Parole in storia: FALANGE
Il termine falange (dal greco φάλαγξ, phálanx) è frequentemente usato nello studio anatomico del corpo umano, indicando l’estensione della mano (o di un piede) e quindi le ossa che compongono le dita. Da un punto di vista storiografico, “falange” possiede altri significati, spesso legati all’ambito militare ma anche – in tempi più recenti – al mondo politico o all’architettura.
Sin dall’antichità, quando si faceva riferimento alla parola falange ci si riferiva ad una determinata unità delle forze armate, chiamata appunto con questo nome. Le fonti e le ricerche storiche svolte datano l’uso del termine sin dall’apparizione delle prime civiltà mesopotamiche, ma pare che la sua diffusione fosse estesa anche presso la società egizia, sebbene vi siano tesi discordanti al riguardo [1]. Prendendo in analisi l’epoca classica, e più concretamente il periodo delle poleis greche, la storiografia moderna tende ad utilizzare questo termine per specificare l’esistenza di una formazione serrata, con colonne regolari armate e quindi identificabili come una fanteria da battaglia specializzata [2]. Molti degli autori citati definiscono nei loro manuali la falange militare un esempio di organizzazione ed efficienza, nonostante il riferimento si limiti al periodo ellenistico. Fra le sue evoluzioni, la falange oplitica rappresenta – con ogni probabilità – il perfezionamento di questa unità militare che sperimentò tra le file spartane prima e macedoni poi, il suo massimo splendore [3]. Un’ultima importante fase della falange militare corrisponde all’epoca romana, durante la quale la falange oplitica venne gradualmente incorporata alla legione e quindi utilizzata come fanteria per la conquista di tutto il Mediterraneo. In realtà fu l’inizio di un lento declino, in quanto le tecniche militari cambiarono notevolmente nel corso dei secoli fino a quelle che sono state considerate – sebbene assai differenti dal modello greco-macedone – le ultime falangi militari: i picchieri [4].
Il termine falange assume altri importanti connotati nel corso della storia. Uno di essi, forse il meno conosciuto, potrebbe essere quello di falansterio così come ci indicano le teorie legate al socialismo utopistico elaborate da Charles Fourier. Il filosofo francese fu infatti l’autore di svariate opere fra cui la Théorie de l’unité universelle (1823) o Le Nouveau monde industriel et sociétaire (1829), nelle quali cercò di stabilire le basi di un nuovo equilibrio sociale e produttivo in chiaro contrasto con l’emergente capitalismo borghese. L’abbandono del libero mercato avrebbe permesso di creare, secondo Fourier, una nuova società in grado di eliminare la competizione individuale, la speculazione popolare e la rigidità strutturale imposta all’uomo moderno [5]. Ciò permetteva di far sorgere attività produttive (chiamate per l’appunto “falangi”) riunite in comunità completamente autonome (il falansterio [6]), basate sull’armonia produttiva ed il progresso sociale. Il fourierismo ebbe notevoli sviluppi da un punto di vista filosofico-teorico, ma non nella pratica: oltre alle sperimentazioni – poco fortunate – di Brook Farm (Massachusetts) o Dallas (Texas), solo il gruppo intellettuale chiamato l’Abbaye de Créteil diede vita ad una comunità chiaramente basata sulle idee di Fourier con la creazione di un falansterio artistico alla periferia di Parigi tra il 1906 ed il 1908. Il modello di Créteil fu un fallimento, ma sarebbe stato addirittura Stefan Zweig ad esaltarne le aspirazioni, soprattutto se teniamo in considerazione quello spirito di altruismo e condivisione della cultura appartenente all’Europa della Belle Époque, ormai prossima alla fine:
Credevamo di fare già abbastanza pensando da europei e cercando una fratellanza universale, proclamandoci nella nostra sfera – che aveva un’influenza solo indiretta sulla realtà – sostenitori di un ideale di pace e fratellanza nello spirito di oltrepassare lingue e confini. E fu proprio la nuova generazione ad aderire con maggior convinzione a questo ideale europeo. A Parigi trovai raccolto intorno all’amico Bazalgette un gruppo di giovani che, in contrasto con la generazione precedente, si era distaccato in maniera netta da un angusto nazionalismo e da una politica imperialista. Intellettuali come Jules Romain, […] Georges Duhamel, Charles Vildrac, Durtain, René Arcos, Jean Richard Bloch, riuniti prima nell’“Abbaye” e poi in “Effort libre”, erano alfieri appassionati del futuro europeismo, e rimasero incrollabili – come dimostrò poi la prova del fuoco della Grande Guerra – nel loro antimilitarismo: una gioventù che per valore, intelligenza, determinazione morale fu tra le perle più rare mai generate dalla Francia [7].
