Parole in storia: AUTOGESTIONE

Autogestione è un termine che ricorre spesso nel linguaggio politico degli anni Sessanta e Settanta, specialmente in Francia e, in misura minore, in Italia. Si parla di autogestione delle fabbriche, degli ospedali, delle università, in qualche caso persino delle scuole. La parola significa semplicemente “gestirsi da sé”. In inglese la traduzione più esatta è self-management, un termine che però non ha la stessa valenza del francese autogestion. Da semplice parola d’ordine, infatti, l’autogestione diventa una vera e propria teoria, finendo per indicare una concezione politica che propende per un tipo di socialismo anti-burocratico, radicalmente diverso da quello impostosi in Unione Sovietica e nelle “repubbliche popolari” e basato sul più ampio controllo democratico dei lavoratori.
Delineando una sorta di genealogia delle molteplici teorie dell’autogestione, da Owen sino all’anarcosindacalismo spagnolo passando per Proudhon, Bakunin, Marx e per l’esperienza dei soviet russi nel 1905 e nel 1917, Roberto Massari definisce l’autogestione come quel modello di costruzione del socialismo «nel quale le leve principali del potere e i centri decisionali e di controllo sul meccanismo produttivo risiedono nelle mani dei produttori diretti, dei lavoratori democraticamente organizzati» [1]. Il sociologo Pierre Rosanvallon parla dell’autogestione in termini di «idea politica nuova come lo furono, ai loro tempi, il socialismo e la democrazia», alternativa tanto alla socialdemocrazia (cioè all’adattamento ad un capitalismo caratterizzato da un maggiore controllo statale) quanto al socialismo statalista e burocratico. A suo giudizio, l’autogestione porta anche ad una «riabilitazione della dimensione politica del socialismo» contro qualsiasi interpretazione economicistica, definendosi«come appropriazione sociale dei mezzi del potere nella società tutta intera, senza limitarsi all’appropriazione dei mezzi di produzione» [2]. Come tale, essa si differenzia da concezioni quali il consiliarismo, la democrazia industriale e il cooperativismo, più legate, appunto, ad una logica puramente produttivistica dominata dalla centralità della fabbrica fordista. Proprio il suo fondarsi su una pratica continuamente rinnovantesi impedisce, secondo Rosanvallon, di delineare un quadro sia pure sommario del modello di funzionamento dell’autogestione:
«Come funziona?» è la domanda ripetuta incessantemente quando è in causa l’autogestione. Non è certo che questa domanda sia immediatamente pertinente, perché l’autogestione non è un modello, una struttura di società prefabbricata, che si tratterebbe di realizzare; in questo senso non è un’utopia. L’utopia è caratterizzata dalla precisione di questi modelli – nulla è lasciato al caso in Thomas More o Fourier – e dall’assenza di ogni problematica di transizione. Al contrario l’autogestione pretende di essere una proposta concreta. Si edifica dunque prima di tutto sull’analisi delle ragioni per le quali «la cosa non va» nelle democrazie borghesi e popolari. Il suo procedimento è realistico [3].
Il dibattito sull’autogestione conosce un considerevole sviluppo soprattutto in Francia negli ambienti della sinistra socialista (in particolare nel PSU, poi confluito nel Parti socialiste, e nei gruppi trotzkisti o antistalinisti) e della CFDT, il sindacato d’ispirazione cristiana poi avvicinatosi ai socialisti, che iscrive l’obiettivo dell’autogestione nel suo programma del 1970. Anima il confronto la rivista «Autogestion», nata nel 1966 per impulso di alcuni marxisti critici nei confronti dello stalinismo come Henri Lefebvre, Daniel Guérin e Michel Raptiseri denominatasi dal 1970 «Autogestion et socialisme». Viene discussa, in particolare, l’autogestione jugoslava (samoupravljanje) introdotta nel 1950 e sanzionata nelle costituzioni del 1963 e del 1974 che dichiarano la Jugoslavia una comunità socialista democratica fondata sul potere del popolo e sull’autogestione e prevedono una serie di organi (collettivo dei lavoratori, consiglio di azienda, comitato di gestione ecc.) per attuarla a livello della singola azienda [4]. Di questa esperienza si sottolineano i punti di forza (rispetto al modello dell’URSS) così come quelli di debolezza, dovuti alla permanenza del partito unico e di una dirigenza nominata “dall’alto” e alle tendenze “criptocapitaliste” insite nella messa in competizione delle aziende. Altri esperimenti presi in considerazione sono quelli riguardanti la gestione delle proprietà degli ex-coloni francesi in Algeria all’indomani del conseguimento dell’indipendenza nel 1962, quelli dei kibbutz israeliani, la vicenda del liceo autogestito di Oslo nel 1968 e le esperienze consiliariste in alcune fabbriche in Cecoslovacchia nel 1968 e in Polonia nel 1970.
