Numero 53 | Invio di contributi
POPULAR MUSIC E STORIA
Media, consumi e politica dagli anni Cinquanta agli anni Novanta
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A CURA DI ALESSIA MASINI
Negli studi storici la popular music è stata spesso rappresentata come colonna sonora o contrappunto musicale di grandi cambiamenti ed è stata a lungo per lo più considerata come una fonte minore, a fronte di fonti maggiori e proprie della storia. Grandi lavori di ricerca condotti su larga scala – e che hanno avuto un grande impatto e risultati nella storiografia – si sono soffermati soprattutto su temi “tradizionali”: la musica erudita europea – opera e musica classica – con le sue regole e caratteristiche specifiche; il cantautorato folk legato alla protesta degli anni Sessanta e Settanta, utile per tracciare il profilo di quella generazione politica. È impossibile predeterminare il valore o i risvolti culturali e politici della musica perché essa è parte integrante di diverse pratiche (sociali, culturali, politiche e di consumo), conflitti, narrazioni, relazioni tra individui e gruppi.
Contributi significativi allo studio della popular music nella storia sono giunti dagli approcci metodologici propri dei cultural studies, dei media studies, dagli studi sul consumismo e sul consumo. Questi hanno mostrato nuovi modi di intendere la musica nella cultura e come cultura, ponendo le basi per una ricerca innovativa in grado di superare le tradizionali opposizioni binarie: pubblico/privato; produzione/consumo; lavoro/tempo libero; affari/casa ecc.
A partire dal secondo dopoguerra abbiamo potuto osservare come, in molte occasioni, i conflitti e le culture del consumo si siano intrecciate – ad esempio all’interno delle culture giovanili degli anni Sessanta e Settanta – e come la sovrapposizione di protesta e cultura di massa abbia generato una spirale di rinnovamento che ha influito sull’opinione pubblica, il gusto di massa e il linguaggio, le identità e le rappresentazioni. Il consumo ha una natura manipolativa, così come ne ha una emancipatoria: da un lato, apre spazi di scelta, di democrazia, di trasgressione e dà spazio a esperienze di liberazione e resistenza culturale; dall’altra restringe le opzioni individuali e collettive a causa del potere delle barriere di classe, genere, razza e del gruppo etnico.
In che modo la popular music, come parte della cultura del consumo e come merce in sé, ha preso parte a questi processi?
L’obiettivo di questo numero di Diacronie è quello di contribuire a una riflessione sul rapporto tra musica, consumo e politica dagli anni Cinquanta agli anni Novanta del Novecento, così da rinnovare il concetto di popular music e indagare nuovi modi di studiare la popular music in prospettiva storica.
Diacronie incoraggia l’invio di proposte sui temi qui elencati (ma non solo su di essi):
- Consumi e media:
- L’impatto delle tecnologie sul suono, sulle tecniche di ascolto e sul consumo di musica.
- Il transfer musicale e culturale attraverso i confini nazionali grazie ai differenti mass media (radio, TV, riviste, video musicali, ecc.), agli eventi e all’oralità.
- I rapporti tra gli spazi pubblici, i luoghi di consumo e la musica (negozi, centri commerciali, bar, aeroporti, stazioni ferroviarie e degli autobus, ospedali ecc.).
- L’industria musicale, il fenomeno delle sponsorizzazioni e dei festival musicali (e come questi abbiano cambiato il consumo musicale).
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- Politica e movimenti:
- La musica e i concerti come nodi delle reti nazionali e transnazionali di fenomeni politici e culturali.
- La “autenticità” di classe e la musica popolare.
- Cantanti e cantautori non ascrivibili ai movimenti (vecchie e nuove identità dopo il “lungo 1968”).
- La trasmissione della memoria individuale, collettiva e del patrimonio culturale attraverso la musica.
- Performance, identità e comunità:
- Popular music, culture giovanili e generazioni.
- Popular music, sessualità e genere.
- I processi di costruzione dell’identità e la popular music.
- Tra mainstream e sottocultura: musica, dissidenza, commercio.
- L’impatto della popular music in lingua inglese sulla lingua e sulle pratiche dei giovani e di altri gruppi sociali nei paesi non anglo-americani.
- L’impatto della popular music e delle performance sulle narrazioni culturali, le rappresentazioni e le auto-rappresentazioni.
- Lo sviluppo di comunità di fan, anche digitali (attraverso magazine, riviste, fanzines blog, webzine, social network ecc.).
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Come inviare un articolo
Gli autori interessati devono inviare un abstract di 250 parole (massimo 1500 caratteri), una breve biografia di max 100 parole (massimo 500 caratteri) e le informazioni di contatto tramite allegato e-mail a redazione.diacronie[at]studistorici.com entro il 15 luglio 2022.
Gli articoli devono avere una lunghezza compresa tra i 35.000 e i 55.000 caratteri (spazi inclusi) e devono rispettare le norme bibliografiche e redazionali (disponibili al link: https://www.studistorici.com/proposte-di-contributi/norme-bibliografiche-e-redazionali/)
Agli autori verrà notificata l’accettazione o il rifiuto della proposta entro il 22 luglio 2022. Gli articoli andranno inviati all’indirizzo della redazione entro il 30 settembre 2022. Tutte le proposte saranno soggette a una procedura di peer review a doppio cieco. La pubblicazione del numero è prevista per marzo 2023.
Abstract e articoli possono essere inviati in lingua italiana, inglese, francese, spagnola e portoghese. La traduzione dei contributi in portoghese sarà a cura della redazione.
Per ogni necessità di informazioni supplementari si prega di prendere contatto con la redazione: redazione.diacronie[at]studistorici.com
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Credits
- Immagine della Call for paper: “Clark Terry & Ernie Wilkins” by Tom Marcello on flickr (CC BY-SA 2.0)