L’ultimo aspetto che affronteremo in questa analisi del termine “falange” fa riferimento al suo utilizzo in chiave politica. In questo caso, al centro della nostra riflessione ci sarà il concetto di Falange come partito politico creato in Spagna nel 1933, sebbene esistano anche altri esempi come la Falange libanese, quella polacca o i casi nazionali dell’America Latina. Per quanto riguarda il caso spagnolo, indubbiamente il più conosciuto, bisognerebbe risalire all’anno 1931 per poter trovare chiari riferimenti al termine “falange” nell’uso del linguaggio politico dell’epoca. Uno dei teorici di quello che fu soprannominato il “fascismo iberico”, Ramiro Ledesma Ramos [8], scrisse nel manifesto di nascita del suo gruppo La Conquista del Estado, che «todo español que no consiga situarse con la debida grandeza ante los hechos que se avecinan, está obligado a desalojar las primeras líneas y permitir que las ocupen falanges animosas y firmes» [9]. Esattamente un mese prima della proclamazione della Seconda Repubblica spagnola, Ledesma Ramos chiariva la necessità di lasciare spazio all’entrata delle masse giovanili nello scenario politico nazionale, recuperando quel concetto di falange «animosas y firmes» proprio per chiarire la formazione di compatte “unità di lotta popolare” e sul loro uso della violenza come arma politica. La radicalizzazione della società spagnola durante gli anni del regime repubblicano e previamente allo sviluppo della guerra civile (1931-1936), rese particolarmente difficile la convivenza tra le differenti ideologie politiche. Vennero così create le basi di un conflitto che sfociò proprio in quegli anni in una dialettica della violenza, dello scontro armato e quindi della riscoperta – anche in chiave storica – del concetto di falange intesa come unità militare specializzata nel combattimento frontale [10]. Nel corso dello sviluppo di un fascismo “alla spagnola” [11], la nascita del partito Falange Española fondato da José Antonio Primo de Rivera (figlio del dittatore Miguel Primo de Rivera) marcò l’inizio dell’istituzionalizzazione di quelle che potremmo definire le “falangi moderne”, in quanto nell’ottica di quest’ultimo – in condivisione quindi con quanto segnalato in precedenza da Ramiro Ledesma – «todo lo que es haz, o falange, es unión, cooperación animosa y fraterna, amor. Falange Española, encendida por un amor, segura en una fe, sabrá conquistar a España para España, con aire de milicia» [12]. Ed è quest’ultimo passaggio – «con aire de milicia» – che ben definisce la strategia «dei pugni e delle pistole» che la falange moderna avrebbe utilizzato contro l’avversario politico [13]. Come ben sappiamo, a partire dal 18 luglio 1936 l’intera Spagna venne coinvolta in un drammatico conflitto dal quale, tre anni dopo, sorse il nuovo regime filo-fascista di Francisco Franco, il quale seppe abilmente impossessarsi non solo del potere politico, ma anche del movimento falangista (che divenne partito unico insieme ai gruppi della destra conservatrice) e del suo spirito controrivoluzionario.
