Devenir historien-ne: post #17
Prosegue la partnership avviata con Devenir historien-ne, il blog di informazione storica di Émilien Ruiz, Assistant Professor in Digital History presso il Dipartimento di Storia di Sciences Po a Parigi. Questo mese proponiamo la traduzione del post «Vous l’avez écrit ? Eh bien soutenez-le maintenant…».
La traduzione e l’adattamento dal francese sono stati curati da Ludovica Lelli, curatrice della versione italiana della rubrica.
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Il tema di questo post riguarda ciò che conclude un percorso di studi: la discussione della tesi.
Più o meno tutti sanno cosa aspettarsi dalla discussione della propria tesi… tutti tranne coloro che ancora non l’hanno sostenuta.
È proprio loro, quindi, che condividendo esperienze diverse, si cercherà di aiutare a preparare quest’ultima – importante – tappa
Cos’è una “discussione”?
Benché teoricamente pubblica, in realtà la discussione potrebbe tenersi anche a porte chiuse davanti ad una commissione composta da un numero variabile di membri a seconda dell’ateneo di riferimento.
Questa si svolge in due fasi. La prima parte, normalmente tra i dieci e i venti minuti, è dedicata all’esposizione del proprio lavoro da parte dello/a studente/ssa, la seconda prevede invece una discussione – da qui il nome – costruita sulla base di alcune domande poste dai professori al/alla laureando/a. Si tratta di “difendere” il proprio lavoro e trarne insegnamento per il futuro. Discutere la propria tesi non prevede solo l’esposizione delle proprie conclusioni, ma anche saper mostrare la pertinenza della problematica scelta e del procedimento che si è adottato così da dimostrare la validità dei risultati che si sono raggiunti. Rispondere alle domande permette di provare la propria padronanza del soggetto di studi preso in esame e di saper effettuare anche una critica del proprio lavoro.
La laurea magistrale è pensata come “un’iniziazione alla ricerca”. Prima di tutto, quindi, la discussione sarà vista come l’occasione di valutare la capacità dello/a studente/ssa di svolgerne una, ovvero adottare e padroneggiare gli strumenti necessari e una metodologia adatta ad un approccio scientifico.
Come preparare il discorso da esporre durante la discussione ?
Che il discorso non debba essere solo un riassunto della tesi è già stato detto: in questo caso, agli occhi di una commissione che dovrebbe aver già letto l’elaborato, risulterebbe esclusivamente un esercizio noioso e ridondante. Nonostante questo, cominciare ricordando il titolo della tesi, la problematica della ricerca e ricostruire velocemente la logica generale del lavoro è importante.
Poi si tratta di riferire, argomentando, quale sia stato il percorso di ricerca. In quest’ottica si possono percorrere diverse strade:
Perché questo argomento?
Senza fare un esercizio di ego-storia (del genere “per me è sempre stato molto interessante potermi occupare di”), può essere utile cominciare spiegando le ragioni “scientifiche” alla base della scelta del proprio oggetto di ricerca. L’esercizio può risultare costruito, la scelta di un argomento a volte è quasi casuale, ma in questa sede vengono fatte delle considerazioni generali di carattere storiografico e intellettuali atte a spiegare il proprio punto di vista.
Come e perché è stata sviluppata la definizione dell’argomento?
Si può provare a “periodizzare” l’avanzamento del progetto di ricerca interrogandosi sui cambiamenti che ci sono stati tra la scelta iniziale e il prodotto finale (la tesi). Per dirla in un altro modo, si tratta di sapere giustificare la maniera in cui l’oggetto della ricerca è stato costruito sulla base dell’analisi delle fonti e della storiografia.
Quali metodi e quali strumenti concettuali sono stati utilizzati per superare le difficoltà riscontrate sul piano metodologico?
Farsi una domanda di questo genere porta a saper spiegare quale metodo sia stato impiegato per analizzare le fonti e come questo sia evoluto nel tempo a seconda delle difficoltà riscontrate. Da lì, poi, si potrà esaminare la costruzione del corpus delle fonti, della problematica e della scaletta, riformulando l’argomentazione della tesi sulla base delle tappe svolte durante la ricerca.
Come è stata articolata la riflessione sull’argomento e l’attuazione della ricerca?
Ovviamente, la riflessione sul processo di costruzione del tema e su come la ricerca sia stata affrontata sono due punti che si contrappongono e alimentano l’un l’altro. Nello specifico, si tratta di riflettere sui vai e vieni operati durante la ricerca tra i due: per esempio, in che modo l’analisi delle fonti ha influito sullo studio della storiografia, ovvero sulla definizione dell’oggetto di ricerca?
