Devenir historien-ne: post #28
Prosegue la partnership avviata con Devenir historien-ne, il blog di informazione storica di Émilien Ruiz, Assistant Professor in Digital History presso il Dipartimento di Storia di Sciences Po a Parigi. Questo mese proponiamo la traduzione del post «Initier à l’historiographie avec Wikipedia (et vice versa) : retour sur une expérience pédagogique».
La traduzione e l’adattamento dal francese sono stati curati da Ludovica Lelli, curatrice della versione italiana della rubrica.
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di Antonin Dubois
Come professore temporaneo e ricercatore all’Università di Franche-Comté, durante il secondo semestre 2020-2021 ho proposto a studenti e studentesse del terzo anno di Storia un corso riguardante gli «strumenti digitali per gli storici».
Poiché tutte le esercitazioni si sono svolte intorno ad una tematica trasversale all’insieme delle lezioni e sono servite come punto di partenza per l’elaborato finale, in questo post mi piacerebbe soffermarmi proprio sulla suddetta tematica e sulle modalità con cui è stata approcciata.
L’obiettivo di questo post, quindi, è duplice: pubblicizzare i risultati dei lavori finali e, magari, essere d’ispirazione per altri dello stesso tipo.
Il corso voleva essere un’introduzione (o meglio, un’introduzione all’introduzione) agli strumenti digitali, più esattamente agli strumenti digitali maggiormente accessibili, che possono essere utili agli studi e alla ricerca storica. Abbiamo trattato principalmente le fonti digitali (biblioteche online, archivi digitalizzati o originariamente digitali, banche dati online, trasmissioni storiche online: canali Youtube, podcast), Wikipedia (usi e rischi, realizzazione di una pagina, schede di discussione), elaborazione di testo e fogli di calcolo. Insomma, niente di rivoluzionario: che questi elementi siano alla base dei corsi di iniziazione al digitale è piuttosto frequente. Ho escluso fin dal principio tutti i programmi, da Zotero, ai programmi di cartografia, a quelli di analisi di rete, etc., un po’ perché non li conosco tutti così bene, un po’ perché l’organizzazione del corso non lo prevedeva. Avevo solo 12 ore (ufficialmente divise a metà tra lezioni frontali e laboratori) ripartite sulle cinque ultime settimane di lezione. Questo vuol dire che si è proceduto molto molto velocemente e che approfondire le cose non era possibile.
Ritorno al 2016
La prima volta che ho avuto l’opportunità di insegnare qualcosa a universitari/e in triennale è stata 10 anni fa, in un corso di scienze umane e sociali. La coordinatrice, Manuela Martini riteneva fondamentale che chi insegnasse nel corso avesse seguito la stessa formazione. Sembrerebbe un’ovvietà, ma non lo era… e non lo è neanche adesso. In questo modo gli esercizi pratici potevano insistere sull’interesse per gli strumenti informatici (non si parlava ancora di digitale) in scienze umane e sociali e sulle modalità di impiegarle in campo storico per esempio. In più, uno degli argomenti del programma riguardava la «validazione delle informazioni trovate su Internet». Voleva essere un’occasione per spiegare agli studenti in cosa consistesse lo «spirito critico» così caro agli storici, il tema della critica interna/esterna delle fonti, l’importanza dell’incrocio delle informazioni, la loro gerarchizzazione, ecc… Potrei sbagliarmi, ma mi sembra di essermi trovato di fronte a studenti che, fino a quel momento, non avevamo mai usato le informazioni trovate su Internet in modo critico e, soprattutto, poiché erano al primo anno, praticavano sistematicamente il «copia-incolla» da diversi siti, tra gli altri anche Wikipedia.
In questo contesto, il corso tentava di formare gli studenti ad un miglior uso di Wikipedia. Era già molto impiegato, si trattava solo di insegnare loro come procedere ad una lettura attiva degli articoli: a comportarsi come lettrici e lettori critici e non solo come semplici consumatori.
