ISSN: 2038-0925

Devenir historien-ne: post #13

Prosegue la partnership avviata con Devenir historien-ne, il blog di informazione storica di Émilien Ruiz, Assistant Professor in Digital History presso il Dipartimento di Storia di Sciences Po a Parigi. Questo mese proponiamo la traduzione del post «Comment (et pourquoi) écrire un compte rendu de lecture ?».

La traduzione e l’adattamento dal francese sono stati curati da Ludovica Lelli, curatrice della versione italiana della rubrica.

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Bibliografia: come e perché
29 ottobre 2011

di Amuray Catel, Sophie Cinquin

Perché una bibliografia?

Le guerre di religione del XVI secolo hanno dato origine a diverse dispute teologiche, intercorse tra cattolici e protestanti, basate su controversie dogmatiche prese come riferimento da ciascuna delle due parti. La necessità di richiami continui al passato – e di conseguenza alla tradizione – sta alla base dell’apparizione delle note a piè di pagina e della bibliografia, documento destinato a sintetizzare in un’unica lista (spesso anche molto lunga) l’insieme delle opere a cui si faceva riferimento.
Apprendisti storici e storiche, siamo noi gli eredi di questa tradizione. A supporto dei nostri ragionamenti o a legittimazione delle nostre argomentazioni noi rinviamo il lettore ai lavori di autori di cui è riconosciuta l’autorità e raccogliamo questi riferimenti all’interno di bibliografie più o meno ricche. Di fatto la bibliografia è una raccolta prestabilita di tutte le opere considerate, un documento che nel disegno complessivo della ricerca e nella struttura della tesi viene considerata come “un’appendice”. Non è proprio questo, in fondo?
L’obiettivo di questo articolo non è fornire delle regole per la presentazione dei riferimenti bibliografici. In primo luogo, si cercherà di dare qualche consiglio sui diversi metodi e le diverse tecniche che si possono adottare per costruire una bibliografia, in seconda battuta di dimostrare che in realtà una bibliografia non è solo un’appendice ma un documento che, se utilizzato con intelligenza, può essere d’aiuto in tutte le tappe della ricerca: dalle prime esplorazioni alla redazione vera e propria.
È però necessario accordarsi su una minima definizione di “bibliografia”. Nelle prossime righe abbiamo deciso di non limitarci a descriverla come un documento di presentazione dei riferimenti citati o consultati, ma di lasciare spazio al suo aspetto intellettualmente costruttivo. Questa definizione – comunque non esclusiva – della bibliografia come attività o processo è la chiave di lettura che speriamo possa permettere di delineare al meglio sia il tipo di lavoro che è necessario fare nell’elaborazione di un documento bibliografico, sia i vantaggi che può portare.
A cosa serva precisamente una bibliografia, come la si costruisca e in che maniera l’esercizio bibliografico costituisca uno strumento essenziale alla ricerca storica saranno a grandi linee le tre questioni a cui tenteremo di dare una risposta all’interno di questo articolo.

La bibliografia, frutto di un triplo imperativo universitario

Senza la lettura e la conoscenza dei principali contributi che hanno fatto la storia dell’oggetto che si vuole studiare una ricerca – come ad esempio quella che è necessaria per la redazione di una tesi di laurea magistrale – non potrebbe essere affrontata. Questo dipende sicuramente da un imperativo metodologico: chi desideri far proprio un tema deve innanzi tutto preventivamente conoscerne e definirne i contorni, seguendo un processo di familiarizzazione e appropriazione dei contenuti che passa necessariamente da un’assidua frequentazione della “letteratura secondaria”. Ma c’è un secondo imperativo che è necessario considerare, quello dell’onestà intellettuale: a colui che ha l’ambizione di ritagliarsi un posto all’interno di un determinato campo di ricerca è imposto di sapere quali siano i risultati e le posizioni di coloro che l’hanno preceduto. Può darsi poi che ci sia un’ultima imposizione da mettere in conto: l’imperativo universitario di una “divisione del lavoro storico”, che intima ad ognuno – ed in particolar modo ai ricercatori più giovani – di rivolgere i propri sforzi là dove ancora niente è stato fatto e, come si dice, “smuovere le acque” o “portare una ventata d’aria fresca”; dare un proprio contributo evitando doppioni e ripetizioni. L’esercizio bibliografico deriva direttamente da questo triplo imperativo e il documento che ne consegue ne è il riflesso: la bibliografia è contemporaneamente un registro meticoloso delle letture effettuate, la garanzia intellettuale dei differenti punti di vista presi in considerazione e al contempo la mappa di una ricerca che si sforza di riconoscere i confini tematici del proprio ambito.

