ISSN: 2038-0925

Panoramica – Romania 2014

BOSOMITU, Ştefan, <em>Miron Constantinescu. O biografie</em>, Bucarest, Humanitas, 2014, 480 pp.

BOSOMITU, Ştefan, Miron Constantinescu. O biografie [Miron Constantinescu. Una biografia], Bucarest, Humanitas, 2014, 480 pp.

Si sono dovuti aspettare venticinque anni dalla fine del regime comunista per vedere pubblicata la prima biografia di un personaggio che è stato al contempo intellettuale di spicco e dirigente comunista romeno. Questa lunga attesa è stata necessaria per porsi a una certa distanza dal contesto storico e per poter accedere alle fonti archivistiche. La biografia di Miron Constantinescu è il prodotto di una tradizione di ricerca maturata nella Romania post-comunista dall’Istituto di Investigazione dei Crimini del Comunismo e della Memoria dell’Esilio Romeno, di cui l’Autore, che aveva già trattato la biografia storica di Constantinescu nella sua tesi di dottorato (2011), è ricercatore. La biografia storica è un metodo per analizzare una generazione e il suo impegno politico per l’ideale comunista che si snoda nel ventesimo secolo tra clandestinità nel periodo interbellico e regime comunista nel secondo dopoguerra. La biografia, infatti, non si limita alla ricostruzione cronologica della vita di Constantinescu, ma cerca di dare un ritratto della vita in clandestinità nel periodo interbellico, e di spiegare i meccanismi che hanno regolato le relazioni tra i vertici del partito durante il regime. A tal proposito, il caso di Constantinescu è esemplare: questi, entrato in conflitto con il segretario del partito Gheorghiu-Dej, viene degradato a incarichi accademici minori alla fine degli anni cinquanta. Il cambio di regime, con l’ascesa di Ceausescu, portò alla sua riabilitazione e alla sua ascesa come accademico, divenendo professore titolare dell’Università di Bucarest e presidente dell’Accademia di Scienze Sociali e Politiche. Da quella posizione, la vita di Constantinescu fu dedicata alla rinascita della scuola sociologica romena fino alla morte, nel 1974, e all’oblio della sua memoria come politico e accademico. Le peripezie descritte nella biografia di Constantinescu, come filo conduttore dell’opera, non hanno una “tesi”, ma sono piuttosto il giusto metodo di analisi delle intricate vicende che hanno coinvolto il vertice del potere politico e gli intellettuali durante il regime comunista. In definitiva, il volume di Bosomitu riesce nell’intento di rendere la dimensione di complessità del comunismo romeno, presentando al lettore accademico un’imponente mole di informazioni utili per continuare a ricostruire il puzzle di una storia ancora in fase di scrittura.

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MITU, Melinda, MITU, Sorin, Ungurii despre români. Naşterea unei imagini etnice, Polirom, Iaşi, 2014, 424 pp.
MITU, Melinda, MITU, Sorin, Ungurii despre români. Naşterea unei imagini etnice [Gli Ungheresi sui Romeni. Nascita di un’immagine etnica], Iaşi, Polirom, 2014, 424 pp.

Con un incredibile sforzo bibliografico, Melinda e Sorin Mitu ricostruiscono l’immagine dei Romeni presso la cultura ungherese, fornendo al lettore le immagini mentali e le rappresentazioni ideologiche che hanno contribuito a tipicizzare i romeni negli scritti di intellettuali e politici ungheresi. Il volume è infatti scritto sulla base dell’analisi di una vasta varietà di documenti, comprendenti manoscritti, discorsi, saggi, diari di viaggio ed articoli di giornale in lingua ungherese che hanno contribuito a veicolare idee sui vicini romeni. Tre le parti che compongono l’opera. La prima, sul passato dei romeni nella storiografia ungherese dell’Ottocento, arriva alla conclusione che il passato dei romeni è poco trattato dagli storici ungheresi, e che è stato, nel diciannovesimo secolo, sempre letto con coerenza rispetto alle necessità politiche del presente. Le storiografie romena e ungherese hanno elaborato miti storiografici per queste necessità, perpetrando il conflitto in numerose polemiche su un passato tanto più simbolico quanto più remoto (il mito delle origini). I romeni sono invece molto presenti nei discorsi degli ideologici e dei giornalisti ungheresi. L’immagine dei romeni è descritta dagli intellettuali ungheresi europeizzati quali contadini. Come la seconda parte del libro dimostra, il romeno è visto come “buon selvaggio”, immagine facilmente manipolabile che ha infatti, a seconda della qualità delle relazioni politiche tra i due popoli, messo in evidenza sia la mancanza di civiltà dei romeni, sia il potenziale positivo di integrazione di questi nella società ungherese. Un’opera importante, indicativa dell’incessante tentativo degli storici romeni di decostruire i miti storiografici nazionali (questa volta, quelli ungheresi), rendendoli per quello che sono: immagini create da un élite intellettuale il più delle volte non disinteressata a creare un nemico esterno alla nazione.

