (al centro) e il suo seguito fotografato da Claro Jansson durante la sua visita a Itararé (San Paolo) nel corso del suo viaggio verso Rio de Janeiro dopo la vittoriosa rivoluzione del 1930.

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Credits

  • Miniatura: Revolução de 1930 by Claro Jansson (1877-1954) via Wikimedia Commons (CC BY 4.0).
  • Video 1: Portogallo: paese tranquillo by Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico on Youtube.
  • Video 2: T1EP04 – Salazarismo e o Estado Novo by Cenas de História on Youtube.
  • Immagine 1: Viva o 25 de abril graffiti in Portugal by Júlio Reis via Wikimedia Commons (CC BY-SA 2.5).
  • Immagine 2: Revolução de 1930 by Claro Jansson (1877-1954) via Wikimedia Commons (CC BY 4.0).

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