Prefazione n. 14 – agosto 2013
di Jacopo BASSI e Deborah PACI
Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 14, 2|2013
Il numero 14 di Diacronie si compone di due distinte sezioni: il Laboratorio e un approfondimento, composto di tre saggi, sul tema della vena espansionista italiana.
Il Laboratorio è stato concepito come uno spazio di pubblicazione per i lavori svolti dagli studenti dei corsi di Laurea Magistrale; l’intento, quando l’idea è sorta, a partire da uno spunto della Professoressa Francesca Sofia, era quello di dare visibilità agli argomenti e agli elaborati sviluppati nell’ambito delle lezioni dei corsi di Laurea. Dove sono presenti laboratori di ricerca a tutti gli effetti (pensiamo ad esempio ai casi francesi e brasiliano), in grado di coinvolgere anche gli studenti dei master, l’operazione è stata realizzata ed ha portato buoni risultati. Alle indubbie finalità didattiche (lo sviluppo della capacità di trattare un argomento affrontandolo attraverso diversi casi studio, ma partendo da premesse comuni; l’utilizzo della “cassetta degli attrezzi” dello storico; l’esercizio della scrittura; l’adattamento del proprio lavoro in vista di una pubblicazione), che competono però più agli interessi del versante accademico, si unisce la possibilità, per Diacronie e per i suoi lettori, di vedere in opera le prime fasi di costruzione di un saggio di storia. Per via della genesi degli elaborati e per come il lavoro degli studenti del corso di Storia delle istituzioni sociali e politiche europee si è sviluppato, invitiamo i lettori a considerare il laboratorio come un unicum, i cui saggi, pur nelle loro specificità, portano avanti una comune riflessione.
Per parte nostra la speranza è quella di avere contribuito al livellamento dello scalino che ancor oggi permane fra i luoghi di formazione dello storico (i corsi di laurea e il master) e gli spazi dedicati alla diffusione della ricerca.
La sezione Un posto al sole raccoglie invece tre saggi dedicati ai disegni operati dai governi italiani per affermare il paese sulla scena internazionale, seppur in diversi ambiti d’azione, cercando di affrancarsi dal ruolo di Potenza minore.
L’aspirazione espansionistica dell’Italia nel continente africano ha una lunga storia che affonda le sue radici nella seconda metà dell’Ottocento e che con l’avvento del fascismo raggiunse il suo apice.
Il saggio di Michele Pandolfo, La Somalia coloniale: una storia ai margini della memoria italiana, ripercorre le tappe dell’interesse da parte italiana nei confronti della Somalia, dall’Ottocento sino al termine della Seconda guerra mondiale, quando le Nazioni Unite affidarono all’Italia uno speciale protettorato sul paese: l’Amministrazione fiduciaria italiana sulla Somalia (Afis).
La conquista dell’Etiopia e la proclamazione dell’Impero rappresentarono il momento di massimo consenso degli italiani nei confronti del regime fascista. Agli occhi della comunità internazionale il fascismo pretese di indossare le vesti dell’erede designato della missione universale e imperiale che era stata di Roma antica. João Fábio Bertonha con Paranoie fasciste? Il volontariato in favore dell’Etiopia durante la guerra del 1935-1936 affronta un aspetto della guerra in Etiopia trattato marginalmente dalla storiografia italiana: quello dei timori da parte della diplomazia italiana rispetto all’eventualità che potesse sorgere non soltanto una resistenza etiope all’invasione italiana, ma anche svilupparsi una forma di volontariato antifascista internazionale.
Nel corso degli anni Venti, e con maggiore intensità negli anni Trenta, si andò diffondendo l’idea secondo la quale l’Italia avesse acquisito, dopo secoli di oscurità, il diritto di alzare la voce sulla scena internazionale. Il saggio di Rubén Domínguez Méndez, El fascismo italiano y la Exposición Internacional de Barcelona de 1929, tratta della partecipazione dell’Italia all’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929: un’occasione per il fascismo italiano di affermare di fronte alla comunità internazionale i traguardi conseguiti dal regime nei primi anni della sua attività di governo, nonché la solidità dei rapporti con la dittatura di Primo de Rivera. Nella prospettiva fascista la credibilità e l’autorevolezza in ambito internazionale avrebbe contribuito a modificare l’immagine degli italiani all’estero: abituati a emigrare in ogni parte del mondo alla ricerca di un lavoro, non si sarebbero visti obbligati a chinare il capo di fronte a nuovi padroni. Il fascismo voleva infondere a tutti gli italiani, sia residenti nel Regno, sia nelle comunità sparse nel mondo, la cognizione di appartenere ad una grande nazione che poteva sedere al tavolo delle trattative con le altre nazioni e ricercare il suo “posto al sole”.
Chiude il numero la consueta sezione dedicata alle recensioni.
Buona lettura,
Jacopo Bassi e Deborah Paci
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BASSI, Jacopo, PACI, Deborah, «Prefazione n. 14 – agosto 2013», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 14, 2|2013
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