Parole in storia: CAUDILLO
di Gustavo ALARES LÓPEZ
traduzione a cura di Matteo TOMASONI
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Già nel 1949, sebbene la data riportata sulle monete fosse quella del 1947, il regime franchista iniziò il conio delle pesetas con l’effigie del dittatore Francisco Franco e la seguente iscrizione: Francisco Franco Caudillo de España por la G[racia] de Dios[1]. Anche in altre dittature europee era già successo qualcosa di analogo, poiché l’immagine del dittatore riprodotta con frequenza su monete e francobolli costituiva un’ulteriore rappresentazione del culto del leader. Eppure, l’inserimento dell’immagine del dittatore e l’iscrizione di Caudillo por la Gracia de Dios fu considerata un’importante novità. Dobbiamo infatti tenere in considerazione che la prima moneta coniata dal Governo di Burgos nel 1937 – di nichel e corrispondente a venticinque centesimi – aveva visto anche l’inserimento del motto falangista España. Una, Grande, Libre[2], mentre sull’altro lato riproduceva il giogo e le frecce della Falange, incorporando anche la nuova cronologia politica affine alla stessa rivoluzione nazional-sindacalista, quel 1937. II Año Triunfal[3] che però non si consolidò integralmente, creando un certo scontento nei settori falangisti più intransigenti. Il cambio del 1949 con il solo motto Caudillo por la Gracia de Dios fu incentivato dalla sconfitta dell’Asse e portò alla rimozione di quegli elementi legati al compromesso falangismo, quindi sostituiti – per ovvie necessità – dai valori nazional cattolici e dalla figura dello stesso Francisco Franco: un dittatore ormai indiscusso, posizionato tra i rappresentanti della coalizione reazionaria che aveva provocato il colpo di Stato. Difatti, l’effigie del dittatore e il ricorrente motto Caudillo de España por la Gracia de Dios accompagnarono non solo la moneta da una peseta del 1949, ma praticamente tutte i conii monetari successivi.
Il dizionario della Real Academia de la Lengua Española segnala che l’origine del termine caudillo proviene dal latino capitellum, proponendo due interpretazioni: capo di un gruppo armato (anche nel senso figurato), ma anche dittatore politico, generalmente legato al mondo militare. Utilizzato con frequenza in epoca medievale – lo stesso Cid fu ricordato come archetipo di caudillo –, il vocabolo trovò una ampia diffusione durante il XIX secolo, e specialmente nel processo evolutivo delle nuove repubbliche americane, ma anche nella vita politica spagnola per nominare leader di partiti o movimenti politici. Fu Max Weber a utilizzare il termine caudillo nella sua riflessione sui tipi di potere politico, riferendosi a quei leader con qualità personali eccezionali che fondavano la loro autorità sulla proiezione del loro potere carismatico, identificando il profeta, l’eroe guerriero e il grande demagogo come i «tipi più puri»[4].
Con l’avvento delle dittature del XX secolo, il termine acquisì una nuova dimensione. Sebbene l’espressione non fosse estranea alla cultura politica spagnola, la concretizzazione teorica del concetto di caudillo nella Spagna della Guerra civile fu in gran parte debitrice delle nozioni di Dux e Führer[5]. Queste ultime si riferivano infatti a leadership trascendenti e straordinarie – addirittura di carattere messianico – in cui i rispettivi leader assumevano il compito di guidare e dirigere la definitiva palingenesi nazionale, che per molti rappresentava il fascismo[6]. In questo senso, la diffusione dell’appellativo caudillo costituì un ulteriore elemento del culto della personalità di Francisco Franco, evidenziando l’accumulo progressivo di potere nelle mani del dittatore. A riprova di ciò, il 1º ottobre 1936, la Giunta militare di Burgos nominò Francisco Franco Capo del Governo, Capo dello Stato e Generale degli eserciti, dando inizio al franchismo[7]. Da quel momento, la data del 1° ottobre fu inserita nel calendario politico del regime come il “Giorno del Caudillo”, costituendo, insieme al 18 luglio – data della rivolta militare –, una delle date fondamentali della dittatura[8]. Allo stesso modo, la formula “Una Patria, uno Stato, un Caudillo” – traduzione letterale dell’Ein Volk, ein Reich, ein Führer – divenne uno slogan comune nelle celebrazioni politiche e nei discorsi.
