ISSN: 2038-0925

L’atelier de l’historien-ne: post #42

Per la rubrica L’atelier de l’historien-ne questo mese proponiamo la traduzione del post «Le discours religieux et le genre: les jeunes gens (XIXe)» Acquis de conscience, curato da Caroline Muller.

La traduzione e l’adattamento dal francese sono stati curati da Ludovica Lelli, curatrice della versione italiana della rubrica.

.

Religione e genere: gioventù (XIX secolo)
Pubblicato il 25 luglio 2012, aggiornato il 22 agosto 2012

di Caroline Muller

Storici e storiche hanno constatato un cambiamento nella pratica religiosa del XIX secolo: una ragione dello squilibrio nella pratica femminile e maschile può essere individuata nel diverso approccio che viene proposto a ragazzi e ragazze. Ovvero, «la fede nei precetti religiosi è un obbligo ed integra, in quanto tale, la morale religiosa. Se la pratica della preghiera è identica, per quanto riguarda invece la morale religiosa nello specifico, bambine e ragazze hanno un destino preciso»[]. In accordo con gli scritti del tempo, la mancanza di morale religiosa sarebbe sinonimo di bruttura e immodestia: la giovane ragazza Libera Pensatrice[] costituisce un vero e proprio anti-modello. L’abate Bautin dedica alla «giovane senza pietà» un lungo paragrafo: «Che triste futuro il suo […] Quanti errori! Quante cadute! Quante vergogne! Sarà il dolore di suo padre e di sua madre, il disonore della sua religione, lo scandalo della società»[].

La società non tratta i ragazzi allo stesso modo: i Liberi Pensatori maschi sono giudicati molto meno severamente. L’analisi del corrispettivo maschile dei manuali femminili mostra che anche per la Chiesa c’è una differenza: per i ragazzi infatti esiste un manuale specifico scritto da Chanoine Toublan[]. In quest’opera si insiste su alcuni valori presenti anche nel manuale per le donne: rispetto, franchezza, sfiducia nel mondo, dignità, obbedienza. Però, se ne spiega l’importanza in modo diverso, così come anche le modalità da adottare per vivere in modo pio non sono le stesse. I dogmi vengono chiariti in modo molto più tecnico e preciso facendo riferimento ad un’ampia scelta di citazioni di uomini famosi: Metternich, Newton, Napoleone, Renan… Il tentativo è chiaramente di far appello alla ragione, considerata qualità maschile, in un caso e al cuore e ai sentimenti nell’altro. «La fede è una dottrina, bisogna studiarla»[], scrive Chanoine Toublan, mentre per quanto riguarda le ragazze la conoscenza di Dio non può avvenire che attraverso il cuore. Le argomentazioni sono quindi completamente diverse. Il giovane uomo viene presentato come «soldato della fede», un «Bayard moderno» – l’autore apprezza la metafora della lotta tra il ragazzo devoto e il mondo –, la sua arma principale è la volontà, impregnata di coraggio e riflessione; differenti da quelle della ragazza cristiana, dolcezza e umiltà. Mentre un velo di pudicizia tiene alla larga i manuali delle giovani fanciulle dalla presentazione dei pericoli principali, ai ragazzi sono invece resi manifesti: libertinaggio, golosità, ubriachezza. Gli avvertimenti sono molto più diretti. È interessante constatare che, benché i valori di rispetto, dignità e fede siano gli stessi in entrambi i manuali, l’autore definisce come trasmetterli a seconda delle caratteristiche ritenute fondamentali nel pubblico di riferimento, che sono o «maschili» o «femminili». La difficoltà che la Chiesa sta affrontando nel mantenere la sua influenza sui giovani uomini si percepisce dai temi trattati: la prova dell’esistenza di Dio, come comportarsi riguardo al Libero Pensiero, la vita in caserma, il cameratismo e il libertinaggio. In un manuale destinato alle ragazze una dimostrazione dell’esistenza di Dio sarebbe sembrata completamente fuori contesto.