Un altro esempio di falange politica è stato il caso delle Falangi Libanesi fondato nel 1936 da Pierre Gemayel. Un movimento, conosciuto anche con il nome di Kata’eb, che crebbe intorno ad «una organizzazione giovanile che rispecchiasse quell’idea di ordine e che si rifacesse ideologicamente al conservatorismo ultrareligioso franchista» [14]. Il contesto storico nel quale nacquero le falangi libanesi fu indubbiamente ispirato dal fascismo italiano e da quello tedesco, vista anche l’attenzione di questi paesi nel fomentare aspirazioni anticoloniali (antifrancesi ed antibritanniche) nel medio oriente [15]. Gemayel strutturò le sue falangi intorno al cristianesimo tradizionalista maronita, fortemente nazionalista (il motto era “Dio, Nazione, Famiglia”), ma soprattutto disposto a dar vita ad una lotta armata contro l’usurpatore europeo. Nel 1937 le autorità francesi lo dichiararono fuorilegge, ma la resistenza si prolungò anche nella clandestinità sino all’indipendenza del 1943, in piena Seconda Guerra mondiale. Nonostante le difficoltà degli anni Quaranta [16], negli anni Settanta il Kata’eb crebbe notevolmente e si convertì nella principale forza para-militare del Libano assumendo un grande protagonismo nella prima guerra israelo-libanese [17]. Questo permise alla Falangi di aumentare il loro potere politico ma soprattutto di sancire la loro presenza all’interno delle istituzioni nazionali – escludendo il breve periodo di esilio a cui fu obbligato Amin Gemayel, figlio di Pierre – sino ai nostri giorni.
Tra il 1935 ed il 1939 sorse in Polonia un altro movimento di chiara ispirazione fascista e strutturato intorno ad un programma nazional-cattolico. Fu il Obóz Narodowo-Radykalny Falanga (ONR-Falanga, Falange Nazional-Radicale), un partito fortemente antisemita che, secondo lo storico Stanley G. Payne, mise il cattolicesimo ancor più al centro della sua politica rispetto al caso spagnolo [18].
La “falanga” non ebbe però grande successo nella Polonia di allora e sebbene condivise elementi ideologici con il nazismo, la componente “tedesca” di quest’ultimo rese impossibile qualsiasi intento di alleanza: paradossalmente, durante gli anni dell’occupazione, la ONR-Falanga prese parte alla resistenza polacca e partecipò attivamente alla costituzione dello “Stato segreto” [19].
Vi sono poi altri movimenti che sebbene non utilizzarono la terminologia che qui analizziamo, introdussero il concetto di falange (almeno dal punto di vista militare e politico) all’interno dei loro movimenti. Questi potrebbero essere le Gardă de Fier (Guardie di Ferro) di Codreanu in Romania che si definirono un movimento legionario di chiara ispirazione fascista, ultranazionalista e fortemente antibolscevico; il partito Ustaša di Ante Pavelić in Croazia con l’inquadramento giovanile in unità paramilitari; quello delle Nyilaskeresztes Párt (Partito delle Croci Frecciate) di Ferenc Szálasi in Ungheria o ancora il Vaterländische Front (Fronte patriottico) di Dolfuss in Austria da cui nacque l’austrofascismo.
Esistono infine casi meno noti che corrispondono al continente sudamericano. Fu la stessa Falange Española della quale abbiamo parlato prima, attraverso i circoli frequentati dagli emigrati (fra cui molto attivo fu il Servicio Exterior de Falange [20]), a dar vita ad una vivace rete di gruppi di falangi nazionali fra cui spiccarono i casi di Cile (Falange Nacional), Bolivia (Falange Socialista Bolivariana), Messico (con il movimento sinarquista), Venezuela (Partido Auténtico Nacionalista) o Colombia (Falange Nacional Patriótica de Colombia). Molti di questi movimenti, in gran parte ispirati dal fenomeno falangista spagnolo, ebbero una modesta diffusione e solo in alcuni casi furono determinanti nella configurazione politica dei rispettivi paesi di appartenenza.
