Parole in storia: ARTIGIANO
di Cédric PERRIN
traduzione a cura di Luca BUFARALE
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Da una decina di anni, studi come quelli di Richard Sennet e di Matthew B. Crawford o più recentemente del francese Arthur Lochmann hanno attirato l’attenzione sul lavoro degli artigiani. Tuttavia, questi autori s’interessano più al lavoro artigianale, opposto a quello che Sennet chiama il “lavoro senza qualità”, che agli artigiani veri e propri. Ciò che caratterizza un artigiano non è direttamente affrontato e rimane nel vago. Ma lo statuto di artigiano è notevolmente cambiato nel corso degli ultimi due secoli.
Creato a partire dalla radice latina ars, il termine artigiano appare nel vocabolario italiano nel XV secolo, per poi circolare e dar luogo al francese artisan nel XVI secolo e allo spagnolo artesano. Artigiano designa quindi letteralmente l’uomo dell’arte, colui che padroneggia le tecniche del proprio mestiere. È un lavoratore qualificato che resta molto vicino fino al XIX secolo all’operaio, ovvero colui che svolge un lavoro manuale, che realizza un’opera.
Ciò che si è soliti denominare Rivoluzione industriale trasforma profondamente il mondo del lavoro, al punto che è parso che l’artigiano fosse condannato a sparire.
Quelli che fino a questo momento erano i piccoli ceti medi, cioè i piccoli industriali, i piccoli commercianti e coloro che vivevano di piccole rendite, gli artigiani e i contadini, tutte queste classi precipitano nel proletariato, in parte per il fatto che il loro piccolo capitale non è sufficiente per l’esercizio della grande industria e soccombe nella concorrenza con i capitalisti più forti, in parte per il fatto che la loro abilità viene svalutata dai nuovi sistemi di produzione [1].
L’artigiano non è scomparso ma la parola si evolve e l’artigiano si distingue più nettamente dall’operaio sotto l’effetto da una parte delle trasformazioni del lavoro operaio e, dall’altra, dall’emergere di una nuova categoria di artigianato. Il Codice civile napoleonico, redatto nel 1804, evoca il louage d’ouvrage (contratto d’affitto d’opera) per il quale l’operaio è ritenuto “imprenditore in ciò che fa” e può lui stesso impiegare altri operai per questo lavoro. Il sociologo Claude Didry ha mostrato che è la progressiva istituzione di un diritto del lavoro e soprattutto del contratto di lavoro alla fine del XIX secolo che fa dell’operaio un salariato che lavora per un datore di lavoro; il che lo differenzia dall’artigiano, che lavora per conto proprio. Si stabilisce così la distinzione tra lavoratore salariato e lavoratore indipendente. D’altra parte, dopo che le antiche corporazioni sono state abolite, gli artigiani si riuniscono in nuove istituzioni che danno vita all’artigianato. Si costituiscono così in categoria socioprofessionale autonoma. In Germania, la creazione delle Camere di mestieri nel 1897 conferisce una rappresentanza all’Handwerk. In Francia, il termine “artigianato” è creato all’indomani della Prima guerra mondiale quando gli artigiani dei differenti mestieri si riuniscono nella loro confederazione sindacale (nel 1922) e nelle loro Chambres des métiers (nel 1925).
Questo movimento porta a definire che cosa sia un artigiano all’interno della legge. In Europa s’introducono due grandi modalità di definizione. In Germania e in Austria è la qualifica che crea l’artigiano, indipendentemente dal numero di salariati che impiega, il che lo avvicina al mondo padronale. In Francia e in Italia, l’artigiano è colui che lavora in proprio. Deve partecipare personalmente e abitualmente alla produzione e può impiegare soltanto un numero limitato di dipendenti. Questi due registri giuridici non esauriscono la diversità dei casi. In Spagna, il regime franchista integra gli artigiani nel sindacalismo verticale del Fuero del trabajo con la creazione nel 1939 dell’Obra sindical de Artesania. La definizione ufficiale dell’artigiano s’ispira al modello tedesco escludendo un limite di dimensione ma è molto più restrittiva dato che include solo i mestieri d’arte. Infine, altri paesi tra cui il Regno Unito, gli Stati Uniti o i Paesi Bassi non hanno alcuna definizione ufficiale di artigiano. Essere artigiano rimanda dunque a degli statuti differenti a seconda dei paesi. Di fatto, il Bureau International du Travail (BIT) all’indomani della Seconda guerra mondiale, così come successivamente l’Unione europea, hanno rinunciato a redigere una definizione internazionale uniformizzata. Questa diversità pone dei problemi di comparazione internazionale per cui gli economisti e gli statistici ricorrono a nozioni come quelle di piccolissime imprese o di microimprese. Essa pone anche dei problemi di traduzione. Ad esempio, il termine inglese craftsman corrisponde soltanto parzialmente alla nozione francese e italiana di artigiano.