I vantaggi intellettuali dell’esercizio bibliografico

Considerando questo triplo imperativo potremmo essere tentati di concludere che una bibliografia sia, prima di qualsiasi altra cosa, un esercizio puramente formale e potenzialmente scoraggiante il cui scopo è produrre un documento molto più utile agli altri che a noi stessi. Questa impressione è chiaramente sbagliata. La costruzione di una bibliografia, infatti, non è solo una cortesia fatta alla futura lettrice o al futuro lettore del vostro lavoro che potrà servirsene per verificare – o meno – che questa o quell’opera, questo o quell’aspetto della questione trattata sia stato preso in considerazione durante lo sviluppo della tesi. È necessario riprendere la distinzione proposta nell’introduzione tra bibliografia come esercizio e bibliografia come documento. Fondamentalmente, ed è su questo che bisogna insistere, entrambi gli aspetti sono utili proprio al redattore o redattrice della tesi. Considerato in quanto processo, l’esercizio bibliografico implica un lavoro di lettura, ma anche e soprattutto, di organizzazione intellettuale, di riflessione storiografica e di tematizzazione che stimola intellettualmente la ricerca: proprio grazie al confronto che è necessario fare tra le diverse possibilità di organizzazione e di classificazione delle opere consultate, strutturare la propria bibliografia rappresenta in qualche modo costruire la propria ricerca e affermare le proprie scelte di elaborazione dell’argomento studiato. Arricchendola o modificandone la struttura, di fatto, si interviene direttamente sulla futura tesi – ed è proprio nella misura in cui il lungo lavoro di ricerca universitaria richiede di intervenire frequentemente con questo tipo di modifiche e ridistribuzioni tematiche che la pratica bibliografica acquisisce senso. Considerata come documento, quindi come risultato d’interventi e modifiche successive, la bibliografia risulterà essere punto forte e pilastro della ricerca, fedele riflesso di una serie di scelte di letture e d’organizzazione che costituiscono il simulacro dell’approccio al soggetto che si è scelto di studiare. Perché questi usi e questa utilità diretta del lavoro bibliografico non siano trascurati, gli consacreremo qualche paragrafo più documentato nella parte finale dell’articolo.

Costruire una bibliografia

Prima di occuparci della spiegazione dei differenti usi del lavoro bibliografico è importante dare qualche indicazione e qualche consiglio di cui qualche volta gli studenti e le studentesse all’inizio del proprio lavoro si trovano sprovvisti. Dove trovare i riferimenti necessari e come evitare di trascurare i più importanti? Come accrescere la propria bibliografia? Come costruirla ? Come ordinarla ?
Quello che risulta importante in questa fase è identificare quali siano le quattro fonti principali d’informazione bibliografica a cui gli studenti possono fare riferimento durante la loro ricerca: le bibliografie delle opere di letteratura, gli articoli dei periodici, le risorse informatiche e, più in generale, frequentare delle biblioteche.

La letteratura secondaria

Ogni scienziato storico è tenuto a segnalare tutte le opere utilizzate per scrivere la propria opera: per costruire una bibliografia quindi potete partire proprio leggendo i loro libri. Per ottenere delle indicazioni di lettura in funzione del vostro tema di ricerca sarà sufficiente selezionare i testi che loro stessi hanno letto sul tema, ma nell’annotare i riferimenti dei libri che risultano essere interessanti bisogna essere molto accorti: è necessario appuntare nome, cognome, titolo, luogo e data di pubblicazione, editore e numero di pagine. Può sembrare un lavoro noioso e inutile, ma quando dovrete cercare l’opera nei cataloghi delle biblioteche averlo fatto vi farà guadagnare tempo prezioso. Ed è altresì importante appuntare in quale libro si sia trovato il riferimento, in modo da poterlo ritrovare in caso di necessità.