Parallelamente alla concretizzazione e diffusione del termine caudillo, sempre applicato esclusivamente alla figura di Franco, intellettuali, politologi e giuristi si adoperarono per la costruzione teorica del concetto di caudillaje, inteso quindi come particolare modalità di esercizio del potere nella Spagna della dittatura[5]. A questo proposito, la proposta più riuscita fu quella di Francisco Javier Conde, professore di Diritto politico e discepolo di Carl Schmitt (aveva completato la sua formazione accademica nella Germania degli anni Trenta). Nel suo Contribución a la doctrina del caudillaje (1942), Conde applicò le categorie weberiane in quello che costituì un adattamento iberico del Führerprinzip, cercando in ultima istanza di enfatizzare le presunte particolarità del «profilo singolare del caudillaje spagnolo»[10]. Perché sebbene Francisco Franco incarnasse tutti i valori eroici ed eccezionali degli altri caudillos, il caudillaje spagnolo si caratterizzava per diverse peculiarità. In primo luogo, perché rispetto a Italia e Germania rappresentava una rottura più radicale con il passato più prossimo, sovrapponendosi a qualsiasi tipo di eredità liberale. In secondo luogo, perché la nuova legittimità del caudillo non era semplicemente un’emanazione di ciò che Conde considerava il «peccato romantico e metafisico dello spirito del popolo», ma il caudillo spagnolo era un prodotto dell’«identità di destino»: «Il Caudillo non è il punto di irruzione dello ‘spirito del popolo’, ma un destino personale concreto che si è identificato con il destino storico oggettivo della Spagna»[11]. In questo senso, il caudillo doveva essere l’«interprete della tradizione» e agire come «custode supremo, sovrano realizzatore della comunità di valori che compongono la tradizione spagnola»[12]. Il caudillo è l’«Eroe fatto Padre», dirà Conde con parole prese a prestito da José Antonio Primo de Rivera[13]. A prescindere dalle sue discutibili acrobazie concettuali, l’operazione teorica di Conde comportò una parziale defascistizzazione del concetto rispetto a elaborazioni più legate alla mistica fascista, mettendo da parte gli elementi populisti in favore di un ancoraggio nella tradizione spagnola[14]. Un processo che Conde approfondì dopo la Seconda guerra mondiale[15].
In questo contesto di ricerca della specificità spagnola, va intesa la fortuna della formula Caudillo de España por la Gracia de Dios, evidenziando lo spostamento delle connotazioni fasciste del termine. La formula, rapidamente consolidatasi come espressione canonica, soddisfece i settori nazional cattolici e la Chiesa stessa, che così onorava Franco come leader dell’ultima Crociata (come la gerarchia ecclesiastica aveva concepito la Guerra civile), ricordando anche la legittimità divina che, previa sanzione ecclesiastica, tradizionalmente era associata alla monarchia spagnola[16]. In ultima analisi, e a prescindere da dispute teoriche più o meno futili, la figura di Francisco Franco, “il Caudillo”, sarebbe diventata l’elemento principale di convergenza delle diverse culture politiche che hanno integrato la rivolta militare e il regime stesso[17]. Allo stesso modo, il concetto di caudillo aggiunse una dimensione trascendentale che permise a Francisco Franco di entrare nei domini del mitico, collegandosi ai grandi eroi e personaggi della storia nazionale, da Santiago “Matamoros” – poi patrono della Spagna – a Ferdinando il Cattolico, passando per Fernán González, il mitico fondatore della Castiglia. Perché nelle fantasie storiche del franchismo, Francisco Franco rappresentò l’ultimo e definitivo caudillo, il protagonista indiscusso del compimento «dei cicli di rigenerazione e caduta che avevano segnato la storia della nazione spagnola, ma che, dopo il 1939, avevano raggiunto il loro culmine»[18].
La verità è che, pur continuando ad essere utilizzato per tutto il periodo della dittatura, l’appellativo caudillo godette del suo massimo splendore nei due decenni successivi alla fine della guerra civile, come costante ricordo della guerra e della legittimità giustificata dalla vittoria. Tuttavia, nella Spagna degli anni Sessanta, con l’adozione della teoria della modernizzazione e della sua prassi tecnocratica, l’appellativo caudillo cedette il passo a quello più funzionale di Jefe del Estado, non riferendosi più al guerriero invincibile, al leader straordinario, ma al gestore tecnico ed efficiente dei destini della nazione, nel tentativo di umanizzare la figura del dittatore[19]. Paradigmatico in questo senso fu Franco, ese hombre, il documentario propagandistico prodotto nel 1964 nel contesto delle celebrazioni dei XXV Años de Paz, dove, dopo una particolare rilettura della storia della Spagna contemporanea, si accedeva all’ambito intimo del dittatore, presentato come un benevolo padre della patria, al contempo severo[20].
In ogni caso, negli ultimi anni della dittatura, l’uso del termine caudillo oscillò tra la sfumatura sarcastica dispensata dai suoi oppositori e il tono affettuoso dato dai suoi fedeli, assumendo già i contorni di un’espressione nostalgica dopo la morte del dittatore. Tuttavia, il motto Caudillo de España por la Gracia de Dios sopravvisse persino al defunto Francisco Franco. Fu nel gennaio del 1997, ventidue anni dopo la morte del dittatore e diciannove dopo l’approvazione della Costituzione Spagnola del 1978, che le monete che ricordavano il Caudillo de España por la Gracia de Dios smisero di avere corso legale e furono ritirate dalla circolazione[21].
