12/ Carlo MARSILI, La Turchia bussa alla porta. Viaggio nel paese sospeso tra Europa ed Asia, Milano, Università Bocconi Editore, 2011, 292 pp.
Recensione a cura di Luca ZUCCOLO
Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 8, 4|2011
.
.
«Ne mutlu Türküm diyene, “felice colui che si dice Turco”. Queste poche parole sono la migliore descrizione del testo di Marsili, che raccoglie nelle pagine del suo libro la summa della sua esperienza come ambasciatore italiano in Turchia (2004-2010).
L’esperienza in Turchia, per Marsili, si pone all’apice di una lunga carriera diplomatica iniziata nel 1970 e passata attraverso altri incarichi di rilievo in qualità di console generale a Edimburgo (1984-87), vice capo missione in Germania (1993-98) e ambasciatore in Indonesia (1998-99).»
.
[» Scarica l’articolo in PDF]
.
.
.
.
ZUCCOLO, Luca, «Recensione: Carlo MARSILI, La Turchia bussa alla porta. Viaggio nel paese sospeso tra Europa ed Asia, Milano, Università Bocconi Editore, 2011, 292 pp.», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 8, 4|2011,
URL:<http://www.studistorici.com/2011/10/29/zuccolo2_numero_8>
.
.
«Recensione: Carlo MARSILI, La Turchia bussa alla porta. Viaggio nel paese sospeso tra Europa ed Asia, Milano, Università Bocconi Editore, 2011, 292 pp.» by Luca ZUCCOLO/ Diacronie. Studi di Storia Contemporanea is licensed under a Creative Commons Attribuzione 2.5 Italia License.
.
.
Ho letto anche io il libro dell’Ambasciatore Marsili e francamente trovo la vostra recensione eccessivamente benevola. E’ evidente che Marsili si sbilancia in favore del paese tanto da diventare da ambasciatore dell’Italia in Turchia, ambasciatore della Turchia in Italia. In alcuni casi la sua faziosità è perfino imbarazzante: sulla questione di Cipro, ad esempio, è totalmente appiattito sulle tesi turche, peraltro non condivise da nessuno fuori dalla Turchia stessa. Ma anche la tesi di fondo di Marsili, sulla natura “profondamente europea” della Turchia moderna, ci sarebbe molto da discutere. La verità è che il processo di europeizzazione è stato visto da Ankara non in termini di radicale rivoluzione delle strutture e delle mentalità, ma come una comoda sistemazione dopo un lavoro di restauro superficiale. E questo forse serve a loro nei foschi sogni di potenza imperiale. All’Europa certo non serve.
Caro Sandro,
innanzitutto vorrei difendere la mia posizione partendo dal presupposto che la recensione di un libro non si basa solo sul contenuto ma anche sulla forma del testo: se il saggio in questione è scritto in modo chiaro e risponde ai criteri di diffusione voluti dall’autore e dall’editore non vedo perché non si debba recensirlo in modo positivo.
Per quanto riguarda il contenuto del testo possiamo aprire un dibattito proficuo partendo dal presupposto che l’autore è certamente filo-turco, per stessa ammissione dell’autore e come traspare dalla palese simpatia per il popolo turco. Tuttavia, quanto detto dal nostro ex-ambasciatore ad Ankara va anche inteso più semplicemente come la storia di un’esperienza di vita che ha sicuramente colpito in modo favorevole l’autore del testo. In secondo luogo lo
sbilanciamento che tu vedi nelle sue opinioni è dovuto alla maggiore dimestichezza di Marsili con il mondo e le realtà turche. Non ritengo che Marsili abbia voluto fornire delle opinioni definitive riguardo a Cipro o ai rapporti con l’Unione Europea ma semplicemente fornire al pubblico italiano la visione turca di quanto sta accadendo oggi nella regione turco-mediorientale.
Si può essere più o meno favorevoli all’opinione di Marsili, ma non per questo la dobbiamo rigettare in modo così categorico: il rispetto per le opinioni altrui è il primo passo per una serena convivenza e per un’apertura culturale che non sia solo una facciata.
La faziosità che tu vedi nel testo di Marsili si riflette parimenti nelle tue affermazioni categoriche sbilanciate decisamente contro la Turchia.
La questione europea e dell’ingresso della Turchia in Europa è una questione aperta e che difficilmente si risolverà restando legati a stereotipi orientalistici ed eurocentrici. Migliore approccio sarebbe quello di avvicinarsi alle fonti turche e confrontarle con quelle europee per definire con nuove categorie il mondo che ci circonda, a questo proposito ti consiglio di leggere, qualora tu non lo abbia già fatto, il saggio di GELVIN, James, Storia del Medio Oriente moderno (Torino, Einaudi, 2009), in cui si mette in luce proprio questo concetto. Inoltre ti vorrei proporre anche la lettura del saggio di DAVUTOĞLU, Ahmet, Stratejik derinlik: Türkiye’nin uluslararası konumu (Istanbul, Küre Yayınları, 2001). Soprattutto considerando che quello che tu definisci come “foschi sogni di potenza imperiale” non è altro che un tentativo di recuperare un passato ottomano troppo a lungo dimenticato e che non necessariamente va visto come fattore negativo. Il mio non vuole essere un tentativo di convincerti a passare ad una posizione filo-turca, ma semplicemente quello di dimostrare come sia necessario conoscere anche le opinioni altrui prima di formulare giudizi categorici e definitivi. Senza dimenticare che la storia turco-ottomana e quindi la Turchia di oggi sono parte integrante della storia europea fin dalle origini dell’Impero Ottomano e dai primi contatti dei turchi con l’impero bizantino. A questo proposito vorrei ricordarti che la regione balcanica è stata profondamente influenzata dall’impero ottomano e non solo in funzione negativa come vuole la vulgata nazionalista degli stati slavi emersi nell’Ottocento. . Gli studi storici, culturali, antropologici e sociologici nonché gli studi linguistici si sono evoluti molto rispetto all’Ottocento orientalista che vede nel oriente e nei turchi solo una regione esotica popolata da barbari incolti, pertanto sarebbe opportuno rivedere certe idee datate, come il “Clash of Civilization” di huntingtoniana memoria, e aprirsi ad un mondo plurale e diversificato in cui possono convivere anche realtà diametralmente opposte senza essere costrette a scontrarsi.