Ma quello che ci interessa qui sottolineare, in conclusione, è che il termine falange non è affatto caduto in disuso. In Spagna continuano ad esistere movimenti che si identificano nell’ideologia falangista (FE/La Falange, Falange Auténtica, Falange Española Independiente, ecc.) non escludendo la possibilità di recuperare il terreno perduto grazie alla crescente ascesa della destra radicale che oggi si agglutina intorno al discorso neofascista di VOX. In America Latina continuano a sussistere molti dei partiti che a loro volta si definiscono falangisti e nel caso del Libano il Kata’eb è tutt’ora rappresentato da tre deputati al Parlamento, sebbene negli ultimi anni sia stato introdotto un messaggio più moderato e, secondo gli stessi rappresentanti del partito, «volutamente progressista e centrista» [21]. Eppure quando si parla di falange, almeno nella retorica politica, è inevitabile pensare ad una presa di posizione chiaramente legata alla destra estremista. Specialmente di fronte ai problemi della società attuale quali immigrazione, discriminazione razziale, libertà religiosa e sessuale, diritto di espressione ecc., si contrappone un messaggio spesso basato sulla difesa del proprio “io” identitario, nel quale la destra falangista trova non pochi adepti. Ma è un problema, forse, molto più grande per essere ridotto al dibattito intorno all’uso della definizione di falange, in quanto – come ha recentemente ricordato il giornalista Paolo Berizzi – è la normalizzazione del termine e l’accettazione di ciò che esso rappresenta il vero campanello di allarme davanti al quale siamo chiamati a riflettere [22].
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NOTE
[1] SFERRUZZA, Marco, L’oplitismo e le guerre persiane. Erodoto e il tardo arcaismo, tesi di dottorato in scienze dell’antichità – Università La Sapienza di Roma, Roma, 2017, pp. 1-19. ↑
[2] Si vedano, fra gli altri, la monumentale opera (in 12 volumi) di GROTE, George, A History of Greece, 12 voll., London, Murray, 1870; DROYSEN, Hans, Heerwesen und Kriegsführung der Griechen, Freiburg, Mohr, 1889; KROMAYER, Johannes, VEITH, Georg, Heerwesen und Kriegführung der Griechen und Römer, München, Beck’sche Verlagsbuchhandlung, 1928. In italiano si veda: CASCARINO, Giuseppe, Tecnica della Falange, Rimini, Il Cerchio, 2011. ↑
[3] Celebre è il caso della “Battaglia delle Termopili” del V secolo a.C., nella quale una fazione dell’esercito spartano guidata dal re Leonida riuscì – sebbene per pochi giorni – a bloccare l’esercito persiano durante l’invasione dell’Attica. Oltre alla testimonianza di Erodoto nelle sue Ἱστορίαι (Storie, cap. VII), si veda anche la Βιβλιοθήκη ἱστορική (Biblioteca storica, cap. XI) di Diodoro Siculo il quale fa riferimento alle tecniche militari usate dagli spartani oltre alle loro formazioni fra cui, appunto, la falange oplitica. ↑
[4] Nel corso del basso medioevo la “picca” (asta di legno con punta metallica lunga tra i tre e cinque metri) ricomparve nei campi di battaglia specialmente tra il XIII e XIV secoli, grazie alla creazione delle unità miliziane fiamminghe, scozzesi e svizzere o anche, nel caso italiano, delle unità di difesa degli eserciti comunali. ↑
[5] Si veda: TOSI, Vincenzo, Carlo Fourier e il suo falansterio, Savona, Luigi Brizio Ed., 1921. Per quanto riguarda lo sviluppo della corrente fourieristica in Italia, si veda il caso di Piero Maroncelli e più concretamente: BUGANI, Flavia (a cura di), Piero Maroncelli. L’itinerario di un romantico dalla Carboneria al Fourierismo, nell’eta della Restaurazione. Atti del Convegno, Forli, 1-2 dicembre 1995, Forli, Litografia La Greca, 1997.↑