Una tematica storica comune per trattare gli strumenti digitali
Per ovviare a questo formato ridotto e al fatto che il corso si tenesse integralmente a distanza (sincrona) ho scelto un filo conduttore che unisse tutte le lezioni: i docenti di scienze storiche dell’Università di Besançon. Questa scelta è stata fatta per permettere agli studenti di scoprire una nuova sfaccettatura della storia del loro istituto e della loro disciplina utilizzando la digitalizzazione su Gallica[↩] della serie quasi completa dell’Annuario dell’università dal 1898/99 al 1936/37.
L’università di Besançon aveva la particolarità di essere una della più piccole università di Francia: appena 237 studenti e studentesse nel 1899/1900 e 525 nel 1936/37 di cui, rispettivamente, 67 e 240 iscritti alla Facoltà di Lettere. Per chi era interessato/a all’argomento avevo fornito qualche estratto di libri e articoli sulla storia degli storici e/o delle università sotto la Terza Repubblica[↩].
La quasi totalità degli esercizi realizzati durante le lezioni si è basata su questi Annuari – o, come minimo, si è concentrata sulla storia dell’università di Besançon e degli storici: riflessione sugli archivi digitalizzati e piccole ricerche sul web, funzionalità di base dell’elaborazione testuale (impaginazione, note a piè di pagina, bibliografia, ecc.), realizzazione di una piccola banca dati su un calcolatore. L’obiettivo di quest’ultimo esercizio era realizzare una banca dati relativa alla totalità degli insegnanti in scienze storiche di Besançon, durante il periodo coperto dagli Annuari disponibili su Gallica, completa di informazioni bibliografiche (data e luogo di nascita e morte, studi e percorso universitario, posizione, ecc.) e della lista dei corsi da loro tenuti. Soprattutto a causa della mancanza di tempo, però, la realizzazione del database non è mai andata in porto, tanto che in corso d’opera ho deciso di abbandonarla perché gli studenti e le studentesse, che dovevano integrare tutto ciò che era stato affrontato durante le lezioni nella realizzazione di pagine bibliografiche (tipo) Wikipedia, potessero concentrarsi sulla prova finale.
Obiettivo : redigere le pagine Wikipedia degli insegnanti in scienze storiche di Besançon del primo XX secolo
Nonostante la banca data non sia stata portata a termine, il lavoro fatto ha permesso di stilare una lista di dodici docenti di scienze storiche a Besançon tra la fine del XIX e il primo terzo del XX secolo. Nessuna donna ha insegnato storia a Besançon in quel periodo, e generalmente i professori si dividevano in: una docenza di storia antica e medievale, una di storia moderna e contemporanea e uno o più docenti incaricati, di norma sullo studio dei manoscritti della Franca Contea. Ho poi fatto cercare ai ragazzi e alle ragazze le pagine Wikipedia dedicate a questi dodici insegnanti. Solo quattro ne possedevano una in francese: la superstar della storia della Rivoluzione francese Albert Mathiez (che è entrato nella Facoltà di Lettere di Besançon tre anni dopo aver fondato gli Annales révolutionnaires – oggi Annales historiques de la Révolution française – prima di essere assunto a Digione e poi alla Sorbona), il professore di storia moderna e contemporanea Léonce Pingaud, il medievista e militante cattolico Jean Guiraud e l’archivista e medievista Jules Gauthier. L’antichista Paul Cloché era oggetto di una pagina in spagnolo e il suo collega Henri Jeanmaire di una pagina in tedesco – entrambe molto scarne.
In gruppi di due o tre, studenti e studentesse si sono occupati della redazione di pagine Wikipedia di sette degli otto insegnanti che restavano, è stato lasciato da parte solo l’archivista paleografo Max Prinet.