Le radici del tedesco Handwerker o dell’inglese handicraftsman rinviano a un’altra dimensione che – lo si è visto – non è esplicitamente presente nelle lingue romanze, quella del lavoro manuale. Il riferimento al lavoro manuale, tuttavia, è ambiguo ed è fonte di confusione quando è utilizzato in opposizione al lavoro industriale meccanizzato. Questa ambiguità è stata sfruttata dai regimi tradizionalisti e reazionari come quelli della Francia di Vichy, della Spagna di Franco e del Portogallo di Salazar che fanno l’apologia del lavoro manuale ed erigono l’artigiano a contro-modello di un’industrializzazione che rifiutano. Esaltando «la bellezza della mano», Pétain poteva così promettere che la Francia avrebbe restaurato «le antiche tradizioni artigianali che hanno fatto un tempo la sua fortuna e la sua gloria» [2]. In Spagna, il Fuero de Trabajo faceva dell’artigianato «il successore vivente di un passato corporativo pieno di gloria […] separato dalla concentrazione capitalista allo stesso modo che dal gregarismo marxista» [3].
Ma il lavoro artigianale non è rimasto al di fuori del progresso tecnico e della meccanizzazione. Gli artigiani hanno adottato nuovi strumenti che hanno profondamente trasformato i loro modi di lavorare, adattandoli ai loro specifici bisogni. I panettieri utilizzano le impastatrici, i falegnami le seghe a nastro… Gli utensili elettrici prolungano la mano dell’artigiano, permettendogli di economizzare le energie. Le macchine hanno anche fatto nascere nuove forme di artigianato, in particolare i servizi di riparazione dell’automobile (e delle biciclette, coì come delle moto che ripara l’artigiano e filosofo Matthew Crawford), degli elettrodomestici e, ormai, dell’informatica.
L’artigiano è reputato un lavoratore manuale soprattutto in opposizione ai lavoratori intellettuali, sulla scia dell’antica distinzione tra arti meccaniche e arti liberali, quella che fa dei lavoratori indipendenti non manuali di oggi delle professioni liberali. Forse sarebbe più appropriato parlare, a proposito degli artigiani, di lavoro fisico per evitare quell’idealizzazione che non manca nell’abbondante produzione editoriale contemporanea sul lavoro manuale.
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NOTE
[1] MARX, Karl, ENGELS, Friedrich,Manifesto del Partito Comunista, Milano, AC Coop Editoriale, 2010, p. 42. ↑
[2] Introduction, Métiers de France, 1, octobre 1941. ↑
[3] Fuero del trabajo, titre IV, in Boletín Oficial del Estado, 505, 10 de marzo de 1938, pp. 6178-6181. ↑
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Bibliografia essenziale
- Proposition de méthodologie pour la collecte et le recueil de données statistiques sur les petites entreprises artisanales en Europe, Commission européenne – Istituto Tagliacarne, 2001.
- BOUTILLIER, Sophie, FOURNIER, Claude, PERRIN, Cédric (dir.), «Le temps des artisans. Permanences et mutations», in Marché et Organisations, 24, 3/2015.
- CRAWFORD, Matthew B., Shop Class as Soulcraft. An Inquiry into The Value of Work, New York, The Penguin Press, 2009.