[6] La creazione di quello che Fourier chiamò falansterio nasceva dalla volontà di «proporre un’associazione di lavoro e di vita […] con la progettazione dell’unità urbanistico-abitativa del falansterio, un elevato livello di coordinazione fra ordine abitativo e ordine sociale». Questo permetteva al progetto utopistico di dar vita ad un «ulteriore elemento di trasformazione dell’associazione in comunità di vita». Cfr. TUNDO, Laura, L’utopia di Fourier. In cammino verso l’armonia, Bari, Dedalo, 1991, pp. 207-208. ↑
[7] ZWEIG, Stefan, Il mondo di ieri, Milano, Mondadori, 2014, pp. 172-173. ↑
[8] Sulla figura di Ramiro Ledesma Ramos e specialmente sul suo pensiero politico, sono stati scritti numerosi saggi che testimoniano la peculiarità di un giovane ed irrequieto intellettuale molto vicino, fra gli altri, ad autori come José Ortega y Gasset, Miguel de Unamuno e Martin Heidegger. Su di lui si vedano le biografie di: CASALI, Luciano, Società di massa, giovani, rivoluzione. Il fascismo di Ramiro Ledesma Ramos, Bologna, Clueb, 2002; GALLEGO, Ferran, Ramiro Ledesma Ramos y el fascismo español, Madrid, Sintesis, 2005. ↑
[9] LEDESMA RAMOS, Ramiro, «A nuestro lectores. Nuestro manifiesto político», in La Conquista del Estado, 1, 14 marzo 1931. ↑
[10] Fra gli innumerevoli esempi, si vedano gli slogan del gruppo capeggiato da Ledesma Ramos: «queremos organizar una liga joven – hombres de veinte a cuarenta y cinco años – que impongan violentamente su política», in «¡En pie de guerra!», in La Conquista del Estado, 3, 28 marzo 1931. Lo stesso discorso vale anche per uno dei primi a condividere la retorica ledesmista come fu il caso di Onésimo Redondo Ortega: «no salvaremos la nación de la barbarie soviética sin organizar una falange extensa de españoles de toda clase dispuestos a defender con sus personas la vida civilizada de España», in «Pronóstico político para 1932», in Libertad, 30, 4 gennaio 1932. ↑
[11] Su questo concetto si veda fra gli altri: GALLEGO, Ferran, El evangelio fascista. La formación de la cultura política del franquismo (1930-1950), Barcelona, Crítica, 2014; GALLEGO, Ferran, MORENTE, Francisco, Fascismo en España, Barcelona, El Viejo Topo, 2005; THOMÀS, Joan Maria, Los fascismos españoles, Barcelona, Planeta, 2011; ELLWOOD, Sheelagh, Historia de la Falange Española, Barcelona, Critica, 2001; RUIZ CARNICER, Miguel Ángel (coord.), Falange. Las culturas políticas del fascismo en la España de Franco (1936-1975), Zaragoza, Institución Fernando el Católico, 2013; RODRÍGUEZ JIMÉNEZ, José Luis, Historia de la Falange Española de las JONS, Madrid, Alianza, 2000; PRESTON, Paul, Las derechas españolas en el siglo XX: autoritarismo, fascismo, golpismo, Madrid, Sistema, 1986. ↑
[12] PRIMO DE RIVERA, José Antonio, «Falange Española. Puntos iniciales», in FE, 1, 7 dicembre 1933.↑
[13] PRIMO DE RIVERA, José Antonio, «Discurso de la fundación de Falange Española», in ID., Obras Completas, Madrid, Delegación Nacional de la Sección Femenina, 1959, p. 68. ↑
[14] SUDBURY, Lawrence, «Gli ultimi crociati. La falange cristiana in Libano», in Centro Studi La Runa, 18 febbraio 2011, URL: < https://www.centrostudilaruna.it/falange-cristiana-in-libano.html > [consultato il 12 febbraio 2019].↑
[15] Per quanto riguarda il caso italiano si veda: VENTO, Andrea, In silenzio gioite e soffrite. Storia dei servizi segreti italiani dal Risorgimento alla Guerra Fredda, Milano, Il Saggiatore, 2010, p. 238. ↑
[16] PETROSILLO, Maria Chiara, Cristiani e musulmani libanesi tra religione e politica. Studio dei rapporti fra le due comunità (1943-1958), Tesi di Laurea magistrale in Storia della Civiltà Arabo-Islamica, Università degli Studi di Roma Tre, Roma, 2008, pp. 46-48. ↑
