ISSN: 2038-0925

L’atelier de l’historien-ne: post #41

Per la rubrica L’atelier de l’historien-ne questo mese proponiamo la traduzione del post «“L’ignorance n’est pas l’innocence”. L’engagement d’une femme catholique pour l’éducation sexuelle des filles (1896)» Acquis de conscience, curato da Caroline Muller.

La traduzione e l’adattamento dal francese sono stati curati da Ludovica Lelli, curatrice della versione italiana della rubrica.

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“Ignoranza non è innocenza”. L’impegno di una donna cattolica nell’educazione sessuale delle ragazze (1896)
18 marzo 2016, aggiornato il 19 marzo 2016

di Caroline Muller

Intuitivamente – e a ragione – abbiamo la tendenza ad associare cattolicesimo e conservatorismo dei costumi. È il motivo per cui il ruolo dei cattolici in alcune iniziative considerate “progressiste” resta ancora oggi sconosciuto. Per esempio, alla fine del XIX secolo abbiamo assistito ad una presa di posizione molto forte da parte di alcune donne cattoliche in favore di un’educazione sessuale rivolta alle ragazze, in un’epoca in cui il modello della ragazza ingenua – che non sa niente delle realtà psicologiche del corpo e della sessualità –spopolava dai tempi del Secondo Impero.

La viscontessa d’Adhémar è una delle donne che hanno riflettuto sull’educazione femminile – in particolar modo riguardo al matrimonio, all’amore e alla sessualità. Questo aspetto, per i nascenti movimenti femministi, rappresenta un angolo cieco. È dalla sua opera intitolata Nouvelle éducation de la femme dans les classes cultivées (1896) – disponibile anche sul Web – che vorrei riprendere alcune frasi, in particolar modo dal suo terzo capitolo Ignorance et innocence.

Per lei, l’educazione riservata alle ragazze, che arrivano al matrimonio completamente impreparate, pesa molto sulla riuscita delle unioni. Rigetta l’idea che l’ignoranza potesse proteggere la loro innocenza e la loro moralità e riesce a dimostrare la sua idea: era la comodità a spiegare perché venissero mantenute all’oscuro di tutto. Dimostra che la virtù delle ragazze non è un dono naturale più di quanto non lo sia il pudore. E piuttosto che proteggere “la moralità naturale” delle ragazze, fondata sull’ignoranza in materia di sessualità, la viscontessa invita ad interrogarsi sulla modalità per cui la società produce un così grande squilibrio morale tra ragazze e ragazzi.

Deciderete, Padre, se è il caso di proseguire in questo progetto o lasciare perdere. Per me è molto importante cosa ne pensate: la vostra disposizione può far funzionare o far fermare ogni cosa, perché la guida è la vostra. Tanto più non mi piace il lavoro, tanto più mi sento docile.
(22 ottobre 1862)

Ancora prima di proporgli il progetto, la contessa aveva redatto la prefazione, allegata alla lettera.

Da parte sua, invece, la viscontessa d’Adhémar aveva elaborato un trattato sull’istruzione femminile da sottomettere all’abate Frémont:

L’éducation établit donc une réelle dissemblance, au profit de la femme; l’opinion publique l’accentue: prodigue envers la femme de sévérités aussi justes qu’honorables, elle témoigne envers l’homme de la plus complète et, du reste, de la plus umiliante tolérance. Il s’en suit que la femme cherche à remonter le courant; l’homme au contraire s’y livre vaincu et tranquille. L’inégalité morale des sexes procède de cette double cause, au moins autant que des inégalités physiques, d’ailleurs indiscutables et indiscutées.

Per lei questa differenza è sì, il prodotto di pregiudizi e di rappresentazioni, ma anche e soprattutto di un’educazione differenziata. Denaturalizza, quindi, la presunta essenza morale femminile:

“La disuguaglianza morale tra i sessi deriva da questa doppia causa, almeno quanto le disuguaglianze fisiche, indiscutibili ed indiscusse”

Si sofferma sul doppio standard inculcato da questa modalità educativa: un’estrema tolleranza – troppo grande, dal suo punto di vista – rispetto all’attività sessuale dei ragazzi e la relegazione delle ragazze nella più totale ignoranza fino alla loro prima notte di nozze. È quest’educazione di genere a creare la differenza; e la religione ne è in particolar modo responsabile, perché ritiene che l’immoralità inizi a riguardare i ragazzi dall’adolescenza (momento in cui le pratiche religiose terminano).

