ISSN: 2038-0925

Devenir historien-ne: post #22

Prosegue la partnership avviata con Devenir historien-ne, il blog di informazione storica di Émilien Ruiz, Assistant Professor in Digital History presso il Dipartimento di Storia di Sciences Po a Parigi. Questo mese proponiamo la traduzione del post «Pourquoi s’intéresser à l’histoire du fait religieux?».

La traduzione e l’adattamento dal francese sono stati curati da Ludovica Lelli, curatrice della versione italiana della rubrica.

.

Perché interessarsi alla storia delle questioni religiose?
19 novembre 2012

di Caroline Muller

Maddalena in preghiera,
di Jean-Baptiste-Camille Corot (1796–1875)
via Wikimedia Commons

All’interno del mondo universitario attuale la storia religiosa risente di un’immagine piuttosto negativa. La questione religiosa sembrerebbe essere passata di moda al punto da non giustificare più nessuno studio d’approfondimento. Viste le discussioni e i temi d’attualità questo potrebbe sembrare paradossale, soprattutto quando si parla del ruolo della religione nelle nostre società. È una tematica che continua a stimolare il dibattito pubblico: a proposito di questo argomento esiste una vera e propria domanda sociale di riflessione scientifica. Nonostante questo, però, l’attenzione verso questo soggetto negli ultimi anni si è ridotta, ponendo così la questione della specificità della storia religiosa contemporanea []. Questo regresso, invece che sulla fondatezza o meno di una riflessione sul fatto religioso stesso, viene spiegato principalmente attraverso le forti critiche mosse a questo approccio storico, a suoi metodi ed alle scelte dei suoi soggetti di ricerca.

Rispetto alle critiche ed all’osservazione di un’effettiva «crisi» della storia religiosa, mi piacerebbe proporre qui una modesta panoramica dei rinnovamenti storiografici del campo, citando anche l’uso che ne faccio io nelle mie ricerche. In ogni caso, concentrerò il mio intervento su ciò che conosco meglio: la storia del cattolicesimo [].

I rischi della ricerca

A titolo personale, ho per molto tempo condiviso la percezione di una storia religiosa polverosa, distante dalle problematiche scientifiche centrali. I miei interessi si orientavano verso la storia delle donne e la storia di genere e ho cominciato ad avvicinarmi alla storia religiosa per caso. Alla ricerca di un argomento per la mia tesi magistrale, Anne-Maria Sohn mi suggerì di lavorare sulle pratiche religiose delle ragazze del XIX secolo. Inizialmente trovai l’idea noiosa: mi interessavo piuttosto alle società di donne che gestivano salotti. Ma la mia relatrice sembrava convinta dell’efficacia di un approccio alle giovani donne del XIX secolo passando per la questione religiose. Mi sono allora fatta conquistare dal tema, per sfida, ma anche perché la prospettiva di poter utilizzare un corpus di diari personali mi entusiasmava. Nel corso dell’anno ho scoperto le differenti branche della storia religiosa francese, i suoi classici intramontabili. Ho esplorato un nuovo continente di saperi: non appartenendo ad un universo sociale familiare cattolico ho dovuto crearmi una cultura di base delle spiritualità e delle loro scuole, della storia dei cattolici e delle loro istituzioni. In un articolo, Jacques Boudon, sottolinea una particolarità della storia religiosa: la generazione degli storici religiosi che emerge dagli anni Settanta è ancora molto influenzata dalla cultura religiosa ricevuta nell’ambiente familiare [].

A volte queste letture vennero successivamente: non capivo l’approccio estremamente descrittivo che prevaleva all’interno della maggior parte dei testi e non ero a mio agio con l’utilizzo di un metodo quantitativo. Questo era l’approccio tipico dei «preti storici» che si interessavano ad uno studio dettagliato di una parrocchia o di una diocesi. Mi mancavano anche i punti di riferimento necessari per comprendere certe dimostrazioni. La dimensione datata delle problematiche affrontate dalla storia religiosa durante queste letture mi è apparsa chiara. Comunque, questo lungo lavoro di familiarizzazione mi ha portato a pormi domande produttive: come si poteva accogliere la questione di genere per rendere appieno le sfumature e la complessità della questione religiosa? E al contrario, cosa poteva apportare la storia religiosa alla comprensione della costruzione delle relazioni di genere?

