ISSN: 2038-0925

Numero 11 | Invio di contributi

"Head and Brains" by The National Archives UK on Flickr (The Commons – Document Reference: TS 11/115)IT | FR | EN | ES

LA SATIRA FA STORIA
Eventi, pratiche, linguaggi

La satira è una pratica discorsiva complessa e multiforme. All’interno degli studi accademici d’area letteraria e artistica è stata per lo più analizzata in quanto genere che, attraverso specifici codici linguistici, mette in risalto e critica aspetti della società, della cultura e della politica contemporanee, col duplice fine di far ridere e di far riflettere. Il numero di ottobre 2012 di Diacronie si propone di studiare questo genere e le sue specificità – che lo differenziano da pratiche affini come la comicità, l’ironia o il sarcasmo – attraverso i molteplici legami che instaura con l’analisi storica e con le pratiche storiografiche. Non si intende fare “storia della satira” ma provare, da un lato, a riflettere su come le produzioni satiriche di diverse epoche possano essere d’aiuto nello studio della “storia” e, dall’altro, a chiedersi se sia possibile parlare di storia e comunicare i risultati di una ricerca attraverso i codici della satira. Si tratta di un doppio sguardo che pone al centro dell’attenzione soprattutto problematiche di carattere discorsivo, linguistico e metodologico, ma all’interno di un preciso campo di interessi, legato alla ricostruzione e all’interpretazione di eventi, personaggi e dinamiche del passato.

La satira è una forma espressiva strettamente legata all’epoca che la produce, al punto che spesso, al di fuori del loro contesto storico, i testi satirici risultano incomprensibili. Al tempo stesso, le figure attaccate dalla satira, siano esse personaggi politici o “tipi” umani, possono essere innalzati ad “archetipi” presenti in tutti i secoli e in tutte le culture. L’obiettivo resta immutato: ridere del potere e ridere dei costumi.

Concentrandosi sull’età contemporanea, sarà interessante capire come, in diverse epoche e contesti politico-sociali, le produzioni satiriche siano riuscite a rappresentare il proprio tempo smascherandone i vizi ma anche proponendo e promuovendo nuovi argomenti di riflessione e pratiche d’azione. Provare a studiare la satira di (da) destra e la satira di (da) sinistra può aiutarci a capire i rapporti tra le differenti culture politiche e le pratiche culturali e comunicative (ad esempio le diffidenze spesso dimostrate dalla sinistra verso la satira e il riso o i meccanismi che hanno portato a vedere negli anni ’50-’60 la satira come una pratica “di destra”). Sempre su questo asse sarà importante sottolineare gli “effetti concreti” che alcuni autori e alcune pubblicazioni hanno avuto all’interno del panorama sociale e politico diventando dei veri e propri attori sulla scena ideologica e culturale ma anche nelle dinamiche parlamentari e governative in senso stretto (si veda per esempio la mobilitazione di Guareschi contro la “Legge truffa” del 1953). Come ricorda Attilio Brilli, infatti, la satira ha contribuito spesso a «trasmettere la storia di una tradizione eversiva, contestataria, tesa a capovolgere […] strutture gerarchiche cristallizzate e carismatiche figure del potere» (in Dalla satira alla caricatura: storia, tecniche e ideologie della rappresentazione, Bari, Edizioni Dedalo, 1985, p. 12). Ma se la satira può diventare strumento di lotta politica contro i poteri costituiti, allo stesso modo può essere utilizzata dal potere diventando propaganda, in modo più o meno esplicito e dichiarato (si pensi alla propaganda nazista contro il popolo ebraico).

Altrettanto stimolante sarà cercare di capire in che modo la satira prodotta oggi ci parli del passato e in che modo gli “autori satirici” assumano, a volte, il ruolo di storici, influenzando molto spesso le percezioni da parte del pubblico. Sempre più frequentemente vengono pubblicati lavori che si collocano in uno spazio interstiziale estremamente labile tra due pratiche e due linguaggi apparentemente agli antipodi: appunto storiografia e satira. Il comico, il vignettista, il fumettista spesso affrontano in maniera tutt’altro che superficiale tematiche storiche estremamente complesse attraverso linguaggi ibridi. Si pensi, solo per fare un esempio, ai numerosi graphic novel basati su ricerche storiche approfondite che vengono comunicate attraverso un linguaggio che fonde toni saggistici e codici propri della satira, dell’umorismo e della caricatura.

Infine, da un punto di vista più prettamente linguistico sarebbe interessante provare a cogliere i molteplici legami tra la dimensione grafico-lessicale e l’ideologia che l’ha prodotta, lavorando sugli specifici codici linguistici, sulla loro multiformità e sulle loro contraddizioni, oltre che sui legami con altri generi.

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