Per lei, questa tolleranza rispetto agli uomini crea mariti infedeli, pronti ad utilizzare il letto coniugale per fare delle loro giovani mogli delle “cortigiane”. Non avvertendo le ragazze, il matrimonio potrebbe diventare un “libertinaggio sensuale e intellettuale”: ecco perché le spose dovrebbero essere messe al corrente dei loro diritti e dei loro doveri, anche quando riguardano ciò che avviene nel letto coniugale.

Le sensualisme éveillé est le plus dangereux des tentateurs, et lorsque vous souhaitez l’ignorance chez vos femmes, pour accomplir aisément je ne sais quel dessein égoïste et pervers, vous leur apprenez le mépris du respect qui vous est dû, en méprisant vous-ême le respect que vous leur devez.

La penna di una contessa cattolica dell’ultimo decennio dell’Ottocento lascia una riflessione che mi sembra essere molto originale.

Come giustifica la necessità di un’educazione sessuale?

Per lei si tratta di mettere le donne nelle condizioni di compiere al meglio i propri doveri (maternità ed educazione) dando loro i mezzi per resistere ai “mariti corruttori” che potrebbero trascinarle in una vita immorale.

Les intérèts de la dependance et la préparation à la mission future veulent, même chez les jeunes filles les plus angéliques, une éducation élargie et profonde.

La differenza a livello morale che poteva nascere col matrimonio doveva essere combattuta dal principio:

Nell’ultima fase dell’educazione, conviene tracciare i limiti futuri di una libertà limitata, sia teoricamente che praticamente.

Sottolinea il ruolo dei padri e degli uomini in generale nel voler mantenere le donne nell’ignoranza.

Dira-t-on cependant d’où provient chez les hommes la confusion des termes « ignorance et innocence », qui ferme à l’éducation des filles le domaine dès lors inexploré de principes directeurs indispensables? – Elle résulte non seulement de la foi paternelle et conjugale, qui présente aux pères et aux maris leurs filles et leur femme comme des exceptions soustraites au mal –

Particolarmente interessante: le accuse contro gli uomini sono particolarmente violente. A suo avviso, gli uomini rifiutano che le ragazze abbiano un’idea, anche minima, delle realtà psicologiche per essere più liberi di manipolarle. Attacca direttamente ciò che descrive come una privazione del sapere in favore di “disegni perversi ed egoisti”:

sens commandent au mariage chrétien – ne faut-il pas voir, dans le prude ostracisme qui inspire les maîtres de l’opinion publique, un retour personnel assez mal dissimulé et peu intéressant? Est-ce le vrai souci de l’innocence féminine qui inspire les hommes, ou bien la secrète prétention d’exercer, un jour, dans le mariage, une liberté sans entraves? L’irréligion et le sensualisme ne combattent-ils pas ici plutôt que les respectables scrupules?

Dipinge la sessualità coniugale come il luogo in cui il rapporto di forza a vantaggio dei mariti ha origine. Questi vorrebbero proteggere il privilegio maschile, “l’onnipotenza maschile” per poter utilizzare i corpi delle mogli a proprio piacimento. È la ragione per cui le ragazze dovrebbero essere istruite prima del matrimonio: la contessa ritiene sia impossibile che possano trovare una scuola di virtù all’interno del matrimonio (“Lasciata al marito, ignara delle linee guida da seguire…”)

Qui si può facilmente notare l’ambiguità dell’obiettivo: difendendo un’educazione che permetterebbe di corrispondere meglio agli standard di moralità imposti alle mogli, la contessa promuove la riappropriazione di una conoscenza del proprio corpo che deve essere messa al servizio di un più rigoroso assoggettamento alle regole stabilite dalla Chiesa cattolica in materia di sessualità.

Quello che dice degli uomini mi sembra singolare: si raccomanda anche di occuparsi di una nuova educazione dei ragazzi, perché ritiene che l’educazione alla sessualità dovrebbe essere applicata indistintamente dal genere. Ma sembra anche oscillare tra la volontà di rivolgersi alle madri e quella di parlare ai mariti, che attacca direttamente.

