ISSN: 2038-0925

ControVersa: Illusione/convinzione: una controversia nella storiografia francese sulla militanza comunista?

di Marion LABEŸ

L’impegno come «enigma»

L’impegno comunista è stato per tanti un «enigma» [1] che ha suscitato una certa controversia nella storiografia francese, dovuta spesso a una lotta ideologica tra storici, nonché a una certa confusione in merito all’oggetto di studio. Questa controversia affonda le sue radici nella guerra fredda, ma si inserisce in particolare nel contesto specifico della contesa tra storici francesi del comunismo iniziata negli anni Novanta e che ha avuto un impatto duraturo sulla comunità degli storici [2]. Alcuni pensatori e storici hanno concepito l’impegno comunista come un’illusione [3], cioè come il risultato dell’indottrinamento dei militanti, della natura ingannevole della propaganda comunista e del mito sovietico, della dimensione teleologica del progetto comunista; altri, invece, guardando alla storia sociale, alle pratiche e agli attori del movimento comunista, hanno cercato di capire i modi in cui le persone hanno aderito al comunismo e vissuto la propria militanza. Tra questi, gli storici Bernard Pudal e Claude Pennetier hanno recentemente ribadito, nell’introduzione al loro volume pubblicato in occasione del centenario della rivoluzione d’ottobre, la differenza tra il loro approccio e una certa visione dell’impegno comunista, ridotto a una «cecità» [4] o a un’«illusione» [5].

L’impegno comunista tra «illusion» e «désenchantement»

Nel contesto della svolta storiografica nella storia del comunismo in Francia, seguente al crollo dell’URSS e all’apertura degli archivi di Mosca, avvenuta all’inizio degli anni Novanta, è stato riattivato un discorso che tendeva a criminalizzare l’intera esperienza comunista e a denunciare l’antifascismo come un «mito» [6], in particolare a partire dalle osservazioni di Stéphane Courtois [7]. Nella biografia di Boris Souvarine scritta da Jean-Louis Panné, pubblicata nello stesso periodo, compare il paradigma dell’illusione e del fascino: l’ex dirigente della Section française de l’Internationale communiste (SFIC) vi è presentato come «il primo disincantato dal bolscevismo»
Gli studi su queste linee interpretative, contestualmente a una nuova sensibilità da parte dello Stato verso il territorio e ai problemi sorti dallo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, sembrano esaurirsi dopo aver raggiunto il loro apice alla fine degli anni Novanta. Successivamente, è emersa una crescente miniaturizzazione caratterizzata da approfondimenti di storia locale, che ha contribuito a rendere più sfaccettata e particolareggiata la vicenda bonificatrice, abbandonando in sostanza la dimensione politica [8]. Dopo essere stato bibliotecario presso l’Institut d’histoire sociale, fondato da Souvarine, nonché segretario di quest’ultimo, Panné ha collaborato negli anni Novanta con Stéphane Courtois e ha contribuito con lui alla stesura de Le livre noir du communisme, la cui pubblicazione si inserisce nell’aggiornamento dell’interpretazione totalitaria del fenomeno comunista nelle scienze sociali [9] . L’analisi dell’impegno comunista in termini di «illusione» percorre anche il celebre saggio di François Furet sull’idea comunista nel Novecento, pubblicato anch’esso a metà degli anni Novanta, Le passé d’une illusion. In questo libro, Furet definiva i sostenitori della rivoluzione bolscevica come «la prima generazione di disincantati» [10] e analizzava le traiettorie di coloro (come Boris Souvarine o Pierre Pascal) che avevano abbracciato il comunismo come «un credo» e avevano finito per «uscire dall’incantesimo» [11]. Qualche anno dopo Courtois, nel chiedersi perché i militanti stranieri «che non erano legalmente soggetti a Mosca, lavorassero in modo così servile per un regime straniero» [12], ha ipotizzato il primato della politica internazionale e della leadership di Mosca sulla politica interna del Partito comunista francese e la dimensione fondamentalmente religiosa del fenomeno comunista [13].