Una storia in rinnovamento

Lo studio della questione religiosa avrebbe così potuto essere fonte di nuovo interesse, a condizione di cambiare la maniera con cui veniva affrontata. Io non l’approccio solamente come un insieme di pratiche e di credenze da descrivere: la considero in quanto fattore esplicativo, tra gli altri, dei comportamenti dei suoi protagonisti. Durante il primo anno il mio interesse riguardava le pratiche religiose delle giovani donne del XIX secolo, ma anche e soprattutto la modalità con cui esse riuscivano ad integrare le loro convinzioni religiose con la costruzione della loro identità sociale e di genere. Mi è sembrato che la pratica religiosa permettesse loro, attraverso le opere di carità, di costruire una rete di connessioni sociali e di confrontarsi anche con persone di ceti differenti. Inoltre, alcuni giovani donne sfruttavano le proprie convinzioni religiose per legittimare il desiderio di parlare di politica ed esprimere le proprie posizioni ultramontane. In questo caso, la valorizzazione della fede giustificava la presa di parola politica delle ragazze annullandone la dimensione trasgressiva. Per loro la religione era l’occasione per poter assumere degli atteggiamenti altrimenti fuori dai modelli normativi del genere.

In questa prospettiva, mi sono molto ispirata agli approcci di una nuova generazione di ricercatori e ricercatrici che si interessano alla questione religiosa. La storia religiosa è ora in fase di trasformazione, non fosse altro perché è proprio chi ne scrive che è cambiato. È stata acquisita una forte autonomia dalle istituzioni ecclesiastiche e non è più necessario che chi decide di scriverne provenga da ambienti sociali segnati dalla pratica religiosa. Il cambiamento però è anche disciplinare: sociologia e letteratura propongono degli studi innovatori. In particolar modo si possono citare i lavori di sociologia di Céline Béraud a proposito del mestiere del prete [] o quelli di Elisabeth Pillet sulle vetrate nel campo della storia dell’arte []. Viene messo in discussione lo stesso nome di «storia religiosa»: gli si preferisce piuttosto «storia della questione religiosa». Per sottolineare che lo studio è collegato al religioso in quanto «questione/fatto» in interazione con altri (economiche, sociali, culturali) e non alla descrizione di «mondi» religiosi la cui organizzazione verrebbe spiegata esclusivamente attraverso le pratiche religiose.

Delle nuove tematiche

Questa nuova considerazione della questione religiosa arricchisce le nostre conoscenze riguardo a tematiche che non per forza ricalcano i tradizionali interessi della storia religiosa. La storia del corpo e delle sessualità è un campo poco studiato dalla storia religiosa tradizionale. Nell’ambito della mia tesi, io mi interesso ai discorsi che le guide spirituali fanno alle donne a proposito del corpo. Sono preti incaricati di guidare i cattolici sulla via del progresso spirituale in virtù di una relazione molto personale. I consigli vengono offerti a voce in occasione degli incontri che il prete fa con i suoi «guidati» e attraverso un successivo scambio epistolare. La discussione riguarda diversi temi: la spiritualità, la coppia, le opere di carità, la vita mondana, il corpo e la sessualità. Per prescrizione le guide spirituali producono dei modelli di comportamento legati ad interrogativi spirituali e morali. La costruzione di questi modelli è fondamentale per comprendere la percezione che le donne hanno di loro stesse, ma anche per capire la logica alla base dei loro modi di fare. Ad esempio, nella mia tesi di magistrale io mi stupii tantissimo della frequenza con cui una riflessione sulla sofferenza appariva all’interno dei diari personali delle ragazze. A prima vista la problematica sembrava essere di ordine medico, riguardante la storia della salute o della percezione della sofferenza. Eppure, qualche tempo dopo ho capito che la mia analisi era incompleta: in realtà, la sofferenza è presentata dalle guide spirituali e dal clero in generale come via di accesso privilegiata a Dio []. In questa prospettiva la dimensione spirituale del discorso delle giovani donne sul loro corpo sofferente mi appariva sotto una nuova luce, ancora una volta bisognava porre la questione nei giusti termini!