Se ci si basa sui diari femminili, i giovani uomini sono i grandi assenti della pratica religiosa. La figura maschile principale è quella fraterna, prima della perdita della fede. L’impegno nel renderli timorati di Dio non porta altro che a fallimenti. Lucile Le Verrier, per esempio, prova di ricondurre suo fratello Urbain alla fede: il suo ateismo le è profondamente estraneo: «Avvelenato dalla lettura di romanzi ha cominciato a far proprie idee insensate […] il mio più grande dolore, quest’anno, è stato vedere Urbain perdere la fede»[]. Intorno a loro, però, sembra che nessun altro si formalizzi. Claire Pic non smette di spingere René ad andare a confessarsi e a pregare, si dispiace di vederlo «irreligioso» e sonda il suo stato d’animo continuamente. Elise Chaumery prova a insegnare a pregare ai suoi cugini. Confrontandosi coi ragazzi che le circondano, riguardo alla fede le fanciulle adottano sistematicamente modalità pedagogiche, piegandosi ai loro «doveri di sorelle». Ma non è solo dovere, quella di lottare contro quella che considerano un’anomalia è una vera necessità: mentre la società non ritiene tutto ciò nient’altro che un classico simbolo della costruzione della mascolinità[].

Il ragazzo esterno alla famiglia, considerato potenziale marito, costituisce un’altra figura maschile di riferimento. Quando è pio e cristiano viene sempre apprezzato. Lucile Le Verrier sottolinea il suo gusto per un giovane uomo e conclude: «Ma ahimè: nessuna religione»[]. Al contrario, dice di aver amato ancora di più il suo promesso sposo Lucien quando ha saputo quanto fosse religioso. Insiste sulla necessità di una seppur minima comune visione delle cose come fattore decisivo nella scelta della maggior parte delle ragazze. Per Louise Lafargue, un marito dev’essere un «buon cristiano»: «è la fonte di felicità per tutta la vita!». Alle prime richieste spiega: «lo voglio devoto, è questo il mio desiderio più grande». L’attitudine delle giovani donne di fronte ai pretendenti è quindi fortemente influenzato dai criteri di pietà e fede.

In qualsiasi ambito, sia religioso che non, il modo in cui uomini e donne si occupano delle cose è strettamente legato al loro genere: qui è però doveroso sottolineare che tale differenza ha prodotto delle conseguenze particolarmente rilevanti nella vita privata delle coppie. Repubblicani come Camille Sée, Victor Duruy o Jules Ferry hanno identificato quello che è stato definito un “fossato” all’interno della coppia, fossato legato ad un troppo grande scarto educativo tra mariti e mogli (generalmente cresciute all’interno di istituzioni religiose). Questa è una delle ragioni delle varie misure che, alla fine del XIX secolo, vengono adottate per istituire un’istruzione secondaria femminile. È a questo punto che troviamo la figura del padre spirituale, che cristallizza le preoccupazioni e viene accusato di creare scompiglio nell’equilibrio coniugale. È stato incolpato di creare conflitti tra moglie e marito a proposito dei riti, della spiritualità e dell’educazione da dare a figli e figlie. Senza offesa per Michelet, ma queste accuse appaiono esagerate, se non infondate: né uomini né donne hanno un padre spirituale prima dei sedici anni, età in cui la maggior parte del “fossato” denunciato dai repubblicani è già stato ampiamente scavata.

Linea di separazione
  1. LEVI, Marie-Françoise, De mères en filles, l’éducation des françaises, 1850-1880, Paris, Calmann Lévy, 1984, p. 91.
  2. La libre pensée, tradotta in italiano con “Libero Pensiero”, è un’impostazione mentale e pratica strutturata per la prima volta in Francia a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Definisce una modalità di pensiero e azione in cui ci si allontana da dogmi religiosi e postulati filosofici, ideologici o politici e ci si rifà alle proprie esperienze esistenziali, alla logica e alla ragione.
  3. ABBÉ BAUTIN, La chrétienne de nos jours, la jeune fille et la femme, Paris, Haton, 1896, p. 37.
  4. TOUBLAN, Henri, Le jeune homme chrétien, Paris, Lethielleux, 1907.
  5. Ibidem, p. 30.
  6. LE VERRIER, Lucile, Journal d’une jeune fille Second Empire, Paris, Calmann Lévy, 1994, pp. 47-48.
  7. Per maggiori dettagli fare riferimento a SOHN, Anne-Marie, Sois un homme ! La construction de la masculinité au XIX° siècle, Paris, Seuil, 2009
  8. Ibidem, p. 41.

.

.

Scrivi un commento