L’interesse per l’autogestione raggiunge probabilmente il suo acme nel 1973 in seguito alla grande mobilitazione nella storica azienda di orologi LIP di Besançon: i lavoratori, che protestano contro un piano di licenziamenti, occupano la fabbrica e per alcuni mesi riescono ad autogestirla. Malgrado la breve durata dell’autogestione (il governo francese, constatata l’inefficacia delle misure repressive, si affretta a trovare un’impresa che possa rilevare la LIP coinvolgendo i dirigenti dello stesso PSU), la vicenda della LIP ha grande risonanza anche al di fuori della Francia e suscita un ampio dibattito,specie nel sindacato CFDT, sulla possibilità di costruire un socialismo democratico partendo da esperienze autogestionarie. Nel 1976 Rosanvallon, allora redattore capo della rivista «CFDT Aujourd’hui», pubblica L’âge de l’autogestion, vero e proprio manifesto programmatico del “socialismo autogestionario”. «Autogestion: le socialisme pour notretemps», titola uno slogan della CFDT nel 1978. In Italia il dibattito sull’autogestione trova un’eco soprattutto nella sinistra del PSI che fa riferimento alle posizioni di Riccardo Lombardi.
Si tratta però del “canto del cigno” dell’autogestione: a partire dalla fine degli anni Settanta con la crisi economica, la ristrutturazione produttiva e il progressivo esaurirsi delle grandi lotte operaie nell’Europa occidentale, il termine quasi sparisce dal dibattito politico o comunque se ne fa un uso meno legato alla prospettiva socialista (significativamente, dal 1980 la già citata rivista «Autogestion et socialisme» muta nuovamente il nome in «Autogestions»). L’ascesa nel 1981 di un socialista all’Eliseo, François Mitterrand, non modifica sostanzialmente il quadro. Nel 1988, poco prima del suo drammatico collasso, anche la Federazione jugoslava inizia a smantellare la samoupravljanje.
Autogestione come “ultima utopia”, dunque, per riprendere il titolo di un convegno del 2001 [5]? Non proprio. Nell’ultimo quindicennio, in effetti, nuove esperienze si richiamano all’autogestione come avviene ad esempio in Argentina a partire dalla crisi del 2001 con il Movimiento Nacional de Empresas Recuperadas. Esperienze simili si verificano in Paraguay, Uruguay e in altri paesi, suscitando un interesse crescente. Con l’approfondirsi della crisi economica attuale e la ricerca di un modello più democratico di gestione delle imprese, gli esperimenti autogestionari non appaiono più soltanto delle generose utopie.
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NOTE
[1] MASSARI, Roberto, Le teorie dell’autogestione, Milano, Jaca Book, 1974, p. 11. ↑
[2] ROSANVALLON, Pierre, L’età dell’autogestione, Venezia, Marsilio, 1978 [Ed. originale: L’âge de l’autogestion, Paris, Editions du Seuil, 1976]. ↑
[3] Ibidem. ↑
[4] Cfr. il testo delle due costituzioni in URL: < http://www.cnj.it/documentazione/Cost74.htm > [consultato il 12 febbraio 2016]. ↑
[5] GEORGI, Frank (a cura di), Autogestion. La dernière utopie?, Paris, Publications de la Sorbonne, 2003. ↑
Bibliografia essenziale
- ACHILLI, Michele Achilli, DAMBROSIO, Francesco, L’alternativa socialista. Autogestione e riforme di struttura [prefazione di Riccardo Lombardi], Milano, Mazzotta, 1976.
- BIANCHINI, Stefano (a cura di), L’autogestione jugoslava [prefazione di Adriano Guerra], Milano, Franco Angeli, 1982.
- GEORGI, Frank (a cura di), Autogestion. La dernière utopie?, Paris, Publications de la Sorbonne, 2003.
- MARCHETTI, Aldo, Fabbriche aperte. L’esperienza delle imprese recuperate dai lavoratori in Argentina, Bologna, Il Mulino, 2013.
- MASSARI, Roberto, Le teorie dell’autogestione, Milano, Jaca Book, 1974, p. 11.
- MEISTER, Albert, Socialisme et autogestion. L’experience jugoslave, Paris, Editions du Seuil, 1964.
- JOSSA Bruno, CUOMO, Gaetano, La teoria del socialismo e l’impresa autogestita, Torino, Giappichelli, 2000.
- ROSANVALLON, Pierre, L’età dell’autogestione, prefazione di Giorgio Ruffolo, Venezia, Marsilio, 1978, [Ed. originale: L’âge de l’autogestion, Paris, Editions du Seuil, 1976].
Video
Les LIP, l’imagination au pouvoirFilm documentario sull’autogestione dei lavoratori della LIP nel 1973-74 realizzato nel 2007 da Christian Rouaud |
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