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NOTE
[1] Francisco Franco Caudillo della Spagna per la G[razia] di Dio. ↑
[2] Spagna. Una, Grande, Libera. ↑
[3] 1937. II Anno Trionfale. ↑
[4] WEBER, Max, Economía y Sociedad, México, Fondo de Cultura Económica, 1964, p. 711. ↑
[5] Si veda: SAZ, Ismael, s.v. «“Caudillo”», in FERNANDEZ SEBASTIAN, Javier, FUERTES, Juan Francisco (dirs.), Diccionario poítico y social del siglo XX español, Madrid, Alianza Editorial, 2002, pp. 185-192, p. 186. ↑
[6] GRIFFIN, Roger, Modernismo y fascismo. La sensación de comienzo bajo Mussolini y Hitler, Madrid, Akal, 2010. ↑
[7] Per quanto riguarda le celebrazioni del 1° ottobre 1936, si veda DI FEBO, Giuliana, Ritos de guerra y de victoria en la España franquista, Bilbao, Desclée de Brouwer, 2002, pp. 109-118. ↑
[8] ZENOBI, Laura, La construcción del mito de Franco, Madrid, Cátedra, 2011; BOX, Zira, España, año cero. La construcción simbólica del franquismo, Madrid, Alianza, 2010. ↑
[9] Si veda: SAZ, Ismael, «Franco, ¿Caudillo fascista? Sobre las sucesivas y contradictorias concepciones falangistas del caudillaje franquista», in Historia y Política, 27, 2012, pp. 27-50; MORADIELLOS, Enrique, «La doctrina del caudillaje en España: legitimidad política y poder carismático durante el franquismo», in Hispania, LXXVI, 254, 2016, pp. 789-817. ↑
[10] CONDE, Francisco Javier, Contribución a la doctrina del caudillaje, Madrid, Instituto de Estudios Políticos, 1942, p. 37. Per un‘analisi più dettagliata si veda: REIG, Alberto, «Aproximación a la Teoría del Caudillaje en Francisco Javier Conde», in Revista de Estudios Políticos, 69, 1990, pp. 61-81; SOTO, David, «”Para con Dios y la Patria”: representación y autoridad en el caudillismo franquista», in Confluenze: Rivista di Studi Iberoamericani, 4, 2/2012, pp. 192-208. ↑
[11] CONDE, Francisco Javier, op. cit., p. 47. ↑
[12] Ibidem, pp. 44-45. ↑
[13] Ibidem, p. 35. ↑
[14] In sintonia con questa tesi: LEGAZ, Luis, Introducción a la teoría del Estado Nacionalsindicalista, Barcelona, Bosch, 1940; BENEYTO, Juan, El nuevo Estado Español. El régimen nacionalsindicalista ante la tradición y los sistemas totalitarios, Madrid, Biblioteca Nueva, 1939; DEL VALLE, Luis, El Estado nacionalista totalitario autoritario, Zaragoza, Atheneaum, 1940. ↑
[15] CONDE, Francisco Javier, Representación política y regímen español, Madrid, Subsecretaría de Educación Popular, 1945. ↑
[16] MORADIELLOS, Enrique, op. cit., p. 798. ↑
[17] Per quanto riguarda la formazione del regime e le sue culture politiche: SAZ, Ismael, España contra España: los nacionalismos franquistas, Madrid, Marcial Pons, 2003; ID., Fascismo y franquismo, Valencia, Universidad de Valencia, 2004; GALLEGO, Ferrán, El evangelio fascista. La formación de la cultura política del franquismo (1930-1950), Barcelona, Crítica, 2014. ↑
[18] ALARES, Gustavo, Políticas del pasado en la España franquista (1939-1964). Historia, nacionalismo y dictadura, Madrid, Marcial Pons, 2017, p. 79. ↑
[19] Sui tentativi di umanizzare la figura del dittatore, si veda: SÁNCHEZ BIOSCA, Vicente, «¡Qué descansada vida! La imagen de Franco, entre el ocio y la intimidad», in Archivos de la filmoteca: revista de estudios históricos sobre la imagen, 42-43, 1/2002, pp. 140-161. ↑
[20] BERTHIER, Nancy, «“Franco ese hombre”, un siècle d’Espagne», in Mélanges de la Casa de Velázquez, 27, 3/1991, pp. 193-207; QUINTANA, Ángel, «Y el Caudillo quiso hacerse hombre. La retórica épica e iconográfica en “Franco, ese hombre”», in Archivos de la filmoteca: revista de estudios históricos sobre la imagen, 42-43, 1/2002, pp. 175-189. ↑
[21] FERIA, Rafael, op. cit., p. 114. ↑
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Galleria di immagini
Credits
- Immagine 1: 5 pesetas 1949 by Chencho Q. on Wikipedia Commons (CC0 1.0 Universal)
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Filmografia
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