ISSN: 2038-0925

Numero 60 | Invio di contributi

.
.
.

.

LE BAMBINE E I BAMBINI POSSONO SENTIRSI E FARE CIÒ CHE VOGLIONO?

La costruzione dell’identità di genere tra storia, pedagogia e sociologia
.
a cura di Elisa Rossi (Università di Modena e Reggio Emilia)

Nel 1973, la pedagogista Elena Gianini Belotti, sulla base di una lunga e approfondita esperienza educativa con genitori e bambini in età prescolare, nella sua opera rivoluzionaria per l’epoca intitolata Dalla parte delle bambine sostenne la tesi secondo cui la tradizionale differenza di carattere e comportamenti tra maschio e femmina non sarebbe dovuta a fattori innati o “naturali”, bensì principalmente a quei condizionamenti sociali e culturali, a quegli stereotipi e pregiudizi, che l’individuo subisce nel corso del suo sviluppo e dell’educazione che riceve: «fra questi anche il “mito” della “naturale” superiorità maschile contrapposta alla altrettanto “innata” inferiorità femminile». Come sosteneva l’autrice «non esistono qualità “maschili” e qualità “femminili”, ma solo “qualità umane”»: l’obiettivo dunque «non è di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene». Pur nella consapevolezza delle indubbie conquiste femminili degli ultimi cinquant’anni in termini di parità di genere, questo libro continua a riscuotere successo e risulta molto attuale. Negli ultimi dieci anni grazie anche alla spinta propulsiva della cosiddetta Convenzione di Istanbul (2011), si sono intensificate e moltiplicate le iniziative nelle scuole per un’educazione alle differenze/di genere/al genere/alle relazioni finalizzata consapevolmente a decostruire gli stereotipi, a promuovere parità e rispetto, e a prevenire la violenza di genere (Gamberi – Maio – Selmi 2010; Ghigi 2019). Ciononostante, persiste tuttora quella cultura di genere binaria e gerarchica, di derivazione patriarcale ed essenzialista – criticata da Gianini Belotti e da pensatrici femministe che l’hanno preceduta (Cavarero – Restaino 2002; Facchi 2013) – difficile da eliminare dalle pratiche educative e dai processi di socializzazione, con riflessi ancora frequenti in termini di stereotipi, pregiudizi, discriminazioni e violenze. La storia delle donne e di genere, nata spesso in ambito femminista, sottolinea oggi il carattere storico e socio-culturale delle disparità di potere tra uomini e donne, inoltre l’emarginazione di queste ultime da molti ambiti, tra cui quello dell’istruzione e del lavoro, infine la costruzione storica e sociale delle identità maschili e femminili in relazione tra loro (Salvatici 2010). Anche le più recenti teorie e ricerche sociologiche e pedagogiche evidenziano i condizionamenti culturali ed educativi durante il processo di socializzazione alle identità di genere (Abbatecola – Stagi 2017; Biemmi 2010; Biemmi – Leonelli, 2016; Ulivieri 1995), ma al contempo l’agency di bambine e bambine nel reinterpretare e negoziare i modelli culturali a cui sono esposti in famiglia e a scuola (Connell 2011; Corsaro 2012; Thorne 1993).

Questo numero monografico intende ravvivare il confronto tra studiose e studiosi di femminismi e storia di genere, pedagogia e storia dell’educazione, gender studies e sociologia dell’educazione, per riflettere sia sui cambiamenti sia sulle persistenze nell’educazione di genere e nella socializzazione al genere, a cinquant’anni di distanza dalla pubblicazione di Gianini Belotti. Sollecitiamo pertanto contributi di ambito storico, sociologico e pedagogico che affrontino queste tematiche (l’elenco non è esaustivo):

  • L’eredità del pensiero di Elena Gianini Belotti e delle femministe che l’hanno preceduta, per quanto riguarda la pratica educativa e la socializzazione familiare.
  • L’apporto dei gender studies al carattere costruito delle differenze e delle diseguaglianze e, di qui, alla socializzazione e in particolare all’educazione di/al genere.
  • L’apporto della pedagogia, visto anche in prospettiva storica, per un approccio critico all’educazione di/al genere tradizionale e per una sua riconfigurazione.
  • Quanto il determinismo biologico, i processi di naturalizzazione delle differenze di genere e l’eteronormatività impattano ancora sulle pratiche educative e sui processi di socializzazione.
  • Il dialogo tra storia, pedagogia e sociologia per promuovere una cultura di genere plurale e paritaria già dalla prima infanzia.

.

.

Come inviare un articolo

Le autrici e gli autori possono inviarci abstract e articoli in italiano, inglese, francese, spagnolo.
Gli articoli saranno sottoposti a una doppia valutazione anonima (revisione tra pari a doppio cieco); essi dovranno essere compresi tra 35.000 e 55.000 caratteri (spazi inclusi) e rispettare le norme editoriali e le istruzioni per gli autori (disponibili al link: https://www.studistorici.com/proposte-di-contributi/norme-bibliografiche-e-redazionali/).
Abstract e articoli dovranno essere inviati all’indirizzo: redazione.diacronie@studistorici.com
Vi preghiamo di farci avere un abstract di massimo 1500 caratteri (spazi inclusi) entro il 15 aprile 2024; vi comunicheremo l’accettazione o il rifiuto della vostra proposta entro il 30 aprile 2024. La data entro la quale far pervenire gli articoli è il 30 giugno 2024. Il numero della rivista uscirà nel dicembre 2024.
Per qualsiasi informazione supplementare potete scrivere all’indirizzo: redazione.diacronie[at]studistorici.com

.

Riferimenti bibliografici

Abbatecola E., Stagi L. (2017), Pink is the new black. Stereotipi di genere nella scuola dell’infanzia, Torino, Rosenberg & Sellier.
Biemmi I. (2010), Educazione sessista Stereotipi di genere nei libri delle elementari, Torino, Rosenberg & Sellier.
Biemmi I., Leonelli S. (2016), Gabbie di genere. Retaggi sessisti e scelte formative, Torino, Rosenberg & Sellier.
Cavarero A., Restaino F. (2002), Le filosofie femministe, Milano, Bruno Mondadori.
Connell R. (2011), Questioni di genere, Bologna, Il Mulino.
Corsaro, W. A. (2012), «Interpretive reproduction in children’s play», in American Journal of Play, 4, 4, pp. 488-504.
Facchi A. (2013), Breve storia dei diritti umani. Dai diritti dell’uomo ai diritti delle donne, Bologna, Il Mulino.
Gamberi C., Maio M.A., Selmi G. (a cura di) (2010), Educare al genere. Riflessioni e strumenti per articolare la complessità, Roma, Carocci.
Ghigi R. (2019), Fare la differenza. Educazione di genere dalla prima infanzia all’età adulta, Bologna, Il Mulino.
Gianini Belotti E. (1973), Dalla parte delle bambine. L’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita, Milano, Feltrinelli.
Salvatici S. (2010) (a cura di), «Storia delle donne e storia di genere. Metodi e percorsi di ricerca», in Contemporanea, XII, 2, pp. 303-342.
Thorne B. (1993), Gender play. Girls and boys in school, Buckingham, Rutgers University Press.
Ulivieri S. (1995), Educare al femminile, Pisa, Edizioni ETS.

.

Credits

  • Immagine della Call for paper: “Girl Playing, Varanasi” by Jaymis Loveday (CC BY 2.0)

Scrivi un commento