Adesione e convinzione: storia sociale, sociologia e sociobiografia dell’impegno comunista

D’altra parte, però, sin dagli anni Sessanta altri studiosi, non necessariamente opposti alle interpretazioni del comunismo in termini di «illusione», «incanto» o «religione secolare», hanno cercato, attraverso una prospettiva multidisciplinare, di analizzare più specificamente la questione dell’impegno comunista. Georges Lavau ha così individuato diversi tipi di adesione al comunismo, mentre Annie Kriegel, ex militante del PCF, distingueva diversi gradi di adesione, i quali richiedevano una «riforma personale» più o meno compiuta. Marc Lazar, a sua volta, si è interessato non all’adesione ma all’impegno, cioè ha cercato di capire non perché ma come si diventa comunisti [14]. Lui e altri studiosi si sono anche interrogati sulla rilevanza epistemologica dell’analogia funzionalista tra comunismo e religione e della categoria di «conversione» [15]. Dagli anni Ottanta, un gruppo di studiosi legato al Centre d’histoire sociale des mondes contemporains, fondato da Jean Maitron, ha sviluppato una riflessione storica e sociologica sul comunismo e il sindacalismo su diverse scale, incentrata sugli attori, dal dirigente al militante di base, con particolare attenzione alla professionalizzazione, alle identità e ai molti modi in cui il comunismo è stato fatto proprio da alcune fasce di popolazione. Questa storia sociale esaminava il partito comunista e i suoi militanti come attori specifici del movimento operaio francese [16]. All’interno di questo filone storiografico si è sviluppato l’approccio “sociobiografico” elaborato in particolare da Claude Pennetier e Bernard Pudal. Esso si basava sulla sociologia, la microstoria, la prosopografia e sull’analisi degli “ego-documenti”, ispirandosi alla soviet subjectivity, cioè allo studio delle relazioni soggettive e delle logiche sociali all’opera nelle società sovietiche [17]. Grazie all’uso delle fonti autorappresentative e in particolare le autobiografie di partito, si è potuto esplorare i modi in cui i militanti valutarono sé stessi e si sottoposero al processo di verifica da parte dell’organizzazione politica. Se i comunisti furono effettivamente controllati e soggetti a una disciplina di partito che richiedeva obbedienza e abnegazione, dall’altro furono anche attori della costruzione del «soggetto comunista» [18]. Bernard Pudal, riflettendo nel 2009 sul declino del PCF, ha differenziato il proprio approccio da quello di una «certa storiografia del comunismo che si propone[va] di “descrivere” i “crimini” del comunismo sostenuti dalle “illusioni” omicide a cui [erano] legati» e che conduceva alla «liquidazione simbolica» dell’intero passato comunista [19]. Il problema non riguarda tanto l’«illusione» ma il carattere necessariamente plurale di tale fenomeno: l’importante è «non confondere le pratiche dei militanti con l’istituzione politica […]» [20]. La sociobiografia consente di non limitare l’analisi dell’impegno politico alla capacità di omogeneizzazione del partito.