- DIDRY, Claude, L’institution du travail. Droit et salariat dans l’histoire, Paris, La Dispute, 2016.
- LOCHMANN, Arthur, La vie solide. La charpente comme éthique du faire, Payot, Paris, 2019.
- PERRIN, Cédric, Entre glorification et abandon. L’Etat et les artisans en France (1938-1970), Paris, Comité pour l’Histoire économique et financière de la France, 2007.
- PERRIN, Cédric, «Un ordre économique sans machine? Penser et repenser l’artisanat et la société française au XXe siècle», in L’homme et la société, 205, 3/2017, pp. 185-209.
- SENNETT, Richard, The craftsman, New Haven – London, Yale University Press, 2008.
- SCHRIEWER, Jürgen, HARNEY, Klaus, «Beruflichtkeit versus culture technique. Contribution à la sémantique du travail en France et en Allemagne», in ZIMMERMANN, Bénédicte, DIDRY, Claude WAGNER, Peter (dir.), Le travail et la nation. Histoire croisée de la France et de l’Allemagne, Paris, Éditions de la Maison des Sciences de l’Homme, 1999.
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Video
The Future Is HandmadeDocumentario curato dall’archeologo Maikel Kuijpers sulla ridefinizione del significato di artigianato e sull’importanza dell’economia della conoscenza. |
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The Master Artisans Of JapanLa famiglia imperiale giapponese – in particolare durante l’era Meiji – patrocinò l’artigianato consentendo lo sviluppo delle abilità di generazioni di lavoratori dediti all’arte ceramica, alla tappezzeria, alla decorazione a sbalzo. Un documentario della televisione nazionale nipponica NHK illustra le straordinarie creazioni di quest’epoca. |
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Galleria di immagini
8. Hammering man celebra il lavoratore in ogni sua possibile declinazione: per farlo, tuttavia, lo scultore statunitense Jonathan Borofsky ha scelto di farsi ispirare dall’immagine di un uomo che colpisce un oggetto con un martello. La serie di sculture – definite “dinamiche” poiché dotate di un braccio meccanico – sono presenti in diverse città del mondo: Seoul, Seattle, Dallas, New York, …. Lo scatto ritrae la versione – alta ben 23 metri – realizzata a Francoforte sul Meno, di fronte alla Messeturm. |
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Credits
- Vidéo 1: The Future is Handmade by The Craftsmanship Initiative on YouTube.
- Vidéo 2: The Master Artisans of Japan by El Cid Gallery on YouTube.
- Image 1: Hausbuch der Mendelschen Zwölfbrüderstiftung, Volume 1, Nürnberg 1426–1549. Stadtbibliothek Nürnberg, Amb. 317.2°, via Wikimedia Commons [Public Domain].
- Image 2: Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901), L’artisan moderne, 1896. Poster litografico, 90 x 64 cm. Art Institute Chicago, Chicago via Wikimedia Commons [Public Domain].
- Image 3: Artisan, Rochester (N. Y.) Mensing & Stecher, Lith., 1870-1900 c.ca. Cromolitografia, 9 x 13 cm. Boston Public Library, Print Department, Boston by Boston Public Library on Flickr (CC BY 2.0).
- Image 4: Eanger Irving Couse (1866-1936), The Image Maker, 1909. Olio su tela, 60.8 x 73.7 cm. Henry Art Gallery, University of Washington, Washington viaWikimedia Commons [Public Domain].
- Image 5: Amelia Cuñat y Monleón (1878-1946), Vaso di ceramica, 1930-1940 c.ca. Ceramica cuerda seca, policromo, 78,5 x 23,5 cm. Museo Nacional de Cerámica y Artes Suntuarias González Martí, Valencia, via Wikimedia Commons [Public Domain].
- Image 6: Thomas Reed Martin circa 1900 by Tropic~7 on Flickr (CC0 1.0).
- Image 7: Renards Joyeux Libres et Indépendants sur le Tour de France, charpentiers, en 1923, à Lyon-Vaise by Jeanne Menjoulet on Flickr (CC BY-ND 2.0).
- Image 8: artisans by Cat Burston on Flickr (CC BY 2.0).
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