ISSN: 2038-0925

Ercole Miani

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Del ricordare

Sì, ero proprio un’“anima discusida” e in fondo, un po’, lo sono ancora, anche se ora posso solo ricordare. È anche per questo, perché tutti ricordassero quello che abbiamo passato, che ho fondato con qualche altro amico del Cln la Deputazione regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia… Ricordare amici e fatti passati, compagni perduti, avventure e tante brutte storie che sono capitate dalle nostre parti, quelle che ora chiamano “il confine orientale”.
Non era facile essere “democratici” da queste parti: c’era sempre un nemico, qualcuno che non solo la pensava diversamente da te, ma nemmeno voleva confrontarsi. E io, alle parole ho sempre preferito i fatti! Qualche sbaglio l’ho fatto pure io, ma per amor di patria eh? E quando ho visto qual era la patria cui pensava qualcuno – quelli delle fiamme nere – via mì, patria sì, ma libertà e giustizia per tutti!

Nel giardino di D'Annunzio / La fotografia di Luisa.


Mio fratello Michele, lui sì, con le parole era più bravo: e quante avventure, sin da ragazzi, insieme, tra i giovani della Democrazia sociale italiana: libertà e lavoro, Italia e progresso sociale. E per l’Italia che si va in Francia nel ’14, ma non se ne fa niente. Con i compagni allora nella Marsica, a dare una mano ai terremotati. Erano nostri fratelli italiani no?! Poi c’è stata la guerra, la Grande guerra, quella dei grandi ideali, per fare Trieste italiana, e italiana la mia Istria! E via, allora: volontari in Italia, Gabriele Foschiatti, Michele, Bruno Tommasini, Giuseppe Pogatschnig e tanti amici della DSI. In tanti non sono tornati…

Anima discusida

Ricordare… come potevo, come posso dimenticare: due guerre mondiali, il fascismo e la lotta clandestina, l’occupazione nazista, l’insurrezione e poi i “quaranta giorni”, con i soldati e i partigiani di Tito che mi volevano far fuori: e allora via, di nuovo clandestini, Galliano, io e gli altri amici del Cln. Far fuori il comandante “Villa”, io, Ercole Miani! Ma non ce l’hanno fatta: non ce l’ha fatta Gaetano Collotti, né i nazisti e nemmeno loro – gli slavi – ce l’hanno fatta! E dire che un’intesa con loro l’avevo cercata…
Sì, proprio un’“anima discusida”, che sembra non abbia voluto lasciare questa pellaccia. Per primi, non ci sono riusciti gli austriaci: non sul Grafenberg nel ’15, quando tra il filo spinato sotto le loro trincee – quanto fango! – me la sono cavata per un pelo, ma con i compagni indietro ci siamo tornati; non a Plava, di nuovo sotto i reticolati, con i tubi di gelatina… Booom, quella volta li ho fatti saltare io! E su Monte Cucco: ne ho presi di prigionieri, o sul Kobilek, in Bainsizza, – Soffici l’ha visto solo da lontano! Io c’ero su quei pendii – che salto nelle trincee degli austriaci! E non le hanno prese più… come potevo tornarmene a casa, dopo aver visto e fatto queste cose!

A Fiume

Il corteggiamento / Chi ero. Disegno di Giulia Giaccaglia ©
Sentivo ancora tanta inquietudine e mi sentivo così vivo, vivo nonostante tutto! E c’era ancora tanto da fare! Volevano portarci via la vittoria, lasciar fuori degli italiani dai confini? A Fiume si voleva l’Italia? E a Fiume si doveva andare, c’era D’Annunzio con noi, e i granatieri. Bisognava partire da Ronchi, e di lì raggiungere il Quarnaro. Ma come arrivarci a Fiume, senza camion? Quel Salomone ce li aveva promessi, i camion, ma con Guido abbiamo dovuto ricordarglielo… che notte! Guido, Keller intendo, quante parole sulla macchina, la macchina del comandante, avevo voglia di buttarlo giù! Ma c’era D’Annunzio con la febbre, impaziente, c’erano il buio, la strada per Palmanova a tutta velocità … infine, la pistola sulla tempia di Salomone e i camion sono arrivati. Si partiva, per Fiume e per l’Italia!
E lì, a Fiume, eccomi comandante del Battaglione volontari della Venezia Giulia, le compagnie che portavano i nomi di altrettanti amici che in guerra erano stati meno fortunati di me: Slataper, Sauro, Gambini, Fauro, Bergamas, Grego, tutti “nostri fratelli”, ci aveva detto D’Annunzio! In noi il comandante aveva fiducia: si stava davanti ai regolari, a Cantrida, Valscurigne, Drenova. Ogni tanto si faceva festa, si scherzava, ogni tanto si pensava a qualcosa di più grande, un colpo di mano su Trieste: ma no, non era possibile, ero contrario, spiegai perché al comandante e non se ne fece nulla.

L’antifascista


Amore senza speranza / Luisa Baccara con la sorella e Gabriele D'Annunzio. Disegno di Giulia Giaccaglia ©
Ma a Fiume sono restato e fino all’ultimo, diffidente verso i fascisti: Foschiatti ci aveva avvisato, quelli ce l’avevano con i lavoratori, e di lì a poco, finita la storia a Fiume, con loro quante botte! Antifascista allora, e con me tanti compagni che sono finiti nei campi: Foschiatti, Pogatschnig. Per l’Italia, sì, ma un’Italia democratica, in pace con tutti, in Europa. Basta con la guerra e la violenza! Giustizia e libertà! Ecco, ricordatemi così: “anima discusida” ma per la democrazia, per la libertà, per la repubblica: la cosa di tutti!

Bibliografia

  • FOGAR, Galliano, «Ercole Miani dieci anni dopo», in Qualestoria: bollettino dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, VI, 3/1978, pp. 1-4.
  • ROCCO, Fulvio, «Ercole Miani: per una biografia politica», in Fiume. Rivista di studi adriatici, 18, 2008, pp. 59-94.
  • TODERO, Fabio, «Ercole Miani e l’impresa fiumana», in Qualestoria: bollettino dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, XXXIX, 2/2011, pp. 43-58

Sitografia

  • Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia, URL: < http://www.irsrecfvg.eu/ >.

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