Oltre l’enigma

Il dialogo tra storia politica e culturale e sociologia dell’impegno e del disimpegno ha permesso di rivalutare, in una prospettiva processuale, i temi dell’adesione, della disaffezione e della conversione militante [21]. Gli studi riguardanti i viaggi e la strutturazione dell’immagine dell’Unione sovietica in Francia hanno inoltre permesso di ripensare in maniera stimolante e innovatrice la costruzione e la ricezione in Francia del mito sovietico [22]. L’impegno comunista, in quanto fenomeno condizionato da più fattori – il periodo storico, il livello di responsabilità dei militanti, l’ambiente socio-politico – può difficilmente essere studiato nel suo complesso e in maniera unitaria, senza correre il rischio di cadere in interpretazioni essenzialistiche spesso condizionate dalle sensibilità politiche degli stessi autori.
Tuttavia, sarebbe semplicistico e sbagliato ridurre l’opposizione tra “illusione” e “convinzione” a una controversia tra storici anticomunisti/comunisti, perché, come si è visto, è anche il risultato di approcci metodologici diversi. Inoltre, i confini tra questi due tipi di discorsi sono permeabili.
In seguito alle critiche rivoltegli da Jean-Louis Panné che riteneva inappropriato e falso parlare della «vocazione proletaria» dello Stato scaturito dalla rivoluzione bolscevica [23], Romain Ducoulombier, autore di un libro sulle origini della SFIC, ha assunto una linea più moderata, ritenendo che gli storici dovessero accettare due fatti evidenti: il comunismo si era effettivamente basato fin dall’inizio su una «menzogna volta a salvaguardare la sua illusoria promessa»; tuttavia, per comprendere la storia dei comunisti, era necessario tener conto del «potere sull’immaginario» esercitato dallo Stato bolscevico e dalla sua «vocazione proletaria» [24]. Al di là dell’effettivo inquadramento e assoggettamento dei militanti comunisti, la questione dell’impegno non può in effetti ignorare l’impatto del «soffio d’ottobre» [25] e della «grande luce dell’Est» [26] sulle mentalità degli attori del movimento operaio. Sebbene la lotta ideologica tra gli storici non sia più così intensa, le numerose pubblicazioni apparse dal centenario della rivoluzione d’ottobre dimostrano che il dibattito non è del tutto chiuso. L’“enigma” dell’impegno comunista non risiede tanto nella militanza in sé quanto nel significato storico che coloro che l’hanno studiato hanno voluto dare al comunismo stesso.

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NOTE


[1] LAZAR, Marc, «Le parti et le don de soi», in Vingtième siècle. Revue d’histoire, 60, 1998, pp. 35-42, p. 42.

[2] La polemica è iniziata in particolare con la pubblicazione del libro di COURTOIS, Stéphan, WERTH, Nicolas, PANNE, Jean-Luis et al., Le livre noir du communisme. Crimes, terreur, répression, Paris, R. Laffont, 1991 [ed. it.: Il libro nero del comunismo, Milano, Mondadori, 1998], ed è proseguita con la pubblicazione del libro di DREYFUS, Michel, GROPPO, Bruno et al., Le siècle des communismes, Paris, Ed. de l’Atelier, 2000, presentato dal suo editore come una sorta di risposta al Livre noir.

[3] Cfr. FURET, François, Le passé d’une illusion. Essai sur l’idée communiste au XXe siècle, Paris, Calmann Lévy, Robert Laffont, 1995.

[4] Cfr. JELEN, Christian, L’aveuglement. Les socialistes et la naissance du mythe soviétique, Paris, Flammarion, 1984. In un’ottica simile, si veda anche il terzo volume del recente saggio di WOLTON Thierry, Une histoire mondiale du communisme: essai d’investigation historique, t. 3., Une vérité pire que tous les grands mensonges: les complices, Paris, Perrin, 2021.

[5] PUDAL, Bernard, PENNETIER, Claude, Le souffle d’octobre 1917. L’engagement des communistes français, Ivry-sur-Seine, France, Éditions de l’Atelier, 2017, pp. 23-32.

[6] Cfr. KRIEGEL, Annie, «Sur l’antifascisme», in Commentaire, 50, 1990, p. 300; FURET, François, op. cit., p. 193.

[7] Cfr. COURTOIS Stéphane, «Archives du communisme: mort d’une mémoire, naissance d’une histoire», in Le Débat, 77, 6/1993, pp. 145-156. Piu recentemente ID., Lénine, l’inventeur du totalitarisme, Paris, Perrin, 2017.

[8] PANNE, Jean-Louis, Boris Souvarine: le premier désenchanté du communisme, Paris, R. Laffont, 1993, p. 396.

