ISSN: 2038-0925

Considerazioni introduttive. Laboratorio n. 32 – dicembre 2017

di Arianna PASQUALINI e Irene VASCELLI

Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 32, 4|2017

"Berlin 2016" by Denis Bocquet on Flickr (CC BY 2.0)

“Berlin 2016” by Denis Bocquet on Flickr (CC BY 2.0)

Considerazioni introduttive

Da prostitute a sex workers: il dibattito europeo sulla regolamentazione della prostituzione

«Battersi per i diritti delle prostitute significa battermi per i miei diritti di lavoratrice. Poter scegliere un lavoro senza essere soggetta a sfruttamento e violenza. Essere, in pratica, riconosciuta come una cittadina di serie A» [1]. Così Pia Covre, prostituta e attivista italiana, si espone in difesa dei diritti civili delle lavoratrici del sesso, da sempre sottoposte allo stigma sociale. Le prime interpretazioni sulla prostituzione risalgono alla morale cristiana, che considerava questo commercio come deviante e immorale. In quest’ottica i piaceri del corpo non erano altro che la conseguenza del peccato originale, dunque le donne che vendevano sesso sporcavano con il denaro la purezza dei rapporti sessuali destinati alla procreazione.

Tuttavia se da una parte tale pratica era considerata immorale per le donne, dall’altra era considerata un “male necessario” per gli uomini. Secondo la teoria dei quattro umori di Galeno, infatti, lo spirito maschile era equilibrato solo espellendo lo sperma, che se mantenuto troppo nel corpo avrebbe creato malessere fisico e spirituale nell’individuo. La donna invece, che espelleva gli umori negativi con il ciclo mestruale, non aveva bisogno di rapporti sessuali al di là di quelli destinati al concepimento. Paradossalmente la figura della prostituta ha sempre svolto un ruolo necessario per la società, ma allo stesso tempo è stata considerata una devianza dall’essere donna in senso ontologico, poiché si discostava dal modello di femminilità socialmente imposto.

In quanto considerate devianti e psicologicamente instabili, le prostitute non hanno mai avuto, se non in casi sporadici, la possibilità di autodeterminarsi e di influenzare le leggi riguardanti il loro mestiere. La svolta avviene soltanto tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento. Infatti, parallelamente alle lotte femministe e alla rivendicazione di un nuovo ruolo sociale per la donna, libero dall’egemonia del padre-padrone, inizia a maturare una certa coscienza politica da parte delle prostitute, che cominciano ad associarsi in organizzazioni per far sentire anche la propria voce.

Alla nascita del primo movimento delle prostitute (COYOTE – Call Off Your Tired Ethics), avvenuta negli Stati Uniti del 1973, seguì infatti una diffusione capillare anche in Europa di movimenti mossi dagli stessi obiettivi: Les Putes in Francia, English Collective of Prostitute in Inghilterra ed il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute in Italia [2]. In questo contesto la prostituta diviene soggetto politico e si fa portavoce di una rivoluzione culturale che ha come punto di partenza lo stravolgimento del linguaggio, attraverso la rinuncia al concetto di “vittima” e la modifica del termine “prostituta” in sex worker. Ad utilizzare per prima questa denominazione fu Carol Leigh [3], prostituta e attivista del gruppo COYOTE, che con “sex work” intendeva riferirsi alle prostitute e alle lavoratrici dell’industria del sesso. Associare al concetto di sesso (sex) quello di lavoro (work) e auto-definirsi lavoratrici aveva lo scopo di privare il lavoro sessuale della connotazione negativa a cui si accompagnava [4].

Lo stesso pensiero è stato portato avanti da Roberta Tatafiore, giornalista, attivista, fervente femminista, poetessa, fondatrice, insieme a Maria Adele Teodori, del mensile «Lucciola», che formula una visione della prostituzione in termini di mercato, in cui il sex work risulta essere un’alternativa come un’altra [5]. Il mercato della prostituzione risulta dunque essere, ci dice la Tatafiore, il risultato dell’era della globalizzazione e la prostituta, chiamata appunto ora sex worker, emerge in quanto figura portatrice di competenze, come soggetto che preferisce il marciapiede alla fabbrica e che rivendica la libertà di tale scelta. Il lavoro sessuale non determina dunque l’essenza di una persona, ma dovrebbe essere considerato una pura mansione, svolta con il solo scopo di guadagnarsi da vivere: «Sex work is something you do, not something you are», come sostengono le sex workers svedesi del comitato di Rose Alliance.

Nonostante la presa di coscienza delle lavoratrici sessuali, la strada per l’acquisizione dei loro diritti appare ancora lunga e tortuosa a causa delle norme legislative non corrispondenti alle loro richieste, ma anche a causa dell’opinione pubblica e talvolta dei movimenti femministi, poco solidali nei confronti delle associazioni di sex workers. Risulta dunque evidente come per comprendere il fenomeno sia necessario analizzarlo da diversi punti di vista. Negli articoli che seguiranno si analizzeranno pertanto i percorsi legislativi intrapresi da alcuni paesi europei (Svezia, Germania, Francia, Italia) con un’attenzione particolare agli sviluppi più recenti, valutando il loro impatto sociale e i dibattiti scaturiti. Verranno prese in considerazione sia le opinioni dei sex workers, sia la reazione dei movimenti femministi analizzando, infine, come un argomento così delicato ha portato addirittura ad una frattura ideologica all’interno del mondo femminista.

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NOTE


[1] PALLADINI, Federica, «Prostitute e diritti: Intervista a Covre Pia», in Elle, 3 novembre 2011, URL: < http://www.elle.it/magazine/news/a841778/prostitute-diritti-pia-covre/ > [consultato il 23 agosto 2017].

[2] Cfr. SELMI, Giulia, Sex work. Il farsi lavoro della sessualità, Bologna, Bébert edizioni, 2016, pp. 42-43.

[3] Cfr. Ibidem, p. 46.

[4] Cfr. «The Etymology of the terms “Sex Work” and “Sex Worker”», in Sex workers Education Network, URL: < http://www.bayswan.org/sexwork-oed.html#1 > [consultato il 23 agosto 2017].

[5] Cfr. TATAFIORE, Roberta, Sesso al lavoro. La prostituzione al tempo della crisi, Milano, il Saggiatore, 2012.

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Per citare questo articolo


PASQUALINI, Arianna, VASCELLI, Irene, «Considerazioni introduttive. Laboratorio n. 32 – dicembre 2017», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 32, 4|2017
URL: <http://www.studistorici.com/2017/12/29/considerazioni-introduttive-laboratorio-n-32/>
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