Porre l’attenzione su questi due aspetti della ricerca potrebbe sfociare nella proposta di nuovi metodi di lavoro e nuovi problemi da affrontare: quali temi di ricerca emergono dalle domande che ci si è posti? Perché e su quali aspetti sarebbe interessante soffermarsi e ci sarebbe materiale per concentrarsi in seguito? Saper proporre ulteriori linee di ricerca non significa dover formulare un progetto di dottorato completo fin dal momento della discussione, ma riuscire a identificare una direzione in cui sarebbe possibile muoversi nel futuro. Ricordiamo comunque che un lavoro di ricerca non è mai definitivo: che si stia scrivendo una tesi o che si debba parlarne, si tratta comunque sempre di una fase provvisoria.
In che modo questa tesi ha contributo ad una migliore conoscenza dell’argomento studiato?
Sicuramente, in definitiva, sarà importante esporre quali siano i risultati che la ricerca ha ottenuto. Al termine del discorso, quindi, si potranno anche ricordare le principali conclusioni che la tesi ha raggiunto. In particolare, in questa fase, precedendo possibili domande della commissione già si potrebbero mostrare quali siano le lacune e i limiti della ricerca che sono stati identificati.
L’esercizio nel suo complesso consiste in un dosaggio tra la valorizzazione dei risultati e del contributo originale che la tesi ha apportato alla storia del proprio argomento da una parte e la dimostrazione della propria capacità di adottare un punto di vista critico sul proprio lavoro dall’altra.
Come prepararsi alle domande della commissione ?
Per questa fase dell’esercizio bisogna prima di tutto essere in grado di spiegare le proprie scelte terminologiche e definire chiaramente i concetti e le nozioni che si è scelto di impiegare. Una tappa fondamentale della preparazione consiste allora in una “doppia” rilettura della tesi: bisogna sia conoscerla a menadito che saperla rileggere con spirito critico e mente libera da preconcetti (come se leggessimo un testo per fare una recensione scientifica).
Adottare un approccio riflessivo
Per anticipare le domande della commissione è indispensabile fare una riflessione critica del proprio lavoro prima di tutto con se stessi. La prima domanda da porsi potrebbe essere la seguente: “se ci fosse da ricominciare, come lo farei?”, in modo da mostrare che sono stati fatti dei progressi e che le difficoltà della partenza possono essere superate.
Evidenziare i problemi, i dubbi e le domande che sono state alla base della ricerca in ogni momento non equivale a dichiarare un fallimento nemmeno nel caso in cui non sia stato possibile risolvere tutte le difficoltà. Sono proprio i problemi (storiografici, metodologici) che una ricerca solleva a renderla interessante. Riscontrare una difficoltà non significa “essere in difficoltà”, ma toccare con mano un elemento che sicuramente sarà alla base del progresso del lavoro.
Identificare i limiti, quindi, è indispensabile sia per mostrare che si è dotati di spirito critico, sia per sottolineare che non è per la loro presenza che l’interesse della tesi dovrebbe essere messa in discussione. La presenza di alcuni punti di debolezza, se dovutamente argomentata, può essere spiegata in diversi modi: dalla mancanza di tempo ad una scelta precisa. In sostanza, bisogna riuscire a trasformare i limiti e le mancanze del proprio lavoro in aspetti della ricerca che potrebbero essere ulteriormente approfonditi, nel corso di un dottorato o attraverso progetti alternativi.
Essere autocritici e aperti/e a critiche esterne
Un buon modo per esorcizzare lo stress che precede la discussione è ricordare che la tesi è frutto di mesi o anni di ricerca portati avanti in prima persona: probabilmente è proprio chi l’ha scritta a padroneggiare l’argomento meglio di chiunque altro. Allo stesso tempo è importante non “prendere male” una domanda difficile o una critica di fondo: la commissione tenta di valutare la qualità della ricerca, non di intrappolare il/la candidato/a. Nel caso in cui venga sottolineato un errore non è necessario avere per forza l’ultima parola, ma se si ha la sicurezza di avere argomenti scientifici solidi non bisogna nemmeno rinunciare a difendere la propria posizione. Per ultimo, se è importante prepararsi a saper rispondere a questioni relative ad aspetti specifici, è anche vero che rispetto a questioni generali (riguardo, ad esempio, a storiografia o epistemologia), invece, la commissione non si aspetterà necessariamente risposte istantanee e definitive. L’obiettivo è portare studenti e studentesse ad interrogarsi su metodi, procedimenti e scelte teoriche prendendo in considerazione consigli e osservazioni, in modo da farne tesoro per lavori futuri.
E poi… ?
All’inizio di questo post la discussione è stata definita “tappa finale”, ma avendo letto quanto scritto fin qui ormai sarà chiaro che si tratta in realtà di fornire “bilancio e prospettive” che una reale conclusione.
Nel caso in cui la ricerca dovesse essere portata avanti all’interno di un dottorato, cogliere l’occasione che un esercizio del genere offre per migliorare il proprio progetto di tesi è importante. Ciò che avrete imparato dalla preparazione della discussione e dalle considerazioni della commissione permetterà di definire un tema di ricerca più preciso e accurato.
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