Ridare alla questione religiosa un posto all’interno di studi più generali

Più propriamente, lo studio di taluni campi storici non può fare a meno di un’adeguata analisi di ciò che avviene nelle pratiche religiose. Dunque, come Anne Cova ha mostrato rispetto alla Ligue des femmes françaises [], sarebbe inutile nascondere il ruolo che la guida spirituale gioca nel processo di creazione di opere sociali maggiori all’interno del tessuto associativo francese. Le guide spirituali sono presenti in tutte le tappe della creazione di queste associazioni. Le pratiche personali di pietà superano di gran lunga quella che viene considerata «sfera privata» plasmando il modo in cui i cattolici agiscono nel mondo. Concentrata sulla guida alla spiritualità, la mia ricerca non vuole descrivere la storia di questa pratica religiosa specifica, ma comprendere come questa diventi luogo dell’elaborazione di un rapporto col mondo che supera le problematiche spirituali. Pertanto, preferisco dire di lavorare sulla storia di genere partendo da una pratica religiosa piuttosto che presentarmi come una storica della questione religiosa pura e semplice.

A proposito bisogna sottolineare che, nonostante le suggestive ricerche a cui questo processo ha portato, la considerazione della questione religiosa all’interno della storia di genere è ancora rara. La rinascita del campo della storia religiosa proviene dal contributo dato dai nuovi modi di scrivere la storia e altre discipline.

*

È da qualche anno che la storia religiosa vive stravolgimenti più grandi ed evolve più velocemente della sua desueta immagine. Questi cambiamenti sono legati agli interrogativi religiosi contemporanei: qual è il ruolo della Chiesa nelle società contemporanee? Come essa definisce questo ruolo sulla basa di molteplici considerazioni? Come i credenti accolgono il discorso del papa? Come le donne e gli uomini percepiscono la loro posizione all’interno della comunità cattolica? Una sacerdotessa donna sarebbe concepibile? Come comprendere le reazioni degli ecclesiastici rispetto al progetto di legge sul matrimonio per tutti? Tutte queste domande non possono prescindere da una prospettiva storica. D’altra parte, ci sono anche numerose tematiche di ricerca che ci guadagnerebbero nell’integrazione della questione religiosa nel loro approccio; solo per fare qualche esempio: la storia dei giovani, la storia del corpo e delle sessualità, la storia dello sport, la storia delle migrazioni, la storia della salute.

Linea di separazione
  1. Traduzione e adattamento da BOUDON, Jacques-Olivier, «L’histoire religieuse en France depuis le milieu des années 1970», in Histoire, économie et société, XXXI, 2012, pp. 71-86. []
  2. La tesi di dottorato dell’autrice riguarda la guida di coscienza, o guida spirituale, dei cattolici tra il 1830 e il 1920. []
  3. Traduzione e adattamento da BOUDON, Jacques-Olivier, «L’histoire religieuse en France depuis le milieu des années 1970», op. cit.. []
  4. BERAUD, Céline, Le métier de prêtre. Approche sociologique, Paris, Éditions de l’Atelier, 2006. []
  5. PILLET, Elisabeth, Le vitrail à Paris au XIXe siècle: entretenir, conserver, restaurer, PUR, Rennes, 2010. []
  6. A questo proposito si possono citare i lavori di BURTON, Richard, Holy Tears, Holy Blood, Women, Catholicism and the culture of suffering in France (1840-1970), Ithaca, Cornell University Press, 2004, o quelli più datati di DENIS, Marcel, La spiritualité victimale en France, Rome, Studia dehoniana, 1981. []
  7. COVA, Anne, «Au service de l’Église, de la patrie et de la famille ». Femmes catholiques et maternité sous la IIIe République, Paris, L’Harmattan, 2000. []
  8. Si può fare riferimento, ad esempio, ai lavori di DAUZET, Dominique-Marie, Sur l’écriture des femmes mystiques: La mystique bien tempérée. Écriture féminine de l’expérience spirituelle (XIXe-XXe siècles), Paris, Cerf, 2006, o, più recente a COVA, Anne et DUMONS, Bruno (éd.), Destins de femmes. Religion, culture et société (France, XIXe-XXe siècles), Paris, Letouzey et Ané, 2010. []

.

.

Scrivi un commento