La ricerca nella letteratura secondaria dev’essere metodica. Bisogna spostarsi dall’informazione più generale a quella più specifica. Per una ricerca sulla Regina Margherita, per esempio, si comincerà leggendo libri riguardanti le donne del XVI secolo per poi orientarsi sulle biografie della Regina Margherita e, solamente nell’ultima fase, interessarsi a monografie su temi molto specifici. Conoscere le collane dei libri che utilizzerete può essere utile per classificarli. Farsi un’idea del Mulino o le Mappe della PBE della Einaudi1, per esempio, sono conosciute per le loro qualità di sintesi. Applicare la tecnica “dell’imbuto” è importante. Cominciare dalle opere più specialistiche senza conoscere il quadro generale in cui si inseriscono gli eventi renderà impossibile sia capire l’analisi storica che apprezzarla. Se si è indecisi tra più titoli che sembrerebbero essere di stampo più generale è bene cominciare da quelli che si sono visti citati più volte: saranno sicuramente strutturati bene.

Gli articoli dei periodici

Per il lavoro di ricerca e la professione storica fare riferimento a riviste – specializzate o no, di storia o di scienze umane – è indispensabile: entrambe le attività necessitano infatti di un’informazione bibliografica selettiva, diversificata, ricca e preziosa. Distinguere tra riviste generaliste e specializzate conviene e cominciare dalle seconde, soprattutto se il vostro tema è iscritto in un perimetro di studi ben definito, un periodo storico o una “civiltà”, è la cosa più indicata. Uno studente o una studentessa che lavora sulla storia culturale del primo XIX secolo, per esempio, di certo non perderà tempo a rovistare negli archivi di «Romantismes» o della «Revue d’histoire du XIXe siècle». I sommari di queste riviste specializzate sono per la maggior parte disponibili online, sul loro sito o su portali internet dedicati, che integrano diversi motori di ricerca e che possono essere consultati facendo ricorso a diverse parole chiave. Su questa linea si possono citare CAIRN, il suo omologo americano JSTOR o, su un altro modello, Revues.org e Persée2 – i primi sono accessibili attraverso un’autorizzazione, generalmente ottenuta con un abbonamento sottoscritto dalle università. Può darsi che le ricerche restituiscano risultati un po’ datati, poi starà a voi – ed è una delle sfaccettature del lavoro bibliografico! – valutarne la pertinenza alla luce delle citazioni di cui sono oggetto (alcuni possono essere dei “classici”) o della ricchezza delle loro informazioni bibliografiche e informarvi sullo stato pregresso del vostro campo di ricerca.
Fatte queste indagini ad ampio spettro rimane comunque di prima importanza informarvi – e mantenervi informati – sull’attualità storiografica del tema da voi studiato attraverso la consultazione regolare degli stessi periodici e la lettura delle più significative riviste di storia e scienze sociali – tra le altre, «Clio», «Cheiron», «Nuova Rivista Storica», «Genesis», «Società e Storia», «Nuova Storia Contemporanea», «Quaderni Storici», «Storica», «Studi Storici», Mediterranea – Ricerche Storiche», «Contemporanea» e «Memoria e Ricerca»3. Oltre alla loro innegabile utilità nel gestire e ravvivare la riflessione storica di ogni apprendista storico o storica, i loro articoli, soprattutto se vicini al vostro campo di ricerca, rappresentano fondamentale fonte d’informazione bibliografica. Limitati in termini di indicazioni, gli articoli sono spesso l’occasione che gli autori possono sfruttare per “fare concisamente il punto” su una questione o per offrire ai propri lettori il proprio punto di vista sullo stato di una ricerca ancora in corso. La freschezza dei dati forniti, spesso inediti, vi permetterà di aggiornare agevolmente la vostra bibliografia: per esempio nel caso in cui l’autore faccia riferimento alle ultime ricerche effettuate o pubblicate (tesi, articoli, opere in lingua straniera…).