Ecco le sette voci pubblicate in ordine alfabetico (N.B.: ogni autore/autrice mi ha accordato il permesso di pubblicare il suo nome):
- Just Berland (1876-1951): archivista-paleografo. Scheda redatta da Rosenn Nicolas e Julien Piccoli.
- Paul Cloché (1881-1961): professore di storia antica, autore di un’opera di riferimento su La Restauration démocratique à Athènes en 403 avant J.-C. Scheda redatta da Michael Lombardot, Jade Motillon e Nils Piassale.
- Georges Gazier (1875-1951): archivista-paleografo, bibliotecario. Scheda redatta da Louis Coudevylle, Janko Knezevic e Théo Marle.
- Henri Jeanmaire (1884-1960): specialista di storia greca antica, incaricato di corsi a Besançon, Lille e all’École pratiques des hautes études, poi direttore di studi greci all’EPHE. Scheda redatta da Pauline Carisey, Charlotte Hernandez e Alice Jacomet.
- Maurice Pigallet (1878-1956): archivista-paleografo. Scheda redatta da Cloé Chalumeaux, Clément Gambioli e Manoor Rashid.
- Edmond Préclin (1888-1955): professore di storia moderna e contemporanea, specialista di jansenismo. Scheda redatta da Nicolas Bouchez, Lilian Leprince e Amélie Romary.
- Louis Villat (1878-1949): professore di storia moderna e contemporanea e specialista di storia della Corsica. Scheda redatta da Chloé Ducret, Mathéo Genet e Coline Tribout.
Procedimento e primi risultati
Abbiamo proceduto nel seguente modo. Per cominciare, ogni gruppo ha condotto una prima ricerca sullo storico o l’archivista che aveva scelto di trattare. A causa delle condizioni sanitarie (dovute al COVID) le ricerche sono state svolte quasi esclusivamente su Internet (da qui l’importanza di fare gli esercizi sulle fonti digitali nelle prime lezioni: Gallica, CAIRN, Persée, banche dati diverse, ecc.), solo qualcuno/a ha potuto recarsi in biblioteca. Durante una lezione abbiamo fatto il punto della situazione insieme e ho aiutato ogni gruppo a completare le proprie ricerche. Abbiamo anche goduto del prezioso aiuto di madame Marie-Claire Waille della Bibliothèque municipale de Besançon, che ci ha inviato la scansione delle informazioni pubblicate nel Dictionnaire biographique du Doubs e di altri documenti in suo possesso. La ringrazio di nuovo vivamente. Studenti e studentesse hanno poi avuto a disposizione qualche settimana per redigere le loro minibiografie su un programma di elaborazione testuale avendo come compito di impaginarle come un articolo di Wikipedia – esperimento molto ben riuscito. Ogni gruppo mi ha presentato una prima bozza della propria pagina, che io ho corretto, annotato e che ho rinviato loro perché la modificassero. Le pagine erano a diversi livelli di avanzamento, differenza in larga parte dovuta alla quantità di informazioni trovate sullo storico o sull’archivista scelto. Per quanto riguarda la forma tutte le aspettative erano state soddisfatte, rispetto al contenuto, invece, inizialmente un gruppo non aveva ben compreso l’esercizio, ma poi si è rimesso in carreggiata. In seguito, mi sono occupato di pubblicare le voci procedendo alle ultime correzioni e modifiche che principalmente riguardavano la forma e la citazione delle fonti bibliografiche e, eventualmente, qualche aggiunta. Ho anche cominciato a completare alcune informazioni specifiche per Wikipedia che sui lavori che mi erano stati consegnati non figuravano (sito, categorie, ecc.). Dopodiché mi sono occupato di creare i collegamenti con le pagine in cui venivano menzionati gli storici o gli archivisti di Besançon. Facendo ciò ho constatato che diversi tra loro erano stati citati in pagine trattanti i loro argomenti di studio, in certi casi anche più volte. Questo si verificava, ad esempio, per l’antichista Paul Cloché e le sue opere Thèbes de Béotie (1953) e Histoire de la Macédoine (1960) e Henri Jeanmaire con i suoi Couroi et Courètes (tesi 1930, opera 1939) e Dionysos (1951). Entrambi sono menzionati almeno una decina di volte. Questo vale anche per Louis Villat che è stato regolarmente citato per l’opera di Pierre-Paul Raoul Colonna de Cesari Rocca Histoire de la Corse a cui ha contribuito e, in misura minore, anche per Edmond Préclin. Al contrario, i tre archivisti sono citati molto raramente.