Intérèts de la vertu ou ceux du vice? L’omnipotence masculine n’obéit-elle pas aux passions plutôt qu’à la conscience, lorsqu’elle vis eau souverain pontificat?
Le sensualisme éveillé est le plus dangereux des tentateurs, et lorsque vous souhaitez l’ignorance chez vos femmes, pour accomplir aisément je ne sais quel dessein égoïste et pervers, vous leur apprenez le mépris du respect qui vous est dû, en méprisant vous-même le respect que vous leur devez.

Per lei sono gli uomini ad introdurre la “sensualità” nella sessualità coniugale e a promuovere la depravazione dei costumi. La riforma del comportamento dei ragazzi è quindi importante almeno quanto l’educazione delle ragazze.

Definisce la traccia di quello che bisogna dire per preparare “l’improvviso ampliamento del futuro” (il matrimonio). Questa fase della formazione dovrebbe cominciare intorno ai 16 anni, l’età della maturità “del corpo, dello spirito e del cuore”. Prevede di legare le spiegazioni da dare sulla sessualità coniugale a quelle date in occasione delle prime mestruazioni:

sur les flots perfides des passions. Quand des phénomènes physiologiques annoncent des fonctions nouvelles, l’éducation a le devoir de les expliquer scientifiquement, comme un fait d’ordre naturel, sans d’ailleurs s’égarer dans des analyses inutiles.

Se le ragazze non venissero istruite in casa, potrebbero occuparsene delle educatrici formate specificatamente. La contessa ritiene essenziale che questa formazione si inscriva in una più generale educazione affettiva e sentimentale atta a trasfondere i fondamentali principi cattolici in materia di coppia e di amore. Secondo lei, tutto ciò dovrebbe riuscire ad “elevare il matrimonio”, anche a fronte di un marito corruttore.

Prevede anche tutte le possibili future obiezioni: bisogna addossarsi il rischio di traumatizzare giovani e genitori? Non si rischia di allontanare troppo gli uomini dalle donne? Si aspetta delle dure critiche:

Non c’è verità che oltraggi il Santo Pudore.

Inoltre, pensa che il XIX secolo stia regredendo e ricorda che la stessa Vergine Maria, quando ha risposto all’angelo alle sue domande sulla gravidanza, le basi della sessualità sembrava conoscerle:

Come può essere possibile, risponde lei, visto che non ho conosciuto nessun uomo?

Se la stessa Vergine Maria era stata istruita, sarebbe molto ipocrita opporsi alla stessa istruzione per le giovani ragazze.

Ci si può chiedere in che contesto questo testo sia stato scritto. Ho trovato il discorso tenuto dalla viscontessa d’Adhémar particolarmente radicale per una nobile cattolica. Una prima spiegazione la si può rintracciare in riferimento alla sua educazione: si è convertita al protestantesimo in età adulta, dopo il suo incontro con l’abate Frémont, divenuto poi sua guida spirituale. È quindi in una posizione particolare, e non è rappresentativa delle donne cattoliche e della loro socializzazione. In ogni caso, non è particolarmente sorprendente che siano le persone di fede cattolica ad essersi interessate prima di altre alla possibilità di educare alla sessualità: per loro è conveniente trasmettere i precetti della Chiesa in materia di sessualità e amore, e ciò non è possibile senza verbalizzarli. La virtù spirituale passa dal corpo e dall’educazione del corpo.

Infine, ho rivolto la mia attenzione alla sua vita personale: il suo impegno per l’educazione sessuale delle ragazze può forse essere spiegato dalla sua esperienza, caratterizzata da ripetute sofferenze legate alla sessualità coniugale. Se è vero che presenta il suo progetto come un mezzo per rendere il matrimonio più aderente alla morale cristiano-cattolica, è anche vero che l’educazione è uno strumento di riappropriazione del sé, di attenuazione del trauma della notte di nozze e di limitazione dell’eventualità di gravidanze ripetute e delle sofferenze a queste legate – se i mariti accettano di praticare l’astinenza – a cui lei aspirerebbe.

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