ISSN: 2038-0925

Parole in Storia: AZIONISMO

di Luca Bufarale

Parole in Storia - Azionismo

L’azionismo «è nato dalla confluenza di tanti ruscelli, poveri di acqua che, col secco, talvolta scomparivano al Nord come al Sud» [1]. Con questa metafora Arialdo Banfi, giovane militante azionista, descriverà a posteriori la formazione politica di cui ha fatto parte in gioventù. Il Partito d’Azione (PdA) si costituisce in clandestinità tra il maggio e il giugno del 1942 nell’Italia ancora sottoposta al regime fascista. Vi confluiscono tre gruppi antifascisti: il movimento “Giustizia e Libertà” (GL), fondato nel 1929 in Francia da Carlo Rosselli e diretto poi da Emilio Lussu; il gruppo liberalsocialista, di più recente formazione, animato da Aldo Capitini e Guido Calogero; l’area dell’antifascismo liberaldemocratico che gravita attorno a Ferruccio Parri, Ugo la Malfa e Mario Paggi. A questi si aggiungono alcuni militanti usciti dal Partito comunista come Leo Valiani, Altiero Spinelli e Manlio Rossi Doria.

Ricollegandosi nella denominazione al Partito d’Azione fondato da Giuseppe Mazzini nel 1853 e nel simbolo al movimento GL (che pure costituisce solo una delle sue componenti), la nuova formazione si pone come il punto di raccolta di tutto l’antifascismo militante non comunista. Il suo programma prevede la costituzione di un regime repubblicano e laico fondato sulle autonomie locali ed inserito in una federazione europea, e la promulgazione di ampie riforme economico-sociali tra cui la nazionalizzazione delle grandi imprese monopolistiche e una riforma agraria. L’obiettivo è fare dell’Italia una democrazia avanzata, fondata sulla più ampia partecipazione popolare, evitando così che la crisi del fascismo si risolva con un semplice ritorno al passato regime monarchico-liberale.

Dopo la caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, e l’invasione tedesca successiva all’armistizio dell’8 settembre, il Partito d’Azione partecipa alla costituzione dei Comitati di Liberazione nazionale (CLN) e promuove, grazie soprattutto a Parri, la nascita delle brigate Giustizia e Libertà (o “Gielle”) che costituiscono la seconda formazione partigiana in Italia per numero di affiliati dopo quella comunista. La tendenza del PdA a contrapporre al governo monarchico di Badoglio, instauratosi sotto la protezione degli angloamericani nel Sud della penisola, un “governo del CLN” nelle zone liberate lo mette in contrasto con i partiti moderati e, in certe fasi, anche con il Partito Comunista, maggiormente disposto in questa fase al compromesso con Badoglio in nome della priorità da assegnare alla lotta di liberazione. I dissidi su questo punto, tuttavia, non spingono mai gli azionisti a rompere l’unità del CLN e a disconoscere gli accordi tra governo monarchico, partiti antifascisti e forze angloamericane che si delineano tra l’aprile e il dicembre 1944.

Alla grande capacità di mobilitazione dimostrata dall’azionismo durante la Resistenza e all’assunzione di Parri della presidenza del consiglio – tra il giugno e il dicembre del 1945 – non fa seguito però una crescita del partito. Già evidenziatisi nell’estate del 1944, i contrasti tra il gruppo liberaldemocratico e l’ala sinistra del PdA esplodono nel primo congresso nazionale del febbraio 1946, in seguito al quale Parri e La Malfa abbandonano il partito con i loro seguaci. Dopo la scissione e il deludente risultato alle elezioni per la Costituente nel giugno 1946 (solo nove deputati eletti) il PdA sopravvive, sotto la guida prima di Riccardo Lombardi e poi di una direzione collegiale, sino all’ottobre 1947, quando la maggior parte degli azionisti confluisce nel Partito socialista o in altre formazioni di centro-sinistra. Così, nel giro di un anno e mezzo, il PdA finisce per dissolversi all’interno di un quadro politico dominato dalla centralità della Democrazia cristiana, dalla cacciata delle sinistre dal governo, e da un generale arretramento delle spinte riformatrici: il partito dei fucili, per usare un’espressione dello storico Giovanni De Luna, non riesce a divenire il partito delle tessere e scompare con l’esaurirsi della fase storica resistenziale [2].

Anche dopo la fine del PdA, tuttavia, il termine azionismo continua ad essere utilizzato per indicare una cultura politica contrassegnata dall’intransigenza nei confronti del passato fascista (interpretato come conseguenza dai mali ereditati dall’Italia liberale), da una spiccata volontà riformatrice e da un forte afflato etico, spesso non disgiunto da una certa diffidenza nei confronti dei partiti di massa e dal rifiuto della riduzione della militanza politica a “mestiere”. Spesso si parla, così, riferendosi a determinati personaggi o a certe prese di posizione, di intransigenza o di moralità azioniste, ma anche di elitarismo azionista, talvolta in una contrapposizione quasi antropologica rispetto alle tendenze all’individualismo e al compromesso dell’“italiano medio”.

