ISSN: 2038-0925

Egon Bahr

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La lunga strada per Varsavia

Per Egon Bahr, l’“architetto della Ostpolitik”, l’incontro di Varsavia rappresentava il coronamento di un lavoro pluriennale, che aveva iniziato nel 1967 a Vienna, quando aveva incontrato Jerzy Raczkovski, un consigliere dell’ambasciata polacca: in quell’occasione aveva cercato di convincere la controparte che un accordo e la stabilizzazione delle relazioni con la Repubblica Federale tedesca fosse anche negli interessi della Polonia.

Il tavolo delle trattative con la Polonia e i molti uomini che vi lavorarono: oltre a Egon Bahr, Paul Frank, Georg Ferdinand Duckwitz e Józef Marja Winiewicz. Le trattative erano proseguite sottotraccia, intensificandosi a partire dal maggio 1969 e conoscendo una definitiva accelerazione dopo le elezioni, con la formazione della coalizione fra socialdemocratici e liberali. Del resto Bahr aveva già da anni, complice anche la sua precedente esperienza, sviluppato un’attitudine per la diplomazia.

Al tavolo delle trattative si erano avvicendati in tanti: tra gli altri Paul Frank, un diplomatico di lungo corso, e Georg Ferdinand Duckwitz, che durante la Seconda guerra mondiale nella Danimarca occupata aveva contribuito al salvataggio degli ebrei danesi. Per la controparte le figure del ministro degli Esteri Stefan Jędrychowski e del suo vice, Józef Marja Winiewicz, giocarono un ruolo definitivo per portare avanti i negoziati.

Proprio quest’ultimo accolse la delegazione appena arrivata all’aeroporto. Il suo impeccabile tedesco ne faceva l’uomo ideale per l’accoglienza. La sua biografia, invece, denunciava la storia della Polonia: nato a Posen e non a Poznan, il tedesco l’aveva appreso nella scuola tedesca e non lo dimenticò né durante l’esilio a Londra – quando collaborava con il governo in esilio – né quando servì come ambasciatore negli Stati Uniti. Rievocò i suoi ricordi della Slesia, dei parenti che aveva lì, e della Prussia orientale e della nonna, sopravvissuta al termine di un viaggio rocambolesco in un carro bestiame in Vestfalia nel 1946, ma anche le storie dei familiari che non ce l’avevano fatta…

Storie di uomini

La coscienza del peso della storia nelle relazioni fra i due paesi era ben presente in Bahr e Brandt. Per questa ragione prestarono molta attenzione nella composizione della delegazione che si sarebbe dovuta recare a Varsavia. Oltre a Siegfried Lenz e Günter Grass, cercarono di coinvolgere anche Marion von Dönhoff. Appartenente all’aristocrazia, giornalista della «Zeit», fiera oppositrice del regime nazista era fuggita dalla Prussia orientale nel 1945, quando era questa era oramai occupata. Con la sua figura incarnava la perdita dell’amata patria, delle proprietà e dei beni familiari, ma schiudeva le porte alla riconciliazione. Rappresentando i valori tradizionali della nobiltà prussiana, la tenace resistenza a Hitler, l’indipendenza intellettuale, la tolleranza, il coraggio e lo spirito di servizio aveva fatto onore al cognome che portava. Aveva deciso di unirsi alla delegazione, ma il giorno prima della partenza chiamò e disse che non se la sentiva, chiedendo comprensione per il proprio gesto: continuava a ritenere che la firma del trattato fosse la cosa giusta, ma non se la sarebbe sentita di brindare alla cosa. Intuire una perdita non è come vederla e ratificarla.

Il riconoscimento dell’inviolabilità del confine occidentale polacco, come ebbe modo di dire Lenz, non rappresentava solo la perdita di una provincia letteraria. Per alcuni era, giocoforza, l’addio all’Heimat. La presenza fisica rappresentava il proprio consenso a questo passo.

Le trattative per convincere Marion von Dönhoff a prendere parte al viaggio a Varsavia.

Un tour nella città, un tour nella storia

Bahr e la delegazione tedesca poterono godere di una guida speciale durante la loro visita a Varsavia: Zenon Klisko, il braccio destro di Władysław Gomułka. Durante il tour nella città vecchia, li portò in un’accogliente knajpa, dove furono accolti calorosamente, sedendosi tra gli altri avventori. Lì, il polacco e il tedesco, scambiarono le loro idee: Bahr fu invitato a venire per Natale, per un viaggio in Masuria. E Kliszko ribadì di essere a favore del ruolo guida dell’Unione Sovietica, ma che questa non poteva tradursi in un regalo di Mosca. Mostrò poi la Vistola indicando il punto in cui le truppe sovietiche si erano fermate quando la Wehrmacht e le SS avevano schiacciato la rivolta di Varsavia. Lui stesso si era messo in salvo a stento, attraversando a nuoto il fiume. Quello stesso uomo, non più tardi di una settimana dopo, avrebbe dato l’ordine di sparare sui manifestanti a Danzica.

Zenon Klisko accompagna la delegazione della RFT nel centro di Varsavia.

Immaginare un gesto storico

Quando tutto avvenne, Bahr non vide nulla. Si era attardato a parlare con Berthold Beitz – uno degli altri componenti della delegazione tedesca, l’uomo a capo della Krupp – e stavano scambiando le loro impressioni sulla visita. Non avevano fretta di avvicinarsi alla fitta folla di giornalisti e fotografi che gli impediva la vista.

Bahr poté però coglierne uno sussurrare: «È inginocchiato». L’immagine poté vederla solo sui giornali, quando fece in giro del mondo.

Immaginare un gesto, non è come vederlo.

Per chiedere al cancelliere, all’amico, attese la sera, e il rituale dell’ultimo whisky. Di fronte all’uomo che professava di essere libero dalla colpa storica del suo popolo, raccolse il suo pensiero su quel che era avvenuto qualche ora prima. I grandi discorsi tra i due erano rari, malgrado – o forse proprio per merito – della confidenza che c’era. «Ho avuto la sensazione che chinare il capo non sia stato abbastanza», confessò.

Egon Bahr e Berthold Beitz discutono dei particolari della visita durante la genuflessione. Egon Bahr, Willy Brandt e l'ultimo Whiskey della giornata.

Bibliografia

  • BAHR, Egon, Sicherheit für und vor Deutschland, München – Wien, Carl Hanser Verlag, 1991.
  • BAHR, Egon, Zu meiner Zeit, München, Siedler/Goldmann, 1996.
  • BRANDT, Willy, Memorie, Milano, Garzanti, 1991.
  • DÖNHOFF, Marion, Infanzia prussiana, Vicenza, N. Pozza, 2005.
  • SCHRÖDER, Karsten, Egon Bahr, Rastatt, Verlag Arthur Moewig, 1988.
  • STAFFA, Rangmar, Egon Bahr. Der geheime Diener, Landshut, Vpa, 1974.

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