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CESEREANU, Ruxandra, Panopticum. Eseu despre tortură în secolul XX, Iaşi, Polirom, 2014, 301 pp.
CESEREANU, Ruxandra, Panopticum. Eseu despre tortură în secolul XX [Panopticum. Saggio sulla tortura nel XX secolo], Iaşi, Polirom, 2014, 301 pp.

Seguendo il percorso di ricerca inaugurato decenni addietro da Michel Foucault ed Elaine Scarry, Panopticum è uno studio sulla mentalità umana che introduce il lettore al tema della tortura politica. Questa, oggetto della ricerca di Cesereanu, appare in tutte le culture umane, dalle più antiche fino al XXI secolo. Divenuta programmatica e normata durante il medioevo, nel ventesimo secolo la tortura diviene scientifica, potendo i torturatori contare su una strumentazione industriale per mettere in atto la distruzione dei corpi. Nel contempo, sostiene Cesereanu, la tortura politica del ventesimo secolo sembra aver compiuto un salto qualitativo rispetto al passato, essendo stata finalizzata più all’atto della distruzione in sé che come mezzo per ottenere informazioni o sottomissione dalle vittime. Proprio per questo motivo, l’immaginazione umana è tornata a ricoprire un ruolo chiave nell’atto di umiliare il morale e distruggere il corpo delle vittime nell’epoca contemporanea. Un’immaginazione che, a detta dell’autrice, dipende dalla Weltanschauung del popolo che la pratica. Il panorama descritto nel volume spazia dal Gulag all’Olocausto, dalle mutilazioni genitali femminili nei paesi arabi alle torture nei regime autoritari e fascisti sudamericani, dal regime dei colonnelli greci all’occupazione francese in Algeria. Il libro è alla sua seconda edizione, essendo la memoria collettiva romena obbligata a fare i conti con un passato recente nel quale le torture sono state una triste e terribile realtà.

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OFRIM, Alexandru, Strădi vechi din Bucureştiul de azi, Bucarest, Humanitas, 2014, 304 pp.
OFRIM, Alexandru, Strădi vechi din Bucureştiul de azi [Vecchie strade nella Bucarest di oggi], Bucarest, Humanitas, 2014, 304 pp.

Al primo sguardo del turista distratto, Bucarest appare come una città grigia, dominata dai grandi viali e dai bloc costruiti dal regime comunista. Superato l’impatto iniziale, si nota che l’impianto urbanistico è composto da successive stratificazioni appartenenti a epoche diverse. Nelle strade di Bucarest, e negli edifici che su esse si affacciano, vi è la storia di un territorio e delle sue realtà sovrapposte, con i suoi successi economici e culturali, ma anche con le sue sciagure. Il volume dello storico Alexandru Ofrim offre uno strumento utile per ricostruire l’immagine di un territorio che invasioni, incendi, terremoti e demolizioni hanno trasfigurato in serie successive. In trecento pagine (e in quasi cinquecento immagini), Ofrim propone al lettore un dizionario le cui voci sono dedicate alla storia di centinaia di strade, piazze, vicoli, mercati, palazzi, magazzini, etc., spiegando cause ed effetti della “grande” e “piccola” storia sul tessuto urbano della città. Il successo del volume (quattro edizioni, ora in e-book) ben esemplifica l’interesse dei romeni per la storia della loro capitale, ed indica anche il desiderio di superare i traumi che il regime totalitario ha imposto al corpo martoriato della città, in cerca di un recupero della memoria e, in fondo, di “normalità”.

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COROBCA, Liliana, Controlul cărţii. Censura literaturii în regimul comunist din România, Bucarest, Cartea Româneasca, 2014, 374 pp.
COROBCA, Liliana, Controlul cărţii. Censura literaturii în regimul comunist din România [Controlul cărţii. La censura letteraria nel regime comunista in Romania], Bucarest, Cartea Româneasca, 2014, 374 pp.