Nella sovrabbondanza che costituisce la realtà delle riviste, le pubblicazioni che vi si possono ritrovare, utili all’arricchimento della vostra bibliografia, saranno principalmente di due tipi. Il primo, che al giorno d’oggi è particolarmente presente, è l’articolo di sintesi storiografica. L’obiettivo è riprendere ed illustrare l’evoluzione dei lavori storici portati avanti su un determinato tema, il suo interesse deriva dal fatto che i numerosi riferimenti bibliografici che vi si possono trovare si inseriscono all’interno di un quadro interpretativo in grado di aiutarvi a classificare la vostra bibliografia. Spesso rintracciabili sotto il titolo di «Letture», invece, il secondo tipo di pratica storiografica utile sono le recensioni pubblicate nell’ambito di rubriche o numeri dedicati. In termini di informazione bibliografica gettarci un occhio non è mai una perdita di tempo ed è sempre per questa ragione che vale sempre la pena dare una scorsa anche alle riviste di “divulgazione storica” che riservano una delle proprie rubriche all’attualità editoriale e alle ultime pubblicazioni.
Un’ultima questione ricorrente riguarda come classificare questi articoli all’interno della propria bibliografia: bisogna integrarli tra le monografie o creare una lista separata? A questa domanda purtroppo non c’è una risposta univoca, tutto dipende dalla quantità di informazioni da classificare e dai raggruppamenti tematici effettuati. Nel caso di una bibliografia dedicata alla storiografia, riuscire a far coesistere in un unico gruppo riflessioni circostanziali (articoli) e riflessioni più ampie (monografie) potrebbe essere interessante. Se però la lista dei riferimenti dovesse allungarsi questa classificazione risulterebbe difficile e potrebbe essere più indicato suddividere articoli e monografie sulla base della tematica trattata: non bisogna dimenticare che prima di essere la testimonianza di un procedimento intellettuale, una bibliografia ha bisogno di essere accessibile e facilmente comprensibile.

Le risorse della rete

Benché alcuni insegnanti spesso diffamino Internet, per riconoscere i libri essenziali alla vostra ricerca la rete può essere uno strumento prezioso. Una ricerca in “modalità avanzata” o su google scholar potrebbe permettervi di accedere a degli articoli contenenti riferimenti bibliografici. Con un po’ di fortuna, grazie a Google Books, potrete anche consultare alcune opere direttamente online e creando un account personale potrete accedervi fin da subito e cominciare a classificare i vostri libri. Anche la consultazione di blog di storia o di siti creati da gruppi di ricercatori potrebbe permettervi di reperire informazioni bibliografiche preziose: quelle contenute sul sito della SIEFAR4 (ricerche sulle donne in età moderna), per esempio, possono essere particolarmente utili per tutti coloro che nelle proprie ricerche abbiano deciso di adottare un approccio di genere.
Internet permette anche di avere accesso e numerosi cataloghi online che, anzi, rischiano di essere fin troppi. Per semplificarci il lavoro, i bibliotecari hanno creato dei meta-cataloghi che raggruppano vari motori di ricerca su diversi livelli: Worldcat permette di cercare libri in biblioteche di diversi paesi; l’ACNP contiene le descrizioni bibliografiche delle pubblicazioni periodiche possedute da biblioteche dislocate su tutto il territorio nazionale5; l’OPAC SBN è invece un registro collettivo di quasi 4000 biblioteche italiane statali, di enti locali, universitarie, di enti pubblici e privati. Questi cataloghi sono molto efficaci e permettono la ricerca attraverso l’inserimento di diverse parole chiave. Cambiando la tipologia della prima e facendo variare le seconde sarà possibile identificare e localizzare libri diversi. Se poi avete la fortuna di conoscere una lingua straniera può esservi utile il catalogo della biblioteca di Karlsruhe (“KVK”) e sono disponibili anche delle guide dedicate alla ricerca bibliografica universitaria: in tedesco, per esempio, un libro di Winfriend Baumgart6 che potrà darvi tanti consigli e suggerimenti per trovare nuovi documenti.
Infine, prendete in considerazione l’idea di utilizzare tutte le risorse che vi sono messe a disposizione dalla vostra università o dalla vostra scuola. A seconda degli abbonamenti che le istituzioni decidono di sottoscrivere mutano le possibilità che vengono offerte alla vostra ricerca, ma utilizzando il loro motore di ricerca riuscirete sicuramente a trovare libri e articoli che potranno poi essere consultati in una biblioteca. Spesso le università si abbonano a enciclopedie come La grande Enciclopedia di Arti, Scienze, Tecniche, Lettere, Storia, Filosofia, Geografia, Musica, Diritto, Economia, Sport e Spettacolo della Zanichelli7 i cui approfondimenti, benché di stampo molto generale, sono scritti da veri specialisti e propongono spesso riferimenti bibliografici utili.