[17] Sui caratteri del conflitto politico-religioso in Libano durante la seconda metà del XX secolo si veda: FISK, Robert, Il martirio di una nazione. Il Libano in guerra, Milano, Il Saggiatore, 2012.↑
[18] PAYNE, Stanley G., A History of Fascism 1914-1945, Madison, University of Winsconsin Press, 1995, pp. 321-322.↑
[19] KARSKI, Jan, Story of a secret State. My report to the World, London, Penguin Classic, 2011; VENTO, Andrea, Storia dello Stato clandestino polacco (1939-1945), in GUERRI, Roberto (a cura di), La Resistenza in Europa. Le radici di una coscienza comune, Milano, Skira, 2005, pp. 89-101. ↑
[20] Su questa estensione del falangismo si vedano: DELEGADO GÓMEZ-ESCALONILLA, Lorenzo, Diplomacia franquista y política cultural hacia Iberoamérica 1939-1953, Madrid, CSIC, 1988; GONZÁLEZ CALLEJA, Eduardo, «El servicio exterior de Falange y la política exterior del primer franquismo», in Hispania, 54, 1994, pp. 279-307; ARENAL, Celestino, Política exterior de España hacia Iberoamérica, Madrid, Ed. Complutense, 1994.↑
[21] Kataeb Party Unveils 131-Point Platform, in Kataeb.org, URL: < http://kataeb.org/local/2018/03/11/kataeb-party-unveils-131-point-platform > [consultato il 28 febbraio 2019].↑
[22] BERIZZI, Paolo, NazItalia. Viaggio in un paese che si è riscoperto fascista, Milano, Baldini & Castoldi, 2018. ↑
Bibliografia essenziale
- ARENAL, Celestino, Política exterior de España hacia Iberoamérica, Madrid, Ed. Complutense, 1994.
- CASALI, Luciano, Società di massa, giovani, rivoluzione. Il fascismo di Ramiro Ledesma Ramos, Bologna, Clueb, 2002.
- CASCARINO, Giuseppe, Tecnica della Falange, Rimini, Il Cerchio, 2011.
- DELEGADO GÓMEZ-ESCALONILLA, Lorenzo, Diplomacia franquista y política cultural hacia Iberoamérica 1939-1953, Madrid, CSIC, 1988.
- DROYSEN, Hans, Heerwesen und Kriegsführung der Griechen, Freiburg, Mohr, 1889.
- ELLWOOD, Sheelagh, Historia de la Falange Española, Barcelona, Critica, 2001
- FISK, Robert, Il martirio di una nazione. Il Libano in guerra, Milano, Il Saggiatore, 2012.
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- PRESTON, Paul, Las derechas españolas en el siglo XX: autoritarismo, fascismo, golpismo, Madrid, Sistema, 1986.
- QUEIROZ, Maria Isaura Pereira de, O mandonismo local na vida política e brasileira e outros ensaios, São Paulo, Editora Alfa-Ômega, 1976.
- REICH, Wilhelm, Psicologia di massa del fascismo, Milano, Centauria, 2018.
- RODRÍGUEZ JIMÉNEZ, José Luis, Historia de la Falange Española de las JONS, Madrid, Alianza, 2000.
- RUIZ CARNICER, Miguel Ángel (coord.), Falange. Las culturas políticas del fascismo en la España de Franco (1936-1975), Zaragoza, Institución Fernando el Católico, 2013.
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- THOMÀS, Joan Maria, Los fascismos españoles, Barcelona, Planeta, 2011.
- TUNDO, Laura, L’utopia di Fourier. In cammino verso l’armonia, Bari, Dedalo, 1991.
- VENTO, Andrea, In silenzio gioite e soffrite. Storia dei servizi segreti italiani dal Risorgimento alla Guerra Fredda, Milano, Il Saggiatore, 2010.
Video
Una parata militare della FalangeUna parata militare della Falange spagnola in un documentario della TVE2. |
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Una clip sul ruolo della Falange nella Guerra civile spagnola. |
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Credits
- Immagine 1: El médico examina a los voluntarios para la División Azul" by Narodowe Archiwum Cyfrowe, 2-15867 wikimedia commons [Public Domain].
- Immagine 2: Acto en homenaje a José Antonio Primo de Rivera (2/12) by Vicente Martín/Kutxa Fototeka (CC BY-NC-ND 2.0).
- Immagine 3: Bachir Gemayel and William Hawi inspecting the Kataeb troops by Jinanez on wikimedia commons (CC BY-SA 3.0)
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