[9] COURTOIS, Stéphane, WERTH, Nicolas, PANNE, Jean-Louis et al., Le livre noir du communisme. Crimes, terreur, répression, cit.

[10] FURET, François, op. cit., p. 338.

[11] Ibidem, pp. 175-200.

[12] COURTOIS, Stéphane, Le bolchévisme à la française, Paris, Fayard, 2010, p. 33.

[13] Cfr. ID., De la contre-société à la contre-église : la dimension religieuse du phénomène communiste français, in COURTOIS, Stéphane, LAZAR, Marc, TRIGANO, Shmuel (dir.), Rigueur et passion. Mélanges en l’honneur d’Annie Kriegel, Paris-Lausanne, Cerf/L’Âge d’homme, 1994, pp. 175-188.

[14] LAZAR, Marc, «Le parti et le don de soi», cit., pp. 36-37.

[15] LAZAR, Marc, Communisme et religion, in COURTOIS, Stéphane, LAZAR, Marc, TRIGANO, Shmuel, Rigueur et passion, cit., pp. 139-173; LAVABRE, Marie-Claire, Communisme: conversions, déconversions, reconversions, in HEURTIN, Jean-Philippe, MICHEL Patrick (dir.), La conversion et ses convertis. Production et énonciation du changement individuel dans le monde contemporain, Paris, Politika, 2021, pp. 61-81.

[16] Cfr. PUDAL, Bernard, Prendre parti. Pour une sociologie historique du PCF, Paris, Presses de la Fondation nationale des sciences politiques, 1989; PUDAL, Bernard, PENNETIER, Claude (dir.), Autobiographies, autocritiques, aveux dans le monde communiste, Paris, Belin, 2002; BOULLAND, Paul, Des vies en rouge: militants, cadres et dirigeants du PCF, 1944-1981, Ivry-sur-Seine, les Éditions de l’Atelier, 2016; MISCHI, Julian, Le Parti des communistes. Histoire du Parti communiste français de 1920 à nos jours, Marseille, Hors d’atteinte, 2020. In Italia si veda BOARELLI, Mauro, La fabbrica del passato. Autobiografie di militanti comunisti (1945-1956), Milano, Feltrinelli, 2007.

[17] Cfr. HALFIN, Igal, «Looking into the Oppositionists’ Souls: Inquisition Communist Style», in The Russian Review, 60, 3/2001, pp. 316-339; HELLBECK, Jochen, Revolution on my mind: writing a diary under Stalin, Cambridge, Harvard University Press, 2006.

[18] PENNETIER, Claude, PUDAL, Bernard (dir.), Le sujet communiste. Identités militantes et laboratoire du «moi», Rennes, PUR, 2014.

[19] PUDAL, Bernard, Un monde défait: les communistes français de 1956 à nos jours, Bellecombe-en-Bauges, Éd. du Croquant, 2009, p. 14.

[20] Ibidem, p. 16.

[21] Cfr. LECLERCQ, Catherine, «Engagement et construction de soi. La carrière d’émancipation d’un permanent communiste», in Sociétés contemporaines, 84, 4/2011, pp. 127‑149.

[22] Cfr in particolare MAZUY, Rachel, Croire plutôt que voir ?: Voyages en Russie soviétique (1919-1939), Paris, O. Jacob, 2002; CŒURE, Sophie, La grande lueur à l’Est, Paris, Seuil, 1999.

[23] Panné si riferiva a un articolo di Ducoulombier pubblicato in un numero della rivista «L’Histoire» dedicato al congresso di Tours: DUCOULOMBIER, Romain, «Congrès de Tours: le “big bang”», in L’Histoire, 359, 2010, pp. 40-51.

[24] DUCOULOMBIER, Romain, «Ne pas oublier Souvarine», in L’Histoire, 361, 2011, p. 20.

[25] PUDAL, Bernard, PENNETIER, Claude, Le souffle d’octobre, cit.