Controlul Cărţii era in epoca comunista una sezione della Direzione Generale della Stampa. L’autrice offre tanto un’analisi del funzionamento delle istituzioni adibite alla censura, proponendo un capitolo sui criteri censori, quanto un’analisi dei meccanismi che hanno consentito al regime comunista di creare una generalizzazione della censura all’interno di ogni singola istituzione culturale, e quindi di perpetrare la censura, anche dopo la dismissione della Direzione Generale della Stampa nel 1977. Corobca propone anche un capitolo sulle gerarchie della censura, da quella interiorizzata dagli intellettuali, alla difficile impresa degli autori di non vedere censurati i propri testi, alla censura repressiva, e al grado massimo di censura, cioè la conduzione/manipolazione totalitaria della cultura da parte del partito. Il volume rappresenta un importante punto di passaggio per la storiografia romena sull’epoca comunista, essendo per la prima volta passata in rassegna la storia della Direzione Generale della Stampa, un’istituzione che ha avuto un ruolo essenziale nella produzione di mezzo secolo di cultura nazionale, e della censura come paradigma interpretativo altrettanto centrale nel funzionamento generale del sistema comunista.

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BOIA, Lucian, Suveranii României. Monarhia, o soluţie?, Bucarest, Humanitas, 2014, 112 pp.
BOIA, Lucian, Suveranii României. Monarhia, o soluţie?, Bucarest, Humanitas, 2014, 112 pp.

Lucian Boia, professore all’Università di Bucarest, è lo storico più noto all’opinione pubblica romena e come tale è anche il più controverso: vi è chi lo apprezza per le sue opere sulla storia dell’immaginario e per le sue decostruzioni dei miti nazionali, mentre i tradizionalisti lo vituperano come distruttore dell’identità nazionale stessa. La sua fama va di pari passo con la sua attività pubblicistica per la casa editrice Humanitas e con il suo successo editoriale. Nella sua ultima opera, Boia propone al lettore un’idea provocatoria: potrebbe la monarchia essere una buona soluzione per la salvezza della Romania? La domanda è legittima, poiché l’opinione pubblica romena ha espresso, negli ultimi anni, crescenti simpatie verso l’ex-sovrano, e di conseguenza riguardo all’ipotesi di ritorno al sistema monarchico costituzionale. Nell’opera, l’autore passa in rassegna la funzione della regalità romena in ottanta anni di storia, la sua funzione nella memoria collettiva durante il comunismo, e il suo recupero in epoca post-comunista. La conclusione è un bilancio non tanto sulla monarchia, quanto sulla società romena: nessun tipo di potere può funzionare se le disfunzioni sono nella società; di conseguenza, un ritorno alla monarchia non cambierebbe nulla.

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HITCHINS, Keith, A Concise History of Romania, Cambridge,Cambridge University Press, 2014, XIII+327 pp.
HITCHINS, Keith, A Concise History of Romania, Cambridge,Cambridge University Press, 2014, XIII+327 pp.

Keith Hitchins, tra i fondatori della Society for Romanian Studies, è il più noto studioso della storia della Romania moderna e contemporanea. Il suo percorso di ricerca inizia alla fine degli anni sessanta. Nell’arco di quarant’anni, Hitchins pubblica innumerevoli opere dedicate alla storia e all’identità nazionale romena e alla decostruzione dei miti storiografici, e culmina, ad oggi, con la pubblicazione di Rumania, 1866-1944 (1994) e The Romanians, 1774-1866 (1996). Il volume comprende la storia dei romeni e della Romania dalla metà del Settecento all’epoca post-comunista. Il filo conduttore dell’opera è la tensione esistente nella storia nazionale tra Occidente ed Oriente, che è sempre stata il cardine dei dibattiti intellettuali e politici romeni, e che ancor oggi accompagna la Romania nell’idea di appartenenza all’Europa. Nell’attesa di vedere pubblicata da Hitchins una storia della Romania comunista e post-comunista (l’autore vi sta lavorando), il volume dedica a questi periodi due capitoli. Il libro non è un volume per specialisti, quanto un’ottima e bibliograficamente eccezionale sintesi adatta ad introdurre il lettore alla storia nazionale romena.

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