20/ RECENSIONE: Catherine Brice, “Monarchie et identité nationale en Italie (1861-1900)”, Paris, Éditions de l’École des Hautes Études en Sciences Sociales, 2010, 432 p.
a cura di Elisa Marcobelli – Il 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele di Savoia, già reggente del Regno di Sardegna, è nominato Re d’Italia. Dopo più di un decennio di lotte, l’Italia nasce dall’unione dei vari regni, ducati e granducati già insediati nella Penisola: si tratta di un’unità che ingloba realtà anche molto diverse tra loro, costituita dall’alto, e che non corrisponde ad un vero sentimento di italianità comune a tutta la Penisola, né tantomeno ad una volontà del popolo. Ben coscienti della situazione, è chiaro ai reggenti e al governo del neonato Regno quanto sia urgente cercare di costituire un sentire nazionale che dia basi più solide al nuovo Stato, legittimandolo. La celeberrima frase scritta dall’ex primo ministro piemontese Massimo D’Azeglio e nota in una versione leggermente deformata, « È stata fatta l’Italia, ora bisogna fare gli Italiani» , riassume in modo pregnante il problema e il conseguente compito che si presentavano davanti agli occhi delle élites governative italiane subito dopo l’unificazione.
In Monarchie et identité nationale en Italie (1861-1900), Catherine Brice si propone precisamente di analizzare il «posto occupato» dall’istituzione monarchica «nell’instaurazione di un sentimento nazionale in Italia» (p.5). Secondo la tesi che l’autrice difende e argomenta ampiamente, un primo sentimento identitario nazionale in Italia si è creato proprio intorno alla figura del sovrano e della sua famiglia; la monarchia italiana sarebbe quindi ben lontana dall’essere un’istituzione priva di potere e vuota di significato e di carica simbolica, com’è stata, al contrario, a lungo considerata.