[26] Cfr. ROMAIN, Jules, Cette grande lueur à l’Est, Paris, Flammarion, 1945 ; COEURE Sophie, La grande lueur à l’Est, cit.

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Bibliografia essenziale

Bibliografia essenziale

  • COURTOIS, Stéphan, WERTH, Nicolas, PANNÈ, Jean-Luis, BARTOŠEK, Karel, MARGOLIN, Jean-Luis, PACZKOWSKI, Andrzej, Le livre noir du communisme. Crimes, terreur, répression, Paris, R. Laffont, 1991 [ed. it.: Il libro nero del comunismo, Milano, Mondadori, 1998].
  • DREYFUS, Michel, GROPPO, Bruno, INGERFLOM, Claudio, LEW, Roland, PENNETIER, Claude, PUDAL, Bernard, WOLIKOW, Serge, Le siècle des communismes, Paris, Ed. de l’Atelier, 2000.
  • DREYFUS, Michel, PENNETIER, Claude, VIET-DEPAULE, Nathalie, La part des militants. Biographies et mouvement ouvrier: Autour du Maitron, dictionnaire biographique du mouvement ouvrier français, Paris, Les éditions de l’atelier/Les éditions ouvrières, 1996.
  • DUCOULOMBIER, Romain, Camarades! La naissance du Parti communiste français, Paris, Perrin, 2010.
  • FILLIEULE, Olivier (dir.), Le désengagement militant, Paris, Belin, 2005.
  • FURET, François, Le passé d’une illusion. Essai sur l’idée communiste au XXe siècle, Paris, Calmann Lévy, Robert Laffont, 1995.
  • GIRAULT, Jacques (dir.), Des communistes en France (années 1920-années 1960), Paris, Éditions de la Sorbonne, 2002.
  • KRIEGEL, Annie, Les communistes français. Essai d’ethnographie politique, Paris, Seuil, 1968.
  • LAZAR, Marc, «Le parti et le don de soi», in Vingtième siècle. Revue d’histoire, 60, 1998, pp. 35-42.
  • PUDAL, Bernard, Prendre parti: pour une sociologie historique du PCF, Paris, Presses de la Fondation nationale des sciences politiques, 1989.
  • PUDAL, Bernard, PENNETIER, Claude, Le souffle d’octobre 1917. L’engagement des communistes français, Ivry-sur-Seine, France, Éditions de l’Atelier, 2017.

Sitografia

Sitografia

  • Le Maitron. Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier, mouvement social, URL: https://maitron.fr/ [consultato il 23 dicembre 2023].

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Video

Video

Autobiographies et mouvement ouvrier. Presentazione: Claude Pennetier, Bernard Baissat. Con Gérard Belloin e lo storico Berbard Pudal.

Trasmissione di storia sociale «Passé Présent», trasmessa su Canal Web, il 16 dicembre 1999.

Une certaine histoire du communisme. Con Thierry Wolton e Guillaume Roubaud-Quashie.

Programma di Sud Radio, 16 dicembre 2020.

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Galleria di immagini

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1. Stéphane Courtois.






2. Nicolas Werth.






3. Jean-Louis Panné.

Credits

  • Immagine 1: Stéphane Courtois le 6 novembre 2009 lors du colloque international “Sortir du communisme, changer d’époque” organisé par Fondapol en partenariat avec la Fondation Robert-Schuman by Fondapol – Fondation pour l’innovation politique on Wikipedia Commons (CC BY-SA 2.0).
  • Immagine 2: Nicolas Werth, a French historian by A.Savin on on Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 (CC BY-SA 3.0).
  • Immagine 3: Jean-Louis Panné le 6 novembre 2009 lors du colloque international “Sortir du communisme, changer d’époque” organisé par Fondapol en partenariat avec la Fondation Robert-Schuman by Fondapol – Fondation pour l’innovation politique on Wikipedia Commons (CC BY-SA 2.0).

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