Su questi sette uomini, nati tra il 1876 e il 1888, ci sarebbe molto da dire: tre hanno fatto una riuscita carriera universitaria in provincia, tre sono stati archivisti e bibliotecari rinomati (tutti e tre sono passati dall’École des chartes) e uno, Henri Jeanmaire, ha avuto una carriera un po’ più complicata – nonostante sia stato, come anche P.Cloché, uno studente della Scuola Normale, i suoi lavori siano stati fondamentali nell’ambito della storia religiosa della Grecia antica e siano stati ripresi e approfonditi da Pierre Vidal-Nacquet. Non tutti hanno lo stesso legame con Besançon e la sua università: quattro vi hanno fatto carriera (Cloché e Préclin all’università, Gazier nella biblioteca e Pigallet agli Archivi dipartimentali di Doubs), tre ci sono solo passati, che sia brevemente (Berland, Jeanmaire) o per qualche anno (Villat). Il denominatore comune tra tutti coloro che sono stati scelti è stato l’aver tenuto almeno un corso alla Facoltà di Lettere di Besançon, a prescindere dalla loro posizione professionale e dal fatto che esso sia poi stato rinnovato o meno.
Breve restituzione di un’esperienza : una formazione passata dalla pratica
Nonostante studenti e studentesse non si siano occupati in prima persona di pubblicare le pagine su Wikipedia, questo esercizio ha avuto il merito di permettere loro di vedere ciò che sta dietro ad una pagina Wikipedia (in questo caso biografica): le ricerche preventive che vanno fatte, la costruzione della scheda, la scrittura, l’impaginazione, l’aggiunta di link di collegamento con altre pagine, imparare a non limitarsi a copiare i documenti che si hanno a disposizione, provvedere all’inclusione delle note e della bibliografia redatte in forma corretta. Le ricerche non sono state facili sia – come dicevamo – per le restrizioni sanitarie, sia perché non esistono biografie o articoli su nessuno degli storici o archivisti che abbiamo studiato. Di fatto, molti tra loro sono poco conosciuti, in particolar modo gli archivisti. Le sette biografie riflettono queste difficoltà: a volte nel loro percorso vi sono lacune importanti, mentre in altri casi alcuni passaggi sono stati rintracciati in modo molto dettagliato grazie al ritrovamento di un articolo scientifico o di una fonte (un esempio è l’esperienza militare di Pigallet); nessuno dei sette approfondimenti ha potuto contenere una fotografia non coperta dai diritti d’autore[↩]; gli archivi digitali e gli articoli d’epoca, oltre che, a volte, le pagine di Persée o della BNF e le informazioni biografiche dell’annuario prosopografico « La France savante » del CTHS[↩], sono state generalmente più utilizzate delle pubblicazioni scientifiche.
Un utente di Wikipedia ha aggiunto sulle pagine di George Gazier, Louis Villat e Henri Jeanmaire un cartellino «da controllare» senza però indicare quello che avrebbe voluto fosse migliorato. Nel tempo sono state apportate delle modifiche, da me o da altri/e utenti, ma non ho mai cancellato il cartellino lasciando alla comunità di Wikipedia la scelta di cosa fare: spero soprattutto che si continui sempre a partecipare all’arricchimento di queste pagine.