All’inizio degli anni Novanta, in particolare, le trasformazioni subite dal sistema politico italiano hanno stimolato un rinnovato interesse per il Partito d’Azione non soltanto nella storiografia ma anche nella pubblicistica. Il patrimonio ideale dell’azionismo è stato visto, in positivo, come una via per rivitalizzare la sinistra dopo la fine dei suoi partiti storici (Norberto Bobbio, Paolo Flores D’Arcais), e, in negativo, come un ostacolo alla formazione in Italia di una cultura realmente liberaldemocratica (Ernesto Galli Della Loggia) o di una memoria condivisa della Resistenza in grado di assurgere a mito fondante per l’intera nazione (Gian Enrico Rusconi) [3]. Si è teso così a fare dell’azionismo una sorta di paradigma politico-culturale da contrapporre, a seconda dei casi, al comunismo, al cattolicesimo o al liberalismo, con il rischio di dimenticare lo specifico contesto storico nel quale il PdA si è formato.

Bibliografia essenziale

Bibliografia essenziale

  • CARIOTI, Antonio, Maledetti azionisti. Un caso di uso politico della storia, Roma, Editori Riuniti, 2001.
  • DE LUNA, Giovanni, Storia del Partito d’Azione, Torino, UTET, 2006 [1a ediz. Milano, Feltrinelli, 1982].
  • DE LUNA, Giovanni, L’azionismo, in PASQUINO, Gianfranco, La politica italiana. Dizionario critico 1945-95, Roma-Bari, Laterza, 1995, pp. 165-180.
  • GIANOLIO, Emanuele, «Tra Partito d’Azione e Azionismo: un recente caso di revisionismo storiografico», in Annali dell’Istituto Ugo la Malfa, X, 1995, pp. 357-388.
  • MERCURI, Lamberto (a cura di), L’azionismo nella storia d’Italia, Ancona, Il lavoro editoriale, 1988.
  • MERCURI, Lamberto, TARTAGLIA, Giancarlo (a cura di), Il Partito d’azione dalle origini all’inizio della resistenza armata. Atti del Convegno Bologna, 23-25 marzo 1984, Roma, Archivio Trimestrale, 1985.
  • NASSISI, Cosima, Interpretazioni storiografiche e dibattito culturale sull’azionismo, in NICOLOSI, Gerardo, I partiti politici nell’Italia repubblicana. Atti del convegno di Siena, 5-6 dicembre 2002, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, pp. 211-246.
  • NOVELLI, Claudio, Il Partito d’Azione e gli italiani. Moralità, politica e cittadinanza nella storia repubblicana, Firenze, la Nuova Italia, 2000.
  • POLESE REMAGGI, Luca, «Guerra civile, continuità dello Stato e rivoluzione tradita. Per una storia dell’azionismo culturale», in Ventunesimo secolo, IV, 1/2005, pp. 45-59.
  • RAGUSA Andrea, L’antitaliano. Dell’azionismo o dell’elite di un’altra Italia, Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 2000.
  • TARTAGLIA, Giancarlo (a cura di), I congressi del Partito d’azione 1944-1946-1947, Roma, Archivio trimestrale, 1984.

Video

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L’avventura di Parri

L’avventura di Parri, documentario a cura di Arturo Colombo, con interviste a Vittorio Foa, Alessandro Galante Garrone, Giorgio Galli, Leo Valiani.

Eventi

Eventi

Ogni anno, generalmente tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, si tiene a Torino, presso l’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea “Giorgio Agosti” un convegno dal titolo “Giellismo e azionismo. Cantieri aperti” giunto alla sua ottava edizione, dove vengono presentate ricerche storiche, nuovi volumi, filmati e testimonianze su GL, il Partito d’Azione, la Resistenza e la storia del secondo dopoguerra e dell’Italia repubblicana. L’iniziativa vede la partecipazione di numerosi studiosi, specie giovani, ma si rivolge ad un pubblico più ampio possibile: http://www.istoreto.it/ricerca/seminario_GL_03-050512.htm

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NOTE


[1] BANFI, Arialdo, Lombardi cattolico, resistente, azionista, in BECCHI, Bruno (a cura di), Quaderni del Circolo Rosselli : Riccardo Lombardi. L’ingegnere del socialismo italiano, Milano, Angeli, 1992, p. 18.

[2] De LUNA, Giovanni, Dall’azionismo agli azionisti, in ID., Storia del Partito d’Azione 1942-1947, Roma, Editori Riuniti, 1997, p. XIII (il testo non è riportato nella successiva edizione del libro del 2006).

[3] Per una ricostruzione del dibattito cfr. GIANOLIO, Emanuele, Tra Partito d’Azione e Azionismo: un recente caso di revisionismo storiografico, in «Annali dell’Istituto Ugo La Malfa», X, 1995, pp. 357-388.

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