Le biblioteche e i loro scaffali

Se è vero che l’utilizzo dei cataloghi è molto efficace, non è comunque possibile pensare che possa sostituire una ricerca in biblioteca. Passeggiare tra gli scaffali, a volte, permette di trovare dei libri che con una semplice ricerca su Internet avremmo sicuramente ignorato. Può darsi che gli autori utilizzino per i loro titoli delle parole a cui noi non avremmo pensato e che la ricerca per parole chiave non li avrebbe quindi identificati. Osservare invece la classificazione fatta dai bibliotecari può essere molto utile, a maggior ragione nel caso in cui la biblioteca non disponga di un catalogo informatizzato.
Questa ricerca occasionale potrebbe abbinarsi ad una piccola sosta in una sala di ricerca bibliografica.

La bibliografia come strumento: lavoro e riflessione bibliografica

Una volta che sono state trattate le strategie per accrescere una bibliografia, quello che rimane è qualche grande questione relativa all’esercizio bibliografico: quella del suo uso, già menzionata; quella che riguarda le pratiche di lettura associate alla sua costituzione, a cui non ci si può sottrarre; e la questione, sempre spinosa, delle pratiche di suddivisione e classificazione che contribuiscono a fare di una bibliografia approssimativa una “buona” bibliografia – pensata, organizzata, strutturata.

La bibliografia è un lavoro continuativo

È una delle cose più importanti da non perdere mai di vista: il documento bibliografico si elabora durante tutto il percorso e accompagna in tempo reale l’avanzamento della ricerca, dalle prime letture effettuate alla redazione finale della tesi. Una bibliografia è in evoluzione costante: in questo senso esiste un lavoro bibliografico, diverso da quello che abbiamo chiamato, nella prima parte di questo articolo, “processo” e “documento bibliografico”. Possiamo definirlo lavoro dispendioso e ingrato, e consiste nell’aggiornare la bibliografia regolarmente, scartando i testi giudicati obsoleti e aggiungendo i titoli consultati più di recente, rivedendo la struttura d’insieme a seconda degli ultimi progressi. È da questo lavoro, di cui finirete per trovare voi stessi la cadenza più appropriata – quasi quotidiana, settimanale, bisettimanale … – che dipende l’utilizzo intellettuale della vostra bibliografia. Una bibliografia “aggiornata” – sostanzialmente quello in cui consiste il lavoro bibliografico – è una garanzia della buona condizione della ricerca in corso e spesso una bibliografia rimane “aperta” fino all’ultimo momento, quello del completamento e della consegna della tesi.