Questo esercizio ha contribuito, credo, oltre che a stimolare l’interesse che studenti e studentesse hanno potuto accordare al tema che avevo scelto e alla redazione delle pagine, a far loro scoprire un piccolo pezzo del mestiere dello storico attraverso la ricerca documentaria che l’esercizio implicava e la prima esperienza di scrittura di un testo rivolto alla divulgazione di un soggetto storico ad un pubblico non universitario. Gli scambi che abbiamo avuto mi fanno sperare che l’esercizio abbia contribuito anche a sviluppare una loro visione critica dell’utilizzo di Wikpedia, che era uno degli obiettivi. Non un rifiuto a priori, ma un’attenzione al contenuto, ai riferimenti utilizzati, ai pregiudizi e alle mancanze che eventualmente possono esserci. Che continuino o meno a studiare Soria a livello universitario, a mio avviso, non può che essere utile.
Questo esercizio ha il merito di poter essere riprodotto anche al di fuori di un corso specificatamente dedicato agli strumenti digitali. Infatti, l’uso di Wikipedia da parte degli studenti e delle studentesse supera qualsiasi questione sul digitale. Iniziarli/e a come fare uso di un’enciclopedia online attraverso la pratica mi sembra pertinente ed efficace, soprattutto perché quello che si impara su Wikipedia può essere applicato a tantissime altre fonti di informazione, online o no. Nell’ambito della formazione storica, questo esercizio può, per esempio, inserirsi in un corso di introduzione alla ricerca in archivio o in un laboratorio pratico su un tema specifico (magari più a livello di laurea magistrale che triennale, in questo caso). In quest’ottica, fonti simili a quelle che sono state utilizzate per Besançon, anche se non sempre complete, sono state digitalizzate in altri contesti; per esempio, gli Annuari delle università di Bordeaux, Lyon, Grenoble, Poitiers e Tolosa su Gallica.
La questione delle fonti è essenziale: certo, portare a termine un esercizio del genere implica che un minimo di informazioni sugli individui studiati siano (relativamente facilmente) accessibili, necessità che complica le cose in caso di studi su periodi più antichi o popolazioni dominate. Però, i temi che possono essere scelti restano numerosi e comunque è possibile adattare l’esercizio: in luogo di un articolo biografico si potrebbe immaginare un lavoro sulla storia di una qualsiasi istituzione, di una associazione, di una corporazione, di un’impresa, di una rivista, di un partito o, ovviamente, di un evento. L’essenziale è, ancora una volta, che gli studenti e le studentesse abbiano accesso a delle fonti d’informazioni e imparino a padroneggiarle. In più, se è vero che qui sono state create delle pagine, l’esercizio potrebbe anche consistere nella revisione di uno o più articoli troppo deboli a livello di contenuto, con fonti poco chiare e/o scritti male. Per concludere, tornando sul tema degli storici e delle storiche francesi, come si può facilmente constatare leggendo le liste del XIX e del XX secolo, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Non resta altro da fare che scrivere la loro storia, perché no, anche in maniera collettiva, su Wikipedia.
- Archivio e biblioteca digitale liberamente consultabile online della Biblithèque nationale de France. [↩]
- In particolare l’articolo di CONDETTE, Jean-François, «Les enseignants d’histoire et de géographie à la faculté des Lettres de Lille sous la Troisième République (1887-1940)», in Revue du Nord, 339, 2001, pp. 65-100, la versione scientificamente completa per il caso di Lille del progetto realizzato su Besançon durante il nostro corso. [↩]
- La pagina di Préclin doveva essere illustrata da una fotografia – scattata da uno studente – di un pannello indicante una sala dedicata a lui all’UFR SLHS dell’Università di Franche-Comté, ma Wikipedia l’ha rifiutata perché non era possibile determinare se fosse protetta o meno da copyright. [↩]
- Comité des Travaux Historiques et Scientifiques, è un’istituzione fondata nel 1834 che raggruppa più di 3000 associazioni scientifiche al fine di favorirne lo sviluppo e le attività sul territorio nazionale. [↩]
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