La bibliografia implica organizzare la lettura

Una delle questioni più angoscianti che uno studente o una studentessa deve affrontare più spesso è il doversi confrontare con l’enorme quantità di titoli che si suppone debba conoscere e padroneggiare: bisogna davvero leggere tutto, e soprattutto, come è possibile farlo e conoscere tutti i riferimenti che una bibliografia di spesso decine o centinaia di titoli contiene? Bisogna dirlo fin dall’inizio: la bibliografia di una tesi non ha l’obiettivo di essere esaustiva, ma risponde più che altro ad un lavoro di selezione, ad una pratica di individuazione e organizzazione delle letture che fanno riferimento ad un determinato tema o problematica. Dopo un solo anno di lavoro nessuno vi biasimerà se non avrete letto “tutto” sul vostro oggetto di ricerca: nella stragrande maggioranza dei casi è assolutamente impossibile.
E qual è il senso? Uno dei pregi del lavoro bibliografico è proprio organizzare delle serie intere di riferimenti e individuare i titoli più adatti a trattare un tema o a far avanzare la riflessione senza però ignorare completamente quelli che potrebbero apparire di minor interesse. In un primo tempo, quindi, la sua importanza sta nel saper distinguere l’essenziale dal superfluo, nell’andare dal generale al particolare, dalla migliore opera di sintesi all’articolo, pietra miliare di un tema, dalle opere di riferimento, agli articoli allegati o più specifici. E questo vuol dire, in un secondo tempo, adattare le vostre pratiche di lettura: non si legge una tesi come si fa con un articolo o un periodico e non si dedica ad un saggio generalista lo stesso tempo che si concede ad una riflessione corposa e ben informata su un aspetto importante dell’oggetto di studi. Il lavoro di lettura associato all’utilizzo della “letteratura secondaria” e alla costituzione di una bibliografia, infatti, deve coniugare diversi livelli differenti pratiche di lettura.

Noi qui ci accontenteremo di qualche consiglio di buon senso destinato ad evitare che gli studenti si possano lasciare sopraffare dalle letture da effettuare. La tesi è una prova di resistenza quindi, innanzitutto, è essenziale pianificare la lettura dei titoli che costituiranno la bibliografia: dedicare le prime settimane di lavoro ad una lettura sistematica e intensiva dei testi giudicati importanti è un buon modo per cominciare; lanciarsi in una maratona notturna delle letture rilevanti appena qualche giorno prima dell’inizio della redazione della tesi, invece, non è consigliabile. Infine, è cruciale saper adattare il proprio approccio ai riferimenti bibliografici in funzione della loro rispettiva importanza. Ci sono infiniti gradi di appropriazione dei testi: da una lettura approfondita, integrata da note dettagliate, ad una semplice manipolazione del lavoro, si può passare da una rapida lettura della quarta di copertina o dal riassunto di un articolo, dall’introduzione e dalla conclusione dell’opera od a una semplice recensione che potrà evitarci di sprecare troppe ore. In ogni caso non bisogna dimenticare che se l’esercizio bibliografico si basa essenzialmente sulle catalogazioni è perché non tutti i documenti che appaiono in bibliografia hanno la stessa rilevanza rispetto all’oggetto di studi: durante la ricerca o alla fine del lavoro potrebbe essere utile riprendere in mano i testi importanti, già letti in dettaglio, lasciando numerosi contributi secondari trattati solo di sfuggita.

La bibliografia è uno strumento intellettuale della ricerca

Quando avrete cominciato a reperire un grande numero di libri, la vostra bibliografia avrà le sembianze di un cumulo di titoli. Perché possa diventare uno strumento utile allo studio del vostro tema di ricerca, bisognerà necessariamente classificarla. La classificazione potrebbe essere definita così: evidenziare i principali temi affrontati dalla storiografia che si intrecciano al vostro oggetto di studi e classificarli in ordine di importanza. Si tratta di spostarsi dai temi più generali a quelli specifici del vostro oggetto di studio. Questo esercizio è particolarmente difficile ma, se fatto regolarmente, metterà in luce i vostri progressi nella ricerca.
Per farlo bisogna, fin dall’inizio, cominciare a riunire i titoli che sembrano trattare gli stessi argomenti. Qualche volta, il fatto che un’opera possa affrontarne diversi contemporaneamente potrebbe rendere il lavoro difficile. Bisogna allora che identifichiate quale è stato quello che durante le vostre ricerche vi ha aiutato di più: questa prima classificazione è necessaria, ma non sufficiente.
Una seconda e più metodica classificazione si renderà necessaria quando padroneggerete meglio il vostro oggetto di studio e potrete prenderne un po’ le distanze: a quel punto dovrete analizzarlo e trovare i differenti temi che lo compongono. Per esempio, se si lavora sul mecenatismo della Regina Margherita, è ovvio che si dovrà parlare del ruolo della Regina nell’ Etat royal, ma anche avere una vaga idea di che cosa sia il mecenatismo e avere dei libri sulle epistole dedicatorie, che costituiscono una fonte straordinaria. Dopo aver stilato questa lista, bisognerà classificare i differenti elementi.
Per riuscirci si può utilizzare un diagramma di flusso che raffiguri i differenti temi e la loro reciproca inclusione (vedi lo schema semplificato sottostante). Si può notare che per primi sono stati indicati dei temi generali, come il potere della regina, il mecenatismo e il ruolo ricoperto dall’autore nel XVI secolo. Ognuno di questi temi deriva da quello precedente. La regina ha dei poteri, uno di questi consiste nel farsi raffigurare (mecenatismo) e una delle raffigurazioni possibili passa attraverso la letteratura, questione che richiede allora di concentrarsi anche sul ruolo dell’autore nella società del XVI secolo. Si passa allora all’oggetto di studio che interseca questi tre temi generici: la Regina Margherita. All’interno di questo argomento ci saranno essenzialmente tre aspetti da sviluppare: le biografie della Regina Margherita, gli studi di casi sul suo mecenatismo e le lettere dedicatorie già analizzate dagli storici. Infine, si forniranno poi le indicazioni relative ai metodi che sono stati utilizzati per studiare le epistole.

Regina Margherita

“Suddivisione della bibliografia sulla Regina Margherita”

Di primo acchito questa classificazione potrebbe sembrare inutile, ma in realtà non lo è assolutamente. Facendola vi renderete conto che potreste aver tralasciato alcuni aspetti importanti della storiografia: potrebbe darsi che interrogandosi troppo sul ruolo della Regina nell’ Etat royal si sia trascurato il potere del Re, nonostante sia profondamente legato a quello della Regina. Non si potrà correggere l’errore solo perché è stata fatta la classificazione, ma questo esercizio sarà un ottimo stimolo per le ricerche.
Questo permette anche di comprendere come la storiografia abbia trattato il vostro tema di ricerca e potrebbe invogliarvi a trattare uno di quelli che sono stati trascurati: è stato proprio rendendosi conto che il mecenatismo della Regina Margherita era stato poco studiato che si è deciso di approfondirlo. Lo sguardo distanziato che l’osservazione della vostra bibliografia vi offre vi sarà molto utile quando dovrete redigere la vostra analisi della storiografia, ovvero illustrare quali libri siano stati i più utili alla redazione della tesi ed evidenziare i limiti degli studi precedenti. Se avete tracciato il piano di classificazione della vostra bibliografia in modo corretto potrete riutilizzarlo per strutturare la vostra riflessione storiografica, il che costituisce un contributo non trascurabile.
Se ben organizzata e utilizzata regolarmente, la bibliografia può essere una vera e propria risorsa operativa. La sua costruzione è difficile e richiede tempo, ma vi eviterà delle dimenticanze pericolose e vi darà una chiave di lettura sulla storia di come il vostro oggetto di studio è stato trattato dagli storici. Infine, i cambiamenti nel vostro piano organizzativo metteranno in luce i progressi della vostra riflessione: questo è importante e può essere all’origine di un futuro sviluppo della vostra tesi.

Linea di separazione
  1. Nella versione francese si fa invece riferimento alle collane Nouvelle Clio e Atlande. []
  2. Non inserita nella versione francese ma da tenere in considerazione per gli studenti italiani è anche la piattaforma Proquest. []
  3. Nella versione francese tra le riviste di storia e scienze sociali più famose sono state citate: «Annales HSS», «La Revue d’histoire moderne et contemporaine», «La revue historique», «Genèses», «Esprit», «Le Débat», «Actes de la recherche en sciences sociales».. []
  4. SIEFAR, Société internationale pour l’étude des femmes de l’ancien régime, URL : < http://siefar.org/ > [consultato il 29 settembre 2020]. []
  5. Nella versione francese viene fatto riferimento al portale CCFR che raggruppa i documenti delle biblioteche francesi, di quelle patrimoniali e di quelle municipali e al SUDOC che invece elenca i libri presenti all’interno delle biblioteche universitarie dell’intera Francia. []
  6. BAUMGART, Winfried, Bücherverzeichnis zur deutschen Geschichte. Hilfsmittel, München, Quellen, 2003. []
  7. Nella versione francese il riferimento è fatto all